Il titolo del convegno appare sicuramente provocatorio e sembrerebbe contrastare con il sottotitolo. Espressione frequente nei documenti iberici di epoca moderna, "Contra Moros y Turcos" è essenzialmente una provocazione nei confronti di noi stessi: parlare, infatti, sic et simpliciter, di "politiche e sistemi di difesa negli Stati dell'Europa mediterranea", avrebbe accentuato un atteggiamento vittimistico, facendo dimenticare la politica espansionistica della Monarchia spagnola. Il titolo nel suo insieme ripropone, quindi, una contrapposizione che si è protratta per gran parte dell'età moderna ma passa dal chiaro contrasto tra le due sponde del Mediterraneo, fra Cristianità e Islam, alle misure difensive contro il nemico, segnando una frontiera che va conosciuta, studiata e discussa. «L'Oriente è l'Oriente e l'Occidente è l'Occidente, ed essi non s'incontreranno mai», afferma Kipling, grande esaltatore dell'Impero britannico, nel verso iniziale de La Ballata dell'Oriente e dell'Occidente. Tralasciando la questione della tolleranza -che tuttavia non vi fu neanche nella Spagna medioevale, come ben insegna Manuel González Jiménez-, sarebbe politicamente corretto parlare di dialogo e di incontro, ma ammettere una situazione di aperto contrasto per due schieramenti, che si osteggiarono in scontri bellici veri e propri e con reciproche azioni di corsa, legittimate dai rispettivi governi, significa poter iniziare a conoscere anche un mondo di frontiera, di rinnegati e di abbandono o semplicemente di realtà periferica, dove il contrasto si rende paradossalmente più flebile, più umano, meno ideologico per necessità di convivenza o semplicemente per pura convenienza. Solo conoscendo questa permeabile fascia di frontiera si può tentare di avviare un vero dialogo con l'altra parte del Mediterraneo. E allora, anche se con le dovute cautele, perché comunque certe posizioni «ebbero l'obiettiva funzione non solo di servire a una ridefinizione del concetto di Occidente e del relativo immaginario, ma anche di servir da veicolo magari nobilitante se non giustificante per una quantità di imprese colonialistiche»2, si può riprendere il verso finale della ballata di Kipling: «Ma non esistono né Oriente né Occidente né confine né razza né luogo di nascita quando due uomini forti si incontrano». E a questa "forza" ognuno può dare il significato che preferisce. Ancora, per usare le parole, forse meno discusse, di Jorge Luis Borges, possiamo affermare: "El otro, el mismo", "L'altro, lo stesso". Ed il convegno, partendo appunto da un aperto contrasto e da un atteggiamento difensivo, può diventare occasione di dibattito su questioni riguardanti il periodo moderno ma oggi più che mai attuali. Studiare i sistemi difensivi della Monarchia spagnola significa entrare a contatto con tutto un mondo di frontiera con le sue caratteristiche e le sue sfumature, che va studiato "sulla frontiera" per recepirne il vissuto e al contempo mantenere la distanza necessaria per individuare i legami con le altre realtà. Il convegno per l'appunto si è tenuto nelle coste sud-est e orientale della Sardegna, terra di frontiera nel Mediterraneo, grazie all'ospitalità garantita dalla Provincia di Cagliari, dall'Area Marina Protetta di Capo Carbonara (Villasimius) e dal Comune di Baunei, in due significative sedi del sistema difensivo sardo: Villasimius e Santa Maria Navarrese. L'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea del CNR ha una tradizione di studi sul Mediterraneo medioevale ma solo recentemente si è aperto cronologicamente all'età moderna e contemporanea e questo convegno, inserito fra le attività del modulo omonimo della commessa del Dipartimento di Patrimonio Culturale dal titolo Alle origini dell'Europa mediterranea: gli Ordini religioso-cavallereschi, costituisce una delle prime iniziative in tal senso. Realizzato in collaborazione con il Corso di Dottorato in Storia Moderna e Contemporanea e il Dipartimento di Studi Storici, Geografici ed Artistici dell'Università di Cagliari, il convegno, tenutosi dal 20 al 24 settembre 2005, si è articolato in più sessioni che si sono sviluppate con una certa omogeneità di tematiche. Alle sessioni di Storia, che hanno avuto come cornice l'Area Marina Protetta di Villasimius, hanno partecipato gli studiosi provenienti da università ed Enti di ricerca dei Paesi appartenenti un tempo ai regni di Granada, Valenza, Baleari, Napoli, Sardegna, enclaves africane, presidi toscani che, unitamente agli studiosi di Istanbul e di area francese, si sono confrontati sul tema. La sede di Santa Maria Navarrese ha ospitato le sessioni multidisciplinari -focalizzate sullo studio tipologico-architettonico, sul restauro, sulla valorizzazione delle piazzeforti e delle torri costiere- alle quali hanno partecipato ingegneri, architetti, archeologi, registi multimediali ed esperti in politiche di sviluppo turistico. La Provincia di Cagliari, l'Ente Gestore dell'Area Marina Protetta di Capo Carbonara di Villasimius ed il Comune di Baunei, che ci hanno ospitato in quei giorni, lavorano proprio in tal senso, promuovendo