Rapporto Interno IMAMOTER No. 16/2007. Pubblicazione disponibile presso la biblioteca IMAMOTER Relazione sull'attività svolta nel corso del PRIMO anno del progetto finanziato dal Sevizio di Sviluppo Agricolo della Regione Piemonte (di cui alla Convenzione Operativa sottoscritta il 20 Novembre 2006) La progressiva tendenza alla specializzazione che interessa le aziende agricole ha determinato la concentrazione della produzione di sostanza organica proveniente da allevamenti in alcune aree specifiche, in cui assumono rilievo gli effetti deleteri sull'ambiente dell'eccesso di nutrienti, in particolare l'azoto, apportati al terreno agrario. Al tempo stesso in altre zone l'abbandono, talvolta la completa scomparsa, dell'allevamento, determina la riduzione, oppure la scomparsa, delle pratiche di fertilizzazione organica, determinando un progressivo e continuo impoverimento del contenuto di sostanza organica nel terreno. Nel territorio piemontese queste due aree hanno una delimitazione precisa. L'allevamento è particolarmente diffuso nella pianura compresa tra Cuneo e Torino. Tra i terreni per i quali la riduzione del contenuto di sostanza organica è particolarmente evidente si possono annoverare le zone collinari del sud del Piemonte dove prevalgono la coltivazione della vite e della nocciola. Questi due "distretti" distano tra di loro circa 50 km. Nelle aree a vocazione zootecnica assume notevole importanza l'allevamento suino. La tipologia di allevamento prevalente prevede che le deiezioni siano gestite come liquami e distribuiti sul terreno mediante spandimento come fertilizzanti in considerazione del loro contenuto in elementi nutritivi, in particolare di azoto. La legislazione in applicazione di disposizione dell'Unione Europea per la tutela dell'ambiente prevede un limite alla quantità di azoto, e quindi di liquame, che è possibile distribuire sui terreni a destinazione agricola. I limiti sono ulteriormente ridotti per i terreni che ricadono all'interno di zone suscettibili per le loro caratteristiche pedologiche ed idrologiche all'inquinamento da nitrati. Accade che un numero non trascurabile di allevamenti suini siano collocati, oppure utilizzino terreni per lo spandimento, all'interno di tali zone vulnerabili da nitrati di origine agricola, dove l'apporto massimo di azoto consentito alle culture è ridotto a 170 kg/ha per anno. Molti allevamenti hanno quindi una produzione di azoto da liquami superiore alla quantità che può essere complessivamente distribuita sui terreni disponibili a questo scopo. La maggior parte delle aziende risolve questo deficit di terreno rispetto alla produzione di liquame procurandosi mediante l'affitto e l'asservimento ulteriori superficie utili allo spandimento. L'elevato numero di allevamenti che nel tempo hanno adottato questa strategia e la loro concentrazione in un'area limitata del territorio regionale hanno determinato il progressivo incremento del costo d'uso (canone di affitto o di asservimento) dei terreni agricoli precludendo ad imprenditori agricoli diversi dagli allevatori l'accesso a questa risorsa. Alcuni allevamenti, in particolare quelli di maggior dimensione, che hanno difficoltà a reperire le grandi superfici di terreno, nell'ordine delle centinaia di ettari, necessario per eseguire lo spandimento del liquame ricorrono a sistemi di trattamento degli effluenti. I sistemi di trattamento che trovano applicazione negli allevamenti suini possono essere di depurazione vera e propria, quindi con scarico del liquido trattato in corpi idrici superficiali, oppure di abbattimento del contenuto di azoto. Quest'ultima strategia prevede, mediante tecnologie diverse, la riduzione della quantità di azoto contenuta nel liquido in uscita dall'impianto, che rimane quindi un liquame di origine zootecnica. Questo materiale è destinato allo spandimento, ma, considerato che il contenuto in azoto è inferiore rispetto al liquame di partenza, la superficie agricola richiesta per l'operazione è minore. La tecnica più semplice che può essere adottata per il trattamento dei liquami è la separazione della frazione solida da quella liquida del liquame. Il processo è realizzato mediante delle macchine che eseguono l'operazione utilizzando diversi procedimenti, con efficienza e costi differenti. La separazione della frazione solida precede sempre i processi di depurazione e trattamento per consentire il regolare svolgimento del processo. Il vantaggio della separazione della frazione solida, con un maggior contenuto in sostanza organica ed azoto organico per unità di volume, risiede nella possibilità di essere più facilmente ed economicamente trasportato a distanze maggiori della frazione liquida, e di poter esser facilmente stoccato per un utilizzo successivo. La frazione liquida, priva dei solidi sospesi di maggior dimensione, può essere in questo modo utilizzata per la fertirrigazione sui terreni circostanti il centro aziendale. Nelle aree collinari a forte specializzazione viticola e corilicola le aziende, per contrastare il progressivo impoverimento di sostanza organica e garantire alle colture una quota di elementi nutritivi a disponibilità differita ricorrono all'acquisto di letame bovino oppure di prodotti compostati di diversa origine, entrambi di provenienza esterna alla zona in cui vengono utilizzati. In alternativa si fa ricorso preparati industriali in cui sono presenti matrici organiche a lenta cessione di elementi nutritivi. Nelle aree collinari la sostanza organica del terreno gioca un ruolo fondamentale oltreché nella nutrizione delle colture anche nel miglioramento delle caratteristiche fisiche del suolo. Essa, infatti, favorisce l'aggregazione delle particelle del terreno riducendo la suscettibilità all'erosione del suolo

Rapporto Interno IMAMOTER No. 16/2007. SOSTANZA ORGANICA DAI REFLUI SUINI PER PRODUZIONI DI QUALITÀ

Cavallo Eugenio
2007

Abstract

Rapporto Interno IMAMOTER No. 16/2007. Pubblicazione disponibile presso la biblioteca IMAMOTER Relazione sull'attività svolta nel corso del PRIMO anno del progetto finanziato dal Sevizio di Sviluppo Agricolo della Regione Piemonte (di cui alla Convenzione Operativa sottoscritta il 20 Novembre 2006) La progressiva tendenza alla specializzazione che interessa le aziende agricole ha determinato la concentrazione della produzione di sostanza organica proveniente da allevamenti in alcune aree specifiche, in cui assumono rilievo gli effetti deleteri sull'ambiente dell'eccesso di nutrienti, in particolare l'azoto, apportati al terreno agrario. Al tempo stesso in altre zone l'abbandono, talvolta la completa scomparsa, dell'allevamento, determina la riduzione, oppure la scomparsa, delle pratiche di fertilizzazione organica, determinando un progressivo e continuo impoverimento del contenuto di sostanza organica nel terreno. Nel territorio piemontese queste due aree hanno una delimitazione precisa. L'allevamento è particolarmente diffuso nella pianura compresa tra Cuneo e Torino. Tra i terreni per i quali la riduzione del contenuto di sostanza organica è particolarmente evidente si possono annoverare le zone collinari del sud del Piemonte dove prevalgono la coltivazione della vite e della nocciola. Questi due "distretti" distano tra di loro circa 50 km. Nelle aree a vocazione zootecnica assume notevole importanza l'allevamento suino. La tipologia di allevamento prevalente prevede che le deiezioni siano gestite come liquami e distribuiti sul terreno mediante spandimento come fertilizzanti in considerazione del loro contenuto in elementi nutritivi, in particolare di azoto. La legislazione in applicazione di disposizione dell'Unione Europea per la tutela dell'ambiente prevede un limite alla quantità di azoto, e quindi di liquame, che è possibile distribuire sui terreni a destinazione agricola. I limiti sono ulteriormente ridotti per i terreni che ricadono all'interno di zone suscettibili per le loro caratteristiche pedologiche ed idrologiche all'inquinamento da nitrati. Accade che un numero non trascurabile di allevamenti suini siano collocati, oppure utilizzino terreni per lo spandimento, all'interno di tali zone vulnerabili da nitrati di origine agricola, dove l'apporto massimo di azoto consentito alle culture è ridotto a 170 kg/ha per anno. Molti allevamenti hanno quindi una produzione di azoto da liquami superiore alla quantità che può essere complessivamente distribuita sui terreni disponibili a questo scopo. La maggior parte delle aziende risolve questo deficit di terreno rispetto alla produzione di liquame procurandosi mediante l'affitto e l'asservimento ulteriori superficie utili allo spandimento. L'elevato numero di allevamenti che nel tempo hanno adottato questa strategia e la loro concentrazione in un'area limitata del territorio regionale hanno determinato il progressivo incremento del costo d'uso (canone di affitto o di asservimento) dei terreni agricoli precludendo ad imprenditori agricoli diversi dagli allevatori l'accesso a questa risorsa. Alcuni allevamenti, in particolare quelli di maggior dimensione, che hanno difficoltà a reperire le grandi superfici di terreno, nell'ordine delle centinaia di ettari, necessario per eseguire lo spandimento del liquame ricorrono a sistemi di trattamento degli effluenti. I sistemi di trattamento che trovano applicazione negli allevamenti suini possono essere di depurazione vera e propria, quindi con scarico del liquido trattato in corpi idrici superficiali, oppure di abbattimento del contenuto di azoto. Quest'ultima strategia prevede, mediante tecnologie diverse, la riduzione della quantità di azoto contenuta nel liquido in uscita dall'impianto, che rimane quindi un liquame di origine zootecnica. Questo materiale è destinato allo spandimento, ma, considerato che il contenuto in azoto è inferiore rispetto al liquame di partenza, la superficie agricola richiesta per l'operazione è minore. La tecnica più semplice che può essere adottata per il trattamento dei liquami è la separazione della frazione solida da quella liquida del liquame. Il processo è realizzato mediante delle macchine che eseguono l'operazione utilizzando diversi procedimenti, con efficienza e costi differenti. La separazione della frazione solida precede sempre i processi di depurazione e trattamento per consentire il regolare svolgimento del processo. Il vantaggio della separazione della frazione solida, con un maggior contenuto in sostanza organica ed azoto organico per unità di volume, risiede nella possibilità di essere più facilmente ed economicamente trasportato a distanze maggiori della frazione liquida, e di poter esser facilmente stoccato per un utilizzo successivo. La frazione liquida, priva dei solidi sospesi di maggior dimensione, può essere in questo modo utilizzata per la fertirrigazione sui terreni circostanti il centro aziendale. Nelle aree collinari a forte specializzazione viticola e corilicola le aziende, per contrastare il progressivo impoverimento di sostanza organica e garantire alle colture una quota di elementi nutritivi a disponibilità differita ricorrono all'acquisto di letame bovino oppure di prodotti compostati di diversa origine, entrambi di provenienza esterna alla zona in cui vengono utilizzati. In alternativa si fa ricorso preparati industriali in cui sono presenti matrici organiche a lenta cessione di elementi nutritivi. Nelle aree collinari la sostanza organica del terreno gioca un ruolo fondamentale oltreché nella nutrizione delle colture anche nel miglioramento delle caratteristiche fisiche del suolo. Essa, infatti, favorisce l'aggregazione delle particelle del terreno riducendo la suscettibilità all'erosione del suolo
2007
Istituto per le Macchine Agricole e Movimento Terra - IMAMOTER - Sede Ferrara
Istituto per le Macchine Agricole e Movimento Terra - IMAMOTER - Sede Ferrara
sostanza organica
allevamento
inquinamento
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