Nel Golfo di Castellammare (Sicilia N-O) è in vigore dal 1990 un divieto di pesca a strascico esteso a tutta la piattaforma continentale su una superficie di circa 200 kmq. Tale misura è stata imposta dal legislatore regionale allo scopo di ricostituire le risorse ittiche fortemente sovrasfruttate e di ridurre il conflitto tra la pesca artigianale e la pesca a strascico. Dal 1994 al 2001 i ricercatori del CNR-IAMC (Sede di Castellammare del Golfo) hanno effettuato diverse campagne di ricerca per valutare gli effetti del divieto. Il presente studio intende approfondire alcuni aspetti ecologici della misura di protezione in relazione alla biomassa, composizione, struttura di taglia e trofodinamica del popolamento demersale, nonché alcuni aspetti biologici di una specie ittica di elevata importanza commerciale, la triglia di fango Mullus barbatus. Gli obiettivi specifici del progetto sono due: A)studiare le conseguenze a larga scala del divieto di strascico sulla struttura trofica e di taglia della comunità ittica e sulla sua composizione e diversità, confrontando il Golfo di Castellammare con due località di controllo sfruttate intensamente dallo strascico; B)studiare la dinamica spazio-temporale di una specie di elevato interesse commerciale (la triglia di fango Mullus barbatus), e l'identificazione di aree-chiave per il ciclo vitale della specie, associate all'approfondimento di alcuni aspetti importanti ma poco noti della sua biologia. L'area di studio comprende una località di impatto (Golfo di Castellammare, GCAST) dove è presente la misura da valutare (cioè il divieto di strascico), e due località di controllo (Golfi di Termini Imerese, GTERM e di Sant'Agata di Militello, GSANT) utilizzate per validare i risultati ottenuti nella prima. GCAST è stata ulteriormente suddivisa in un'area sottoposta a divieto (GCAST_in) e in una adiacente non vietata allo strascico (GCAST_out). Le tre località sono situate lungo la costa settentrionale siciliana, e sono caratterizzate da un'ampia zona centrale di fondi mobili di varia natura (principalmente fangosi e in misura minore detritici e sabbiosi) e da porzioni di fondale roccioso alle estremità laterali. Nel Golfo di Castellammare è presente una flotta dedita alla piccola pesca con attrezzi da posta, mentre la pesca a strascico è limitata alle aree esterne a quella vietata. Nelle due località di controllo agisce invece la pesca a strascico come consentito dalla legge italiana, ovvero a profondità maggiori di 50 m. Il materiale biologico che ha fornito i dati sottoposti ad analisi è stato raccolto durante campagne di pesca a strascico sperimentale (trawl surveys) condotte seguendo un disegno di campionamento stratificato casuale, che ha previsto la divisione di ciascuna area in tre strati batimetrici: A (10-50 m), B (51-100 m) e C (101-200 m). Sono state effettuate quattro campagne stagionali nel Golfo di Castellammare e due (in primavera e in autunno) in ciascuna area di controllo. In ogni campagna sono stati raccolti 30 campioni di fauna demersale, corrispondenti ciascuno ad una cala (=pescata) di 30 o 60 minuti, per un totale di 240 campioni. Lo smistamento e il processamento del materiale biologico è avvenuto presso il laboratorio del CNR-IAMC di Castellammare del Golfo secondo le metodiche standard dei programmi di valutazione delle risorse demersali. Per il confronto statistico delle diverse variabili misurate nelle tre località è stata utilizzata l'analisi della varianza a una o più vie. Biomassa - Il divieto di strascico ha provocato in tutti gli strati e le stagioni un aumento della biomassa dei pesci e di quella totale in GCAST_in. L'effetto non è stato altrettanto marcato sulla biomassa di invertebrati (crostacei e cefalopodi), probabilmente a causa (i) del ciclo vitale rapido degli invertebrati - che li rende meno soggetti agli effetti della pesca intensa - , (ii) del fatto che essi possono subire una forte mortalità da predazione all'interno dell'area protetta, (iii) e del fatto che la popolazione dell'invertebrato numericamente dominante, il gambero rosa Parapenaeus longirostris si estende principalmente sui fondi epibatiali non protetti dal divieto, e quindi di fatto non è sottoposta a protezione. Le analisi dei dati suggeriscono inoltre l'esistenza di un fenomeno di spillover, ovvero fuoriuscita di individui adulti dall'area protetta verso quella adiacente, che può andare a incrementare le catture dei pescatori all'esterno dell'area di divieto. Composizione specifica e diversità - Le diverse analisi effettuate hanno evidenziato differenze significative tra la località protetta e quelle non protette. GCAST_in presenta ricchezza specifica e abbondanza del popolamento demersale superiori alle altre aree. In particolare l'abbondanza risulta 6 volte maggiore nell'area protetta, mentre la ricchezza specifica