una valorizzazione del territorio che non sia solo turistico-ambientale ma anche culturale di qualità. Un approccio multidisciplinare diverso dai soliti, quindi, che vede l'inserimento di una relazione di genetica delle popolazioni, per esempio, ad indicare modalità nuove di valorizzazione del territorio e del Comune di Baunei. Una politica di valorizzazione culturale nel senso più completo e più ampio del termine, non solo mediante il coinvolgimento in un convegno come questo ma anche attraverso la partecipazione attiva della popolazione tutta ad un progetto di mappatura genetica. Ed in tal senso sarà sicuramente interessante scoprire nei prossimi anni in che misura tale popolazione di confine subì mutazioni genetiche oppure riuscì a mantenere il suo isolamento. Sicuramente interessante, infine, appare la proposta di utilizzo dello spazio della fortificazione costiera come sede di museo multimediale, per far sì che la torre, esaurita da tempo la sua funzione difensiva, si riproponga come sistema e possa veicolare informazioni su se stessa e sul proprio territorio e costituire un elemento di connessione verso l'altra riva del Mediterraneo. A tal proposito, stimolati dagli interventi nelle giornate del convegno, l'ISEMCNR e la Società Atalaya, promuovono il progetto Torri Multimediali, che si spera possa trovare un'applicazione pratica quanto prima. Ben lungi dal considerarsi un convegno conclusivo, è stata invece una buona occasione per fare il punto sulla situazione, evidenziando che c'era ancora tanto lavoro da fare per stabilire i caratteri dei modelli difensivi creati dalla Monarchia spagnola nei secoli dell'Età Moderna, soprattutto se si lavora in équipe mediante accordi e progetti internazionali. Sperando in nuove future collaborazioni, i curatori di questi atti ringraziano la Presidenza della Provincia di Cagliari, l'Ente Gestore dell'Area Marina Protetta di Capo Carbonara (Villasimius) ed il Comune di Baunei per l'ospitalità, la Fondazione Banco di Sardegna, la Presidenza del Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna e ancora la Presidenza della Provincia di Cagliari per aver finanziato la pubblicazione di questi atti.

Contra Moros y Turcos. Politiche e sistemi di difesa degli Stati mediterranei della Corona di Spagna in Età Moderna, Atti del Convegno Internazionale (settembre 2005), a cura di B. ANATRA, M.G. MELE, G. MURGIA, G. SERRELI, Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea, Cagliari 2008 (Collana Europa e Mediterraneo. Storia e immagini di una comunità internazionale 17/2008)

MELE MARIA GRAZIA;SERRELI GIOVANNI
2008

Abstract

Il titolo del convegno appare sicuramente provocatorio e sembrerebbe contrastare con il sottotitolo. Espressione frequente nei documenti iberici di epoca moderna, "Contra Moros y Turcos" è essenzialmente una provocazione nei confronti di noi stessi: parlare, infatti, sic et simpliciter, di "politiche e sistemi di difesa negli Stati dell'Europa mediterranea", avrebbe accentuato un atteggiamento vittimistico, facendo dimenticare la politica espansionistica della Monarchia spagnola. Il titolo nel suo insieme ripropone, quindi, una contrapposizione che si è protratta per gran parte dell'età moderna ma passa dal chiaro contrasto tra le due sponde del Mediterraneo, fra Cristianità e Islam, alle misure difensive contro il nemico, segnando una frontiera che va conosciuta, studiata e discussa. «L'Oriente è l'Oriente e l'Occidente è l'Occidente, ed essi non s'incontreranno mai», afferma Kipling, grande esaltatore dell'Impero britannico, nel verso iniziale de La Ballata dell'Oriente e dell'Occidente. Tralasciando la questione della tolleranza -che tuttavia non vi fu neanche nella Spagna medioevale, come ben insegna Manuel González Jiménez-, sarebbe politicamente corretto parlare di dialogo e di incontro, ma ammettere una situazione di aperto contrasto per due schieramenti, che si osteggiarono in scontri bellici veri e propri e con reciproche azioni di corsa, legittimate dai rispettivi governi, significa poter iniziare a conoscere anche un mondo di frontiera, di rinnegati e di abbandono o semplicemente di realtà periferica, dove il contrasto si rende paradossalmente più flebile, più umano, meno ideologico per necessità di convivenza o semplicemente per pura convenienza. Solo conoscendo questa permeabile fascia di frontiera si può tentare di avviare un vero dialogo con l'altra parte del Mediterraneo. E allora, anche se con le dovute cautele, perché comunque certe posizioni «ebbero l'obiettiva funzione non solo di servire a una ridefinizione del concetto di Occidente e del relativo immaginario, ma anche di servir da veicolo magari nobilitante se non giustificante per una quantità di imprese colonialistiche»2, si può riprendere il verso finale della ballata di Kipling: «Ma non esistono né Oriente né Occidente né confine né razza né luogo di nascita quando due uomini forti si incontrano». E a questa "forza" ognuno può dare il significato che preferisce. Ancora, per usare le parole, forse meno discusse, di Jorge Luis Borges, possiamo