Negli anni Trenta dell'Ottocento giungeva in Europa un nuovo flagello: il colera. Lo sviluppo dei traffici via mare e i progressi nella navigazione a vapore richiese maggiori controlli alla frontiera sanitaria e doganale marittima. Per difendersi dal mare non bastava più monitorare la circolazione delle informazioni e perfezionare le tecniche di prevenzione sanitaria adottata dalle varie nazioni. Nel 1836, mentre il colera colpiva Napoli, giunse da Parigi la proposta di una conferenza aperta agli stati del Mediterraneo sulla necessità di protocolli unici e condivisi in materia di sanità marittima nell'interesse del commercio e della salute delle popolazioni. Il go¬verno francese e per esso il segretario del Con¬siglio Superiore di Sanità si impegnò a ricercare le differenze fra i diversi metodi di trattamento sanitario usati in Europa. Così il ministro degli interni del Regno delle Due Sicilie ricevette una nota dal ministro di Francia con il progetto di un accordo tra gli stati cristiani che "circondavano il Mediterraneo onde regolare i sistemi e i rapporti sanitari vicendevoli". Questo primo tentativo di "europeizzazione sanitaria" non sortì, tuttavia, alcun effetto. Bisognerà attendere il 1851 per la prima Conferenza Sanitaria Internazionale. A quel tavolo furono invitati a partecipare dodici stati: Austria, Regno delle Due Sicilie, Spagna, Francia, Inghilterra, Grecia, Portogallo, Stato Pontificio, Russia, Sardegna Toscana e Turchia. Nel suo studio sul morbo asiatico Eugenia Tognotti ha già messo l'accento sui limiti di quel trattato più sensibile agli interessi commerciali che alle misure consigliate dai "contagionisti". L'obiettivo di questo mio intervento è approfondire il funzionamento del sistema sanitario marittimo prima e dopo la congiuntura epidemica; la risposta delle istituzioni sanitarie del Regno alla prima richiesta di omologazione sanitaria nel 1837; le ragioni che portarono a non ratificare il trattato di Parigi.
Per difendersi dal mare. Il Regno delle Due Sicilie al tempo del colera (1836-1857)
Raffaella Salvemini
2015
Abstract
Negli anni Trenta dell'Ottocento giungeva in Europa un nuovo flagello: il colera. Lo sviluppo dei traffici via mare e i progressi nella navigazione a vapore richiese maggiori controlli alla frontiera sanitaria e doganale marittima. Per difendersi dal mare non bastava più monitorare la circolazione delle informazioni e perfezionare le tecniche di prevenzione sanitaria adottata dalle varie nazioni. Nel 1836, mentre il colera colpiva Napoli, giunse da Parigi la proposta di una conferenza aperta agli stati del Mediterraneo sulla necessità di protocolli unici e condivisi in materia di sanità marittima nell'interesse del commercio e della salute delle popolazioni. Il go¬verno francese e per esso il segretario del Con¬siglio Superiore di Sanità si impegnò a ricercare le differenze fra i diversi metodi di trattamento sanitario usati in Europa. Così il ministro degli interni del Regno delle Due Sicilie ricevette una nota dal ministro di Francia con il progetto di un accordo tra gli stati cristiani che "circondavano il Mediterraneo onde regolare i sistemi e i rapporti sanitari vicendevoli". Questo primo tentativo di "europeizzazione sanitaria" non sortì, tuttavia, alcun effetto. Bisognerà attendere il 1851 per la prima Conferenza Sanitaria Internazionale. A quel tavolo furono invitati a partecipare dodici stati: Austria, Regno delle Due Sicilie, Spagna, Francia, Inghilterra, Grecia, Portogallo, Stato Pontificio, Russia, Sardegna Toscana e Turchia. Nel suo studio sul morbo asiatico Eugenia Tognotti ha già messo l'accento sui limiti di quel trattato più sensibile agli interessi commerciali che alle misure consigliate dai "contagionisti". L'obiettivo di questo mio intervento è approfondire il funzionamento del sistema sanitario marittimo prima e dopo la congiuntura epidemica; la risposta delle istituzioni sanitarie del Regno alla prima richiesta di omologazione sanitaria nel 1837; le ragioni che portarono a non ratificare il trattato di Parigi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.