è superiore di sole 3 unità. La diversità invece risulta simile fra le località. Tale risultato, concorde con altri studi condotti in altre riserve di pesca, mostra che non necessariamente la diversità su un fondo mobile sottoposto a pesca intensa deve essere inferiore a quella esistente su un analogo fondale protetto, a causa dei rapporti tra le abbondanze relative delle singole specie. Le curve di abbondanza/biomassa sono differenti tra GCAST_in e le due aree non protette: queste ultime hanno un andamento tipico di aree intensamente sfruttate. In GCAST_out le curve hanno un andamento intermedio, indicando una influenza dell'area protetta adiacente. Spettri di taglia - Gli spettri di taglia (size spectra) rappresentano la struttura di taglia complessiva di un popolamento multispecifico, e sono sensibili alla abbondanza assoluta di ogni classe di taglia. Quindi in un popolamento sfruttato dalla pesca, dove tipicamente le taglie maggiori sono poco o nulla presenti, e dove le abbondanze di ogni classe di taglia sono basse, il midpoint dovrebbe essere più basso e la retta più ripida rispetto ad una area protetta. In GCAST è stato osservato invece che, pur essendo il midpoint più alto che in GTERM e GSANT, la retta è risultata più ripida. Il midpoint più alto si spiega con la maggiore abbondanza del popolamento demersale nell'area protetta. La maggiore ripidità - indice di una dominanza delle classi di taglia più piccole - potrebbe spiegarsi con il forte reclutamento esistente all'interno di GCAST - grazie alla protezione di cui si giova lo stock riproduttore di molte specie - , e con la pressione esercitata dalla piccola pesca che agisce in maniera selettiva sulle taglie maggiori. Anche nel caso dei size spectra, i dati suggeriscono l'esistenza di spillover da GCAST_in a GCAST_out. Variazioni trofodinamiche - L'analisi degli isotopi stabili dell'azoto e del carbonio permette di ricostruire sia il livello trofico di una specie all'interno della sua rete trofica (con l'azoto), sia la fonte della sostanza organica di cui la specie si nutre in prevalenza (con il carbonio). In particolare il livello trofico è legato in modo proporzionale alla taglia del consumatore, ed è sempre più alto della media dei livelli trofici delle sue prede (che sono in genere più piccole). Le analisi condotte in questo studio confermano tale relazione per molte delle singole specie esaminate, ma essa non può essere generalizzata quando si prendono in considerazione gruppi di specie e si lavora con la loro taglia massima. Analizzando poi i predatori in base alla gilda trofica a cui appartengono (piscivori, bentonofagi, planctivori, ecc.), è stato rilevato un livello trofico maggiore per i bentonofagi e i piscivori dell'area protetta, e ciò è stato messo in relazione appunto all'effetto-riserva presente nel Golfo di Castellammare. Questo risultato supporta la teoria del "fishing down the food web", secondo la quale nelle aree intensamente sfruttate dalla pesca i predatori si nutrono ad un livello trofico più basso rispetto ad aree meno sfruttate (a parità di taglia del predatore), comportando che una minore quantità di energia è disponibile per supportare una pari unità di biomassa di consumatori. Dinamica spazio-temporale della triglia di fango - L'incremento di abbondanza e biomassa della triglia in conseguenza del divieto di strascico, già rilevati in studi precedenti, possono essere spiegati - oltre che direttamente con la protezione dello stock riproduttore e delle reclute - anche con la distribuzione delle fasi vitali critiche della specie nel Golfo di Castellammare, più complessa che in ogni altra area mediterranea studiata in letteratura. In particolare risulta dai dati una presenza di adulti di grande taglia in zone profonde, capaci di riprodursi anche al di fuori del periodo classico noto per la specie, che originano piccoli picchi di reclutamento al di fuori del periodo di fine estate noto dalla letteratura. Anche il tasso di crescita è risultato anormalmente più basso rispetto al resto del Mediterraneo, contribuendo alla struttura di taglia anomala della popolazione. Tuttavia tale riduzione del tasso di accrescimento è compensata sia dal grande numero di individui, che dalla notevole percentuale di femmine anziane, capaci di un output riproduttivo di maggiore quantità e qualità. In conclusione, l'aumento rimarchevole dell'abbondanza della popolazione esaminata può essere spiegato come effetto sinergico della combinazione di diversi processi che includono la diminuzione della mortalità da pesca sulla frazione giovanile, l'aumento dell'abbondanza dello stock parentale, l'allargamento della composizione in classi di età dei riproduttori, l'ampliamento spaziale e temporale della presenza delle femmine mature e l'aumento in intensità ed estensione temporale del reclutamento.
