L'altopiano calcareo compreso tra Slovenia e Italia (chiamato Kras in sloveno e Carso in Italiano) è denominato dagli studiosi di scienze della Terra "Classic Karst" per aver dato il nome ai "paesaggi carsici". Doline, caverne, acquitrini, sprofondamenti, dirupi, forre, voragini, abissi sono gli ambienti principali del territorio carsico e ne hanno condizionato le forme di antropizzazione. In merito a strategie belliche, i paesaggi carsici si rivelano particolarmente adatti per operazioni di guerriglia. Attraversamenti obbligati e angusti, cavità quasi inaccessibili, offrono infatti singolari vantaggi a piccole e mobili unità locali, mentre pongono problemi tattici e logistici a truppe allogene non adeguatamente addestrate ed equipaggiate. Gli usi difensivi delle grotte da parte della guerriglia comprendono, tra gli altri, rifugio per combattenti e civili in fuga e posizionamento di postazioni armate. Vari usi offensivi sono altresì favoriti, ossia: intrappolamento, agguato, nascondiglio, spazio per addestramento e schieramento, deposito di munizioni, luogo per detenzioni ed esecuzioni. Nel corso della seconda guerra mondiale, il Carso e altri territori carsici dei Balcani settentrionali sono stati teatro di battaglie tra nazi-fascisti e partigiani, il cui epilogo è riferito dall'attuale storiografia "ufficiale" italiana alla cosiddetta tragedia delle "foibe". Di pochi episodi bellici relativi a siti ipogei si conserva però una certa memoria. Tra questi, l'acquartieramento di truppe jugoslave nelle grotte bosniache di Drvar e la distruzione di munizioni germaniche nelle grotte slovene di Postojna. Eserciti convenzionali e partigiani, soprattutto questi ultimi, sono ritenuti responsabili di aver trucidato migliaia di nemici negli abissi carsici. In Slovenia, come in Croazia e nella Venezia Giulia, l'immediato dopoguerra fu "particolarmente cruento, giacché vi giunsero molte formazioni militari avversarie del Movimento di Liberazione Nazionale" sospinte dalle avanzate partigiane e senza possibilità di fuga. Esplorazioni speleologiche eseguite dagli anni '80, al fine di censire le cavità usate come "cimiteri di massa", hanno fornito riscontri parziali. Del resto, il numero di persone uccise o occultate nelle cavità è realisticamente impossibile da stabilire e, dunque, materia di interminabili controversie storiche e politiche. Le forme carsiche a sviluppo verticale dell'area nord-balcanica si contano a migliaia e ciascuna di esse potrebbe essere stata utilizzata più volte per "infoibare", con inversioni dei ruoli vittime-esecutori in relazione alle alterne vicende della guerra. In Italia, il termine friulano "foibe", che significa doline, abissi, è impiegato per indicare "violenze di massa a danno di militari e civili, in larga prevalenza italiani, scatenatesi nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945 in diverse aree della Venezia Giulia e che nel loro insieme procurarono alcune migliaia di vittime". Un doppio mutamento semantico è intercorso rispetto all'originario significato geomorfologico di "foibe", che ha perduto anche il legame con l'azione di "infoibamento", ossia di uccisione per mezzo di armi o per caduta violentemente indotta dai bordi delle cavità, oppure di "semplice" occultamento di cadaveri nelle medesime. Secondo la tendenza storiografica "ufficializzata" dallo stato, è "questo un uso del termine consolidatosi ormai, oltre che nel linguaggio comune, anche in quello storiografico, e che quindi va accolto, purché si tenga conto del suo significato simbolico e non letterale". Tale assunto costituisce però una gabbia epistemologica che limita e condiziona l'analisi storiografica. Scorporate dalla complessità reale del contesto bellico, le "violenze di massa" richiedono una pianificazione strategica dell'Osvobodilna Fronta di tipo ideologico. Ingabbiata da questa matrice disciplinare, la ricerca storiografica è vincolata al banale dualismo interpretativo tra l'ipotesi di "pulizia etnica" e quella di "eliminazione sistematica" degli avversari politici. Il presente manoscritto vuole essere un contributo per il superamento di questo paradigma.
Revisione storiografica e uso politico della questione delle foibe
Delle Rose M
2012
Abstract
L'altopiano calcareo compreso tra Slovenia e Italia (chiamato Kras in sloveno e Carso in Italiano) è denominato dagli studiosi di scienze della Terra "Classic Karst" per aver dato il nome ai "paesaggi carsici". Doline, caverne, acquitrini, sprofondamenti, dirupi, forre, voragini, abissi sono gli ambienti principali del territorio carsico e ne hanno condizionato le forme di antropizzazione. In merito a strategie belliche, i paesaggi carsici si rivelano particolarmente adatti per operazioni di guerriglia. Attraversamenti obbligati e angusti, cavità quasi inaccessibili, offrono infatti singolari vantaggi a piccole e mobili unità locali, mentre pongono problemi tattici e logistici a truppe allogene non adeguatamente addestrate ed equipaggiate. Gli usi difensivi delle grotte da parte della guerriglia comprendono, tra gli altri, rifugio per combattenti e civili in fuga e posizionamento di postazioni armate. Vari usi offensivi sono altresì favoriti, ossia: intrappolamento, agguato, nascondiglio, spazio per addestramento e schieramento, deposito di munizioni, luogo per detenzioni ed esecuzioni. Nel corso della seconda guerra mondiale, il Carso e altri territori carsici dei Balcani settentrionali sono stati teatro di battaglie tra nazi-fascisti e partigiani, il cui epilogo è riferito dall'attuale storiografia "ufficiale" italiana alla cosiddetta tragedia delle "foibe". Di pochi episodi bellici relativi a siti ipogei si conserva però una certa memoria. Tra questi, l'acquartieramento di truppe jugoslave nelle grotte bosniache di Drvar e la distruzione di munizioni germaniche nelle grotte slovene di Postojna. Eserciti convenzionali e partigiani, soprattutto questi ultimi, sono ritenuti responsabili di aver trucidato migliaia di nemici negli abissi carsