Presso l'Istituto IMAMOTER del CNR di Torino, è stata allestita una prova su suolo in vaso allo scopo di verificare l'effetto di differenti tipologie di ammendante organico sulla mineralizzazione della sostanza organica e sull'attività microbiologica del terreno in esame, in conformità dei Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo (GU n. 121 del 25/05/1992) e dei Metodi ufficiali di analisi biochimica del suolo (GU n. 61 del 13/03/2004). I quattro materiali testati sono costituiti da un separato solido compostato derivante da liquame suino, addizionato o meno con materiale lignocellulosico (segatura), sia in forma tal quale che a seguito del processo di pellettizzazione, da destinare ad uso agronomico. Il loro utilizzo non ha prodotto elevate emissioni di CO2 se comparate a quelle emesse naturalmente dal suolo, ed anzi ha inibito l'attività microbiologica permettendo, probabilmente, una minor degradazione della sostanza organica presente e apportata, e favorendo il processo di stabilizzazione e stoccaggio del carbonio nel suolo. Tra le differenti matrici, il separato solido con segatura e in forma pellettizzata è sicuramente quello da scartare poiché ha mineralizzato molta sostanza organica, generando elevate emissioni di CO2, con elevato indice di stress per la microflora del suolo. Lo stesso materiale non pellettizzato invece ha mostrato comportamento opposto, dove probabilmente la segatura, in forma libera, ha svolto un ruolo protettivo della materia organica nei confronti della degradazione.
Valutazione dell'applicazione di differenti tipologie di ammendanti compostati e pellettizzati sulla mineralizzazione della sostanza organica
Opsi F;Cavallo E
2012
Abstract
Presso l'Istituto IMAMOTER del CNR di Torino, è stata allestita una prova su suolo in vaso allo scopo di verificare l'effetto di differenti tipologie di ammendante organico sulla mineralizzazione della sostanza organica e sull'attività microbiologica del terreno in esame, in conformità dei Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo (GU n. 121 del 25/05/1992) e dei Metodi ufficiali di analisi biochimica del suolo (GU n. 61 del 13/03/2004). I quattro materiali testati sono costituiti da un separato solido compostato derivante da liquame suino, addizionato o meno con materiale lignocellulosico (segatura), sia in forma tal quale che a seguito del processo di pellettizzazione, da destinare ad uso agronomico. Il loro utilizzo non ha prodotto elevate emissioni di CO2 se comparate a quelle emesse naturalmente dal suolo, ed anzi ha inibito l'attività microbiologica permettendo, probabilmente, una minor degradazione della sostanza organica presente e apportata, e favorendo il processo di stabilizzazione e stoccaggio del carbonio nel suolo. Tra le differenti matrici, il separato solido con segatura e in forma pellettizzata è sicuramente quello da scartare poiché ha mineralizzato molta sostanza organica, generando elevate emissioni di CO2, con elevato indice di stress per la microflora del suolo. Lo stesso materiale non pellettizzato invece ha mostrato comportamento opposto, dove probabilmente la segatura, in forma libera, ha svolto un ruolo protettivo della materia organica nei confronti della degradazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.