Secondo Charles Darwin, Alexander von Humboldt (1769-1859) «è il più grande esploratore di tutti i tempi». In effetti, la sua vita, quasi centenaria, fu una vera avventura, sia scientifica che intellettuale. Dal 1799 al 1804 esplorò il bacino dell'Orinoco e del Rio Negro, la Cordigliera andina, il Messico e Cuba. Tornato in Europa pubblicò i dati fisici, naturalistici, economici e politici raccolti nel nuovo continente in Voyage aux régiones équinoxiales du Nouveau Continent, una monumentale opera con la quale gettò le basi delle moderne scienze naturali e dell'americanistica. Nel 1829, a sessant'anni, si spinse nella Russia asiatica, oltre gli Urali, fino alla frontiera con la Mongolia. Fu a Parigi nel primo anniversario della Rivoluzione Francese con Georg Forster, il compagno del capitano Cook, e, nonostante nutrisse simpatie repubblicane, fu ciambellano e confidente dei re di Prussia. Conobbe Federico il Grande, Napoleone e il presidente degli Stati Uniti Jefferson. Allievo di Werner, Heyne, Lichtenberg e Blumenbach, fu amico di Goethe, Schiller, Gay-Lussac, Volta, Arago, Gauss, von Buch e Liebig. Infine, la sua opera e il suo esempio di naturalista-esploratore contribuirono a far nascere in Darwin, Wallace, Haeckel e in molti altri scienziati di entrambi gli emisferi, l'amore per la scienza e per la ricerca naturalistica «sul campo». Nel 1845, ormai anziano, Humboldt inizierà la pubblicazione di Kosmos, «l'opera della mia vita» nella quale emerge, nella sua grandiosa unità cosmica, «tutto il mondo fisico, tutto ciò che sappiamo dei fenomeni celesti e terrestri, dalle nebulose fino alla distribuzione geografica del muschio che cresce sul granito». Un giorno Goethe disse che una settimana sui libri non equivaleva a un'ora di conversazione con Humboldt. Solo chi ha letto Humboldt può comprendere appieno e condividere questo entusiastico giudizio. Nella presente opera, l'autore lascia il più possibile parlare Humboldt e i suoi contemporanei. Pertanto gli essenziali interventi critico-biografici «fuori campo» hanno l'unica, ma necessaria funzione di collegare, spiegare e contestualizzare i vari testi raccolti, affinché la figura del grande scienziato-esploratore, oltre alla vivacità intrinsecamente legata al suo diretto rapporto con il lettore, possa acquisire profondità di campo e il giusto rilievo storico.

Alexander von Humboldt. Schizzo biografico "dal vivo"

Focher F
2009

Abstract

Secondo Charles Darwin, Alexander von Humboldt (1769-1859) «è il più grande esploratore di tutti i tempi». In effetti, la sua vita, quasi centenaria, fu una vera avventura, sia scientifica che intellettuale. Dal 1799 al 1804 esplorò il bacino dell'Orinoco e del Rio Negro, la Cordigliera andina, il Messico e Cuba. Tornato in Europa pubblicò i dati fisici, naturalistici, economici e politici raccolti nel nuovo continente in Voyage aux régiones équinoxiales du Nouveau Continent, una monumentale opera con la quale gettò le basi delle moderne scienze naturali e dell'americanistica. Nel 1829, a sessant'anni, si spinse nella Russia asiatica, oltre gli Urali, fino alla frontiera con la Mongolia. Fu a Parigi nel primo anniversario della Rivoluzione Francese con Georg Forster, il compagno del capitano Cook, e, nonostante nutrisse simpatie repubblicane, fu ciambellano e confidente dei re di Prussia. Conobbe Federico il Grande, Napoleone e il presidente degli Stati Uniti Jefferson. Allievo di Werner, Heyne, Lichtenberg e Blumenbach, fu amico di Goethe, Schiller, Gay-Lussac, Volta, Arago, Gauss, von Buch e Liebig. Infine, la sua opera e il suo esempio di naturalista-esploratore contribuirono a far nascere in Darwin, Wallace, Haeckel e in molti altri scienziati di entrambi gli emisferi, l'amore per la scienza e per la ricerca naturalistica «sul campo». Nel 1845, ormai anziano, Humboldt inizierà la pubblicazione di Kosmos, «l'opera della mia vita» nella quale emerge, nella sua grandiosa unità cosmica, «tutto il mondo fisico, tutto ciò che sappiamo dei fenomeni celesti e terrestri, dalle nebulose fino alla distribuzione geografica del muschio che cresce sul granito». Un giorno Goethe disse che una settimana sui libri non equivaleva a un'ora di conversazione con Humboldt. Solo chi ha letto Humboldt può comprendere appieno e condividere questo entusiastico giudizio. Nella presente opera, l'autore lascia il più possibile parlare Humboldt e i suoi contemporanei. Pertanto gli essenziali interventi critico-biografici «fuori campo» hanno l'unica, ma necessaria funzione di collegare, spiegare e contestualizzare i vari testi raccolti, affinché la figura del grande scienziato-esploratore, oltre alla vivacità intrinsecamente legata al suo diretto rapporto con il lettore, possa acquisire profondità di campo e il giusto rilievo storico.
2009
Istituto di Genetica Molecolare "Luigi Luca Cavalli Sforza"
9788863360677
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/129823
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