Dal punto di vista della competitività dell'economia regionale in termini di prezzo la ricerca evidenzia una situazione non particolarmente negativa: le imprese piemontesi esportando in maniera preponderante all'interno dell'Unione Europea sono state poco toccate dall'apprezzamento dell'euro sul dollaro, mentre più marcata è stata la dinamica dei prezzi interni che ha visto per il Piemonte un tasso di inflazione superiore ad altre regioni. Nel complesso quindi la competitività del Piemonte è relativamente migliore delle altre regioni italiane. Più preoccupanti sono invece taluni segnali che arrivano dalle analisi degli input che condizionano la competitività non di prezzo: infatti se il Piemonte resta una delle poche regioni italiane che si confrontano positivamente con l'Europa in termini di spesa in R&S, non si può non tener conto del fatto che tali risultati sono dovuti esclusivamente alla componente industriale, in particolare alle grandi imprese, e che comunque tale peso presenta un trend storico declinante. Per capire se le grandi imprese possono ancora costituire l'ossatura portante dello sviluppo industriale piemontese e se l'industria regionale mantiene ancora quei fattori che storicamente ne hanno determinato la forza competitiva si è utilizzata la metodologia delle analisi dei bilanci aziendali. Innanzitutto dall'elaborazione degli stati patrimoniali e dai conti economici delle imprese localizzate in alcune regioni europee altamente industrializzate e confrontabili con il Piemonte, quali Baden-Württemberg, Rhône-Alpes, Catalogna e West Midlands, nonché per l'Italia la Lombardia, l'Emilia-Romagna e il Veneto, è possibile estrarre alcuni indicatori che sinteticamente possono evidenziare la capacità di performance sia su base temporale che spaziale. In secondo luogo mediante l'applicazione della metodologia del rating tecnico è stato possibile misure il grado di affidabilità finanziaria, secondo i criteri e i parametri di Basilea 2, delle imprese manifatturiere del Piemonte confrontate in questo caso con le regioni italiane maggiormente industrializzate. Il quadro che emerge si compone di alcune luci e di molte ombre. Il Piemonte soffre più delle altre regioni, ma non tutto il Piemonte soffre. Le luci fanno riferimento soprattutto all'aspetto dimensionale. La piccola e media impresa si posiziona meglio rispetto alle pari dimensionate europee e italiane in termini di performance e di affidabilità finanziaria. Le ombre riguardano, invece, i comparti industriali. I settori in cui la nostra regione eccelle nel confronto europeo sono unicamente la lavorazione di minerali non metalliferi, l'abbigliamento e l'alimentare (complessivamente il 18% del fatturato) e a livello italiano si può aggiungere il legno e mobile, mentre tra i settori che subiscono maggiormente l'attuale pressione competitiva non troviamo solo l'auto (n.b. Fiat Auto non è stata considerata nel campione) e il tessile, ma anche la meccanica strumentale, le macchine elettriche, carta e stampa, gomma e plastica, informatica. Complessivamente il Piemonte riporta risultati inferiori e in consistente peggioramento rispetto a tutte le altre regioni analizzate. Infatti, nel 1999 solo nei confronti della regione di Manchester e del Veneto, il Piemonte manifestava una sostanziale inferiorità degli indici di produttività e di redditività, mentre Baden-Wuttemberg e Rhône-Alpes evidenziavano risultati sensibilmente inferiori. Allo stato attuale, a favore del Piemonte permane un leggero vantaggio competitivo solo nei confronti della regione transalpina in termini di produttività del lavoro e di redditività lorda delle vendite, sebbene le distanze con questa regione si siano praticamente annullate rispetto al 1999. I gap maggiori riguardano soprattutto le altre regioni europee come West Midlands e Baden- Württemberg, piuttosto che le altre regioni italiane. L'analisi del grado di affidabilità finanziaria conferma la situazione appena descritta con una particolare sottolineatura. Se numericamente le imprese piemontesi che registrano un basso grado di affidabilità (14,0%) si allineano percentualmente alle altre regioni italiane (13,6%), tuttavia, in termini di fatturato esse rappresentano il 24,5% dell'industria manifatturiera regionale rispetto al 14,7% di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Anche in questo contesto di analisi, comunque, le PMI piemontesi si comportano meglio delle pari dimensionate del campione di confronto.