Ricostituzione delle risorse di pesca in un'area precedentemente soggetta ad intenso sfruttamento: dinamiche a larga scala del popolamento ittico e della struttura trofica della comunità marina
BADALAMENTI F;D'ANNA G;PIPITONE C
2007
Abstract
Nel Golfo di Castellammare (Sicilia N-O) è in vigore dal 1990 un divieto di pesca a strascico esteso a tutta la piattaforma continentale su una superficie di circa 200 kmq. Tale misura è stata imposta dal legislatore regionale allo scopo di ricostituire le risorse ittiche fortemente sovrasfruttate e di ridurre il conflitto tra la pesca artigianale e la pesca a strascico. Dal 1994 al 2001 i ricercatori del CNR-IAMC (Sede di Castellammare del Golfo) hanno effettuato diverse campagne di ricerca per valutare gli effetti del divieto. Il presente studio intende approfondire alcuni aspetti ecologici della misura di protezione in relazione alla biomassa, composizione, struttura di taglia e trofodinamica del popolamento demersale, nonché alcuni aspetti biologici di una specie ittica di elevata importanza commerciale, la triglia di fango Mullus barbatus. Gli obiettivi specifici del progetto sono due: A)studiare le conseguenze a larga scala del divieto di strascico sulla struttura trofica e di taglia della comunità ittica e sulla sua composizione e diversità, confrontando il Golfo di Castellammare con due località di controllo sfruttate intensamente dallo strascico; B)studiare la dinamica spazio-temporale di una specie di elevato interesse commerciale (la triglia di fango Mullus barbatus), e l'identificazione di aree-chiave per il ciclo vitale della specie, associate all'approfondimento di alcuni aspetti importanti ma poco noti della sua biologia. L'area di studio comprende una località di impatto (Golfo di Castellammare, GCAST) dove è presente la misura da valutare (cioè il divieto di strascico), e due località di controllo (Golfi di Termini Imerese, GTERM e di Sant'Agata di Militello, GSANT) utilizzate per validare i risultati ottenuti nella prima. GCAST è stata ulteriormente suddivisa in un'area sottoposta a divieto (GCAST_in) e in una adiacente non vietata allo strascico (GCAST_out). Le tre località sono situate lungo la costa settentrionale siciliana, e sono caratterizzate da un'ampia zona centrale di fondi mobili di varia natura (principalmente fangosi e in misura minore detritici e sabbiosi) e da porzioni di fondale roccioso alle estremità laterali. Nel Golfo di Castellammare è presente una flotta dedita alla piccola pesca con attrezzi da posta, mentre la pesca a strascico è limitata alle aree esterne a quella vietata. Nelle due località di controllo agisce invece la pesca a strascico come consentito dalla legge italiana, ovvero a profondità maggiori di 50 m. Il materiale biologico che ha fornito i dati sottoposti ad analisi è stato raccolto durante campagne di pesca a strascico sperimentale (trawl surveys) condotte seguendo un disegno di campionamento stratificato casuale, che ha previsto la divisione di ciascuna area in tre strati batimetrici: A (10-50 m), B (51-100 m) e C (101-200 m). Sono state effettuate quattro campagne stagionali nel Golfo di Castellammare e due (in primavera e in autunno) in ciascuna area di controllo. In ogni campagna sono stati raccolti 30 campioni di fauna demersale, corrispondenti ciascuno ad una cala (=pescata) di 30 o 60 minuti, per un totale di 240 campioni. Lo smistamento e il processamento del materiale biologico è avvenuto presso il laboratorio del CNR-IAMC di Castellammare del Golfo secondo le metodiche standard dei programmi di valutazione delle risorse demersali. Per il confronto statistico delle diverse variabili misurate nelle tre località è stata utilizzata l'analisi della varianza a una o più vie. Biomassa - Il divieto di strascico ha provocato in tutti gli strati e le stagioni un aumento della biomassa dei pesci e di quella totale in GCAST_in. L'effetto non è stato altrettanto marcato sulla biomassa di invertebrati (crostacei e cefalopodi), probabilmente a causa (i) del ciclo vitale rapido degli invertebrati - che li rende meno soggetti agli effetti della pesca intensa - , (ii) del fatto che essi possono subire una forte mortalità da predazione all'interno dell'area protetta, (iii) e del fatto che la popolazione dell'invertebrato numericamente dominante, il gambero rosa Parapenaeus longirostris si estende principalmente sui fondi epibatiali non protetti dal divieto, e quindi di fatto non è sottoposta a protezione. Le analisi dei dati suggeriscono inoltre l'esistenza di un fenomeno di spillover, ovvero fuoriuscita di individui adulti dall'area protetta verso quella adiacente, che può andare a incrementare le catture dei pescatori all'esterno dell'area di divieto. Composizione specifica e diversità - Le diverse analisi effettuate hanno evidenziato differenze significative tra la località protetta e quelle non protette. GCAST_in presenta ricchezza specifica e abbondanza del popolamento demersale superiori alle altre aree. In