affermare: "El otro, el mismo", "L'altro, lo stesso". Ed il convegno, partendo appunto da un aperto contrasto e da un atteggiamento difensivo, può diventare occasione di dibattito su questioni riguardanti il periodo moderno ma oggi più che mai attuali. Studiare i sistemi difensivi della Monarchia spagnola significa entrare a contatto con tutto un mondo di frontiera con le sue caratteristiche e le sue sfumature, che va studiato "sulla frontiera" per recepirne il vissuto e al contempo mantenere la distanza necessaria per individuare i legami con le altre realtà. Il convegno per l'appunto si è tenuto nelle coste sud-est e orientale della Sardegna, terra di frontiera nel Mediterraneo, grazie all'ospitalità garantita dalla Provincia di Cagliari, dall'Area Marina Protetta di Capo Carbonara (Villasimius) e dal Comune di Baunei, in due significative sedi del sistema difensivo sardo: Villasimius e Santa Maria Navarrese. L'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea del CNR ha una tradizione di studi sul Mediterraneo medioevale ma solo recentemente si è aperto cronologicamente all'età moderna e contemporanea e questo convegno, inserito fra le attività del modulo omonimo della commessa del Dipartimento di Patrimonio Culturale dal titolo Alle origini dell'Europa mediterranea: gli Ordini religioso-cavallereschi, costituisce una delle prime iniziative in tal senso. Realizzato in collaborazione con il Corso di Dottorato in Storia Moderna e Contemporanea e il Dipartimento di Studi Storici, Geografici ed Artistici dell'Università di Cagliari, il convegno, tenutosi dal 20 al 24 settembre 2005, si è articolato in più sessioni che si sono sviluppate con una certa omogeneità di tematiche. Alle sessioni di Storia, che hanno avuto come cornice l'Area Marina Protetta di Villasimius, hanno partecipato gli studiosi provenienti da università ed Enti di ricerca dei Paesi appartenenti un tempo ai regni di Granada, Valenza, Baleari, Napoli, Sardegna, enclaves africane, presidi toscani che, unitamente agli studiosi di Istanbul e di area francese, si sono confrontati sul tema. La sede di Santa Maria Navarrese ha ospitato le sessioni multidisciplinari -focalizzate sullo studio tipologico-architettonico, sul restauro, sulla valorizzazione delle piazzeforti e delle torri costiere- alle quali hanno partecipato ingegneri, architetti, archeologi, registi multimediali ed esperti in politiche di sviluppo turistico. La Provincia di Cagliari, l'Ente Gestore dell'Area Marina Protetta di Capo Carbonara di Villasimius ed il Comune di Baunei, che ci hanno ospitato in quei giorni, lavorano proprio in tal senso, promuovendo una valorizzazione del territorio che non sia solo turistico-ambientale ma anche culturale di qualità. Un approccio multidisciplinare diverso dai soliti, quindi, che vede l'inserimento di una relazione di genetica delle popolazioni, per esempio, ad indicare modalità nuove di valorizzazione del territorio e del Comune di Baunei. Una politica di valorizzazione culturale nel senso più completo e più ampio del termine, non solo mediante il coinvolgimento in un convegno come questo ma anche attraverso la partecipazione attiva della popolazione tutta ad un progetto di mappatura genetica. Ed in tal senso sarà sicuramente interessante scoprire nei prossimi anni in che misura tale popolazione di confine subì mutazioni genetiche oppure riuscì a mantenere il suo isolamento. Sicuramente interessante, infine, appare la proposta di utilizzo dello spazio della fortificazione costiera come sede di museo multimediale, per far sì che la torre, esaurita da tempo la sua funzione difensiva, si riproponga come sistema e possa veicolare informazioni su se stessa e sul proprio territorio e costituire un elemento di connessione verso l'altra riva del Mediterraneo. A tal proposito, stimolati dagli interventi nelle giornate del convegno, l'ISEMCNR e la Società Atalaya, promuovono il progetto Torri Multimediali, che si spera possa trovare un'applicazione pratica quanto prima. Ben lungi dal considerarsi un convegno conclusivo, è stata invece una buona occasione per fare il punto sulla situazione, evidenziando che c'era ancora tanto lavoro da fare per stabilire i caratteri dei modelli difensivi creati dalla Monarchia spagnola nei secoli dell'Età Moderna, soprattutto se si lavora in équipe mediante accordi e progetti internazionali. Sperando in nuove future collaborazioni, i curatori di questi atti ringraziano la Presidenza della Provincia di Cagliari, l'Ente Gestore dell'Area Marina Protetta di Capo Carbonara (Villasimius) ed il Comune di Baunei per l'ospitalità, la Fondazione Banco di Sardegna, la Presidenza del Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna e ancora la Presidenza della Provincia di Cagliari per aver finanziato la pubblicazione di questi atti.
2008
Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea - ISEM
978-88-89978-77-1
Mediterraneo
difesa
Età Moderna
Corona di Spagna
Impero Turco
Regno di Sardegna
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/147040
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