Competitività e sviluppo dell'economia piemontese

Rolfo S;Calabrese G;Vitali G
2005

Abstract

Dal punto di vista della competitività dell'economia regionale in termini di prezzo la ricerca evidenzia una situazione non particolarmente negativa: le imprese piemontesi esportando in maniera preponderante all'interno dell'Unione Europea sono state poco toccate dall'apprezzamento dell'euro sul dollaro, mentre più marcata è stata la dinamica dei prezzi interni che ha visto per il Piemonte un tasso di inflazione superiore ad altre regioni. Nel complesso quindi la competitività del Piemonte è relativamente migliore delle altre regioni italiane. Più preoccupanti sono invece taluni segnali che arrivano dalle analisi degli input che condizionano la competitività non di prezzo: infatti se il Piemonte resta una delle poche regioni italiane che si confrontano positivamente con l'Europa in termini di spesa in R&S, non si può non tener conto del fatto che tali risultati sono dovuti esclusivamente alla componente industriale, in particolare alle grandi imprese, e che comunque tale peso presenta un trend storico declinante. Per capire se le grandi imprese possono ancora costituire l'ossatura portante dello sviluppo industriale piemontese e se l'industria regionale mantiene ancora quei fattori che storicamente ne hanno determinato la forza competitiva si è utilizzata la metodologia delle analisi dei bilanci aziendali. Innanzitutto dall'elaborazione degli stati patrimoniali e dai conti economici delle imprese localizzate in alcune regioni europee altamente industrializzate e confrontabili con il Piemonte, quali Baden-Württemberg, Rhône-Alpes, Catalogna e West Midlands, nonché per l'Italia la Lombardia, l'Emilia-Romagna e il Veneto, è possibile estrarre alcuni indicatori che sinteticamente possono evidenziare la capacità di performance sia su base temporale che spaziale. In secondo luogo mediante l'applicazione della metodologia del rating tecnico è stato possibile misure il grado di affidabilità finanziaria, secondo i criteri e i parametri di Basilea 2, delle imprese manifatturiere del Piemonte confrontate in questo caso con le regioni italiane maggiormente industrializzate. Il quadro che emerge si compone di alcune luci e di molte ombre. Il Piemonte soffre più delle altre regioni, ma non tutto il Piemonte soffre. Le luci fanno riferimento soprattutto all'aspetto dimensionale. La piccola e media impresa si posiziona meglio rispetto alle pari dimensionate europee e italiane in termini di performance e di affidabilità finanziaria. Le ombre riguardano, invece, i comparti industriali. I settori in cui la nostra regione eccelle nel confronto europeo sono unicamente la lavorazione di minerali non metalliferi, l'abbigliamento e l'alimentare (complessivamente il 18% del fatturato) e a livello italiano si può aggiungere il legno e mobile, mentre tra i settori che subiscono maggiormente l'attuale pressione competitiva non troviamo solo l'auto (n.b. Fiat Auto non è stata considerata nel campione) e il tessile, ma anche la meccanica strumentale, le macchine elettriche, carta e stampa, gomma e plastica, informatica. Complessivamente il Piemonte riporta risultati inferiori e in consistente peggioramento rispetto a tutte le altre regioni analizzate. Infatti, nel 1999 solo nei confronti della regione di Manchester e del Veneto, il Piemonte manifestava una sostanziale inferiorità degli indici di produttività e di redditività, mentre Baden-Wuttemberg e Rhône-Alpes evidenziavano risultati sensibilmente inferiori. Allo stato attuale, a favore del Piemonte permane un leggero vantaggio competitivo solo nei confronti della regione transalpina in termini di produttività del lavoro e di redditività lorda delle vendite, sebbene le distanze con questa regione si siano praticamente annullate rispetto al 1999. I gap maggiori riguardano soprattutto le altre regioni europee come West Midlands e Baden- Württemberg, piuttosto che le altre regioni italiane. L'analisi del grado di affidabilità finanziaria conferma la situazione appena descritta con una particolare sottolineatura. Se numericamente le imprese piemontesi che registrano un basso grado di affidabilità (14,0%) si allineano percentualmente alle altre regioni italiane (13,6%), tuttavia, in termini di fatturato esse rappresentano il 24,5% dell'industria manifatturiera regionale rispetto al 14,7% di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Anche in questo contesto di analisi, comunque, le PMI piemontesi si comportano meglio delle pari dimensionate del campione di confronto.
2005
Istituto di Ricerca sulla Crescita Economica Sostenibile - IRCrES
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/194886
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