La mostra "Immagini della montagna italiana. Marchi di fabbrica, libri e carte geografiche tra il 1869 e il 1930" nasce dalla collaborazione e dal lavoro congiunto di tre istituzioni culturali e di ricerca: l'Istituto Nazionale della Montagna (IMONT), l'Archivio Centrale dello Stato (ACS) e la Società Geografica Italiana (SGI). Per marchi o marche di fabbrica si intendono quei segni distintivi, spesso associati a un'immagine o a un logo, con cui le imprese contraddistinguono i propri prodotti per differenziarli da quelli analoghi posti sul mercato da altre aziende. Per garantire il prodotto da possibili contraffazioni e tutelare il consumatore da eventuali frodi, fin dal 1869 ogni impresa deposita i propri marchi presso l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) del Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato, oggi Ministero dello Sviluppo Economico. Dopo 40 anni, venuta ormai meno la funzione giuridico-amministrativa, gli atti degli organi centrali dello Stato vengono versati, a norma di legge, presso l'Archivio Centrale dello Stato: la serie "Marchi di fabbrica", oggi depositata e conservata nel suddetto istituto, è costituita da circa 172 mila fascicoli, prodotti dall'UIBM dal 1869 al 1965. L'Istituto Nazionale della Montagna ha promosso una ricerca approfondita sui circa 30 mila marchi di fabbrica relativi agli anni 1869-1930 conservati presso l'ACS, nell'ambito di un censimento delle fonti e dei fondi documentari che riguardano la storia della montagna nel nostro Paese, previsto dal progetto "Anguana - Museo dell'Uomo e della Montagna". Nei pannelli della mostra i marchi di fabbrica più rappresentativi delle montagne italiane sono messi a confronto con immagini coeve delle stesse montagne, frutto della ricerca e degli studi geografici dell'epoca, provenienti dal patrimonio bibliografico e documentario della SGI. La mostra - che istituisce una sorta di viaggio nella memoria attraverso la storia e le geografia del nostro Paese - esemplifica come l'immagine della montagna, attraverso i marchi di fabbrica, si sia diffusa nell'Italia postunitaria. Si tratta di monti spesso lontani e sconosciuti ai più: così, il Monte Bianco, il Monte Rosa e il Cervino, il Vesuvio e l'Etna, per citare solo i più celebri, divenivano familiari anche a chi possedeva scarsi strumenti di conoscenza geografica. Chi era privo di istruzione riconosceva e legava a quel prodotto una determinata immagine, magari stilizzata o con qualche tributo alla fantasia. La montagna era associata alle merci più disparate: liquori, tessuti, cosmetici, prodotti alimentari e farmaceutici, utensili, pellami, ecc. I marchi testimoniano, quindi, l'evolversi dell'immagine e delle mode nella rappresentazione iconografica: negli anni dell'era pretelevisiva, e in parte anche precinematografica, sono stati non solo un grande veicolo di pubblicità ma anche di conoscenza. I marchi riprodotti per la mostra sono relativi al primo sessantennio della serie archivistica "Marchi di fabbrica": sono gli anni in cui nel nostro Paese nascono grandi fabbriche e aziende artigiane. Ancora oggi alcune di quelle imprese sono identificabili attraverso il marchio, rimasto immutato per decenni, e in taluni casi fino a oggi, entrando così a far parte dell'immaginario collettivo e del patrimonio culturale comune. La mostra - che è stata ideata e coordinata scientificamente da Francesco Cardarelli per l'IMONT, Miriana Di Angelo Antonio per la SGI e Margherita Martelli per l'ACS - è corredata da un catalogo, a cura degli stessi studiosi, che si apre con un saggio di Francesco Cardarelli intitolato "Quando gli Italiani scoprirono le montagne" (pp. 17-24).