particolare l'abbondanza risulta 6 volte maggiore nell'area protetta, mentre la ricchezza specifica è superiore di sole 3 unità. La diversità invece risulta simile fra le località. Tale risultato, concorde con altri studi condotti in altre riserve di pesca, mostra che non necessariamente la diversità su un fondo mobile sottoposto a pesca intensa deve essere inferiore a quella esistente su un analogo fondale protetto, a causa dei rapporti tra le abbondanze relative delle singole specie. Le curve di abbondanza/biomassa sono differenti tra GCAST_in e le due aree non protette: queste ultime hanno un andamento tipico di aree intensamente sfruttate. In GCAST_out le curve hanno un andamento intermedio, indicando una influenza dell'area protetta adiacente. Spettri di taglia - Gli spettri di taglia (size spectra) rappresentano la struttura di taglia complessiva di un popolamento multispecifico, e sono sensibili alla abbondanza assoluta di ogni classe di taglia. Quindi in un popolamento sfruttato dalla pesca, dove tipicamente le taglie maggiori sono poco o nulla presenti, e dove le abbondanze di ogni classe di taglia sono basse, il midpoint dovrebbe essere più basso e la retta più ripida rispetto ad una area protetta. In GCAST è stato osservato invece che, pur essendo il midpoint più alto che in GTERM e GSANT, la retta è risultata più ripida. Il midpoint più alto si spiega con la maggiore abbondanza del popolamento demersale nell'area protetta. La maggiore ripidità - indice di una dominanza delle classi di taglia più piccole - potrebbe spiegarsi con il forte reclutamento esistente all'interno di GCAST - grazie alla protezione di cui si giova lo stock riproduttore di molte specie - , e con la pressione esercitata dalla piccola pesca che agisce in maniera selettiva sulle taglie maggiori. Anche nel caso dei size spectra, i dati suggeriscono l'esistenza di spillover da GCAST_in a GCAST_out. Variazioni trofodinamiche - L'analisi degli isotopi stabili dell'azoto e del carbonio permette di ricostruire sia il livello trofico di una specie all'interno della sua rete trofica (con l'azoto), sia la fonte della sostanza organica di cui la specie si nutre in prevalenza (con il carbonio). In particolare il livello trofico è legato in modo proporzionale alla taglia del consumatore, ed è sempre più alto della media dei livelli trofici delle sue prede (che sono in genere più piccole). Le analisi condotte in questo studio confermano tale relazione per molte delle singole specie esaminate, ma essa non può essere generalizzata quando si prendono in considerazione gruppi di specie e si lavora con la loro taglia massima. Analizzando poi i predatori in base alla gilda trofica a cui appartengono (piscivori, bentonofagi, planctivori, ecc.), è stato rilevato un livello trofico maggiore per i bentonofagi e i piscivori dell'area protetta, e ciò è stato messo in relazione appunto all'effetto-riserva presente nel Golfo di Castellammare. Questo risultato supporta la teoria del "fishing down the food web", secondo la quale nelle aree intensamente sfruttate dalla pesca i predatori si nutrono ad un livello trofico più basso rispetto ad aree meno sfruttate (a parità di taglia del predatore), comportando che una minore quantità di energia è disponibile per supportare una pari unità di biomassa di consumatori. Dinamica spazio-temporale della triglia di fango - L'incremento di abbondanza e biomassa della triglia in conseguenza del divieto di strascico, già rilevati in studi precedenti, possono essere spiegati - oltre che direttamente con la protezione dello stock riproduttore e delle reclute - anche con la distribuzione delle fasi vitali critiche della specie nel Golfo di Castellammare, più complessa che in ogni altra area mediterranea studiata in letteratura. In particolare risulta dai dati una presenza di adulti di grande taglia in zone profonde, capaci di riprodursi anche al di fuori del periodo classico noto per la specie, che originano piccoli picchi di reclutamento al di fuori del periodo di fine estate noto dalla letteratura. Anche il tasso di crescita è risultato anormalmente più basso rispetto al resto del Mediterraneo, contribuendo alla struttura di taglia anomala della popolazione. Tuttavia tale riduzione del tasso di accrescimento è compensata sia dal grande numero di individui, che dalla notevole percentuale di femmine anziane, capaci di un output riproduttivo di maggiore quantità e qualità. In conclusione, l'aumento rimarchevole dell'abbondanza della popolazione esaminata può essere spiegato come effetto sinergico della combinazione di diversi processi che includono la diminuzione della mortalità da pesca sulla frazione giovanile, l'aumento dell'abbondanza dello stock parentale, l'allargamento della composizione in classi di età dei riproduttori, l'ampliamento spaziale e temporale della presenza delle femmine mature e l'aumento in intensità ed estensione temporale del reclutamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