Immagini della montagna italiana. Marchi di fabbrica, libri e carte geografiche tra il 1869 e il 1930

Francesco Cardarelli;
2006

Abstract

La mostra "Immagini della montagna italiana. Marchi di fabbrica, libri e carte geografiche tra il 1869 e il 1930" nasce dalla collaborazione e dal lavoro congiunto di tre istituzioni culturali e di ricerca: l'Istituto Nazionale della Montagna (IMONT), l'Archivio Centrale dello Stato (ACS) e la Società Geografica Italiana (SGI). Per marchi o marche di fabbrica si intendono quei segni distintivi, spesso associati a un'immagine o a un logo, con cui le imprese contraddistinguono i propri prodotti per differenziarli da quelli analoghi posti sul mercato da altre aziende. Per garantire il prodotto da possibili contraffazioni e tutelare il consumatore da eventuali frodi, fin dal 1869 ogni impresa deposita i propri marchi presso l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) del Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato, oggi Ministero dello Sviluppo Economico. Dopo 40 anni, venuta ormai meno la funzione giuridico-amministrativa, gli atti degli organi centrali dello Stato vengono versati, a norma di legge, presso l'Archivio Centrale dello Stato: la serie "Marchi di fabbrica", oggi depositata e conservata nel suddetto istituto, è costituita da circa 172 mila fascicoli, prodotti dall'UIBM dal 1869 al 1965. L'Istituto Nazionale della Montagna ha promosso una ricerca approfondita sui circa 30 mila marchi di fabbrica relativi agli anni 1869-1930 conservati presso l'ACS, nell'ambito di un censimento delle fonti e dei fondi documentari che riguardano la storia della montagna nel nostro Paese, previsto dal progetto "Anguana - Museo dell'Uomo e della Montagna". Nei pannelli della mostra i marchi di fabbrica più rappresentativi delle montagne italiane sono messi a confronto con immagini coeve delle stesse montagne, frutto della ricerca e degli studi geografici dell'epoca, provenienti dal patrimonio bibliografico e documentario della SGI. La mostra - che istituisce una sorta di viaggio nella memoria attraverso la storia e le geografia del nostro Paese - esemplifica come l'immagine della montagna, attraverso i marchi di fabbrica, si sia diffusa nell'Italia postunitaria. Si tratta di monti spesso lontani e sconosciuti ai più: così, il Monte Bianco, il Monte Rosa e il Cervino, il Vesuvio e l'Etna, per citare solo i più celebri, divenivano familiari anche a chi possedeva scarsi strumenti di conoscenza geografica. Chi era privo di istruzione riconosceva e legava a quel prodotto una determinata immagine, magari stilizzata o con qualche tributo alla fantasia. La montagna era associata alle merci più disparate: liquori, tessuti, cosmetici, prodotti alimentari e farmaceutici, utensili, pellami, ecc. I marchi testimoniano, quindi, l'evolversi dell'immagine e delle mode nella rappresentazione iconografica: negli anni dell'era pretelevisiva, e in parte anche precinematografica, sono stati non solo un grande veicolo di pubblicità ma anche di conoscenza. I marchi riprodotti per la mostra sono relativi al primo sessantennio della serie archivistica "Marchi di fabbrica": sono gli anni in cui nel nostro Paese nascono grandi fabbriche e aziende artigiane. Ancora oggi alcune di quelle imprese sono identificabili attraverso il marchio, rimasto immutato per decenni, e in taluni casi fino a oggi, entrando così a far parte dell'immaginario collettivo e del patrimonio culturale comune. La mostra - che è stata ideata e coordinata scientificamente da Francesco Cardarelli per l'IMONT, Miriana Di Angelo Antonio per la SGI e Margherita Martelli per l'ACS - è corredata da un catalogo, a cura degli stessi studiosi, che si apre con un saggio di Francesco Cardarelli intitolato "Quando gli Italiani scoprirono le montagne" (pp. 17-24).
2006
immagini
montagna
marchi di fabbrica
libri
carte geografiche
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/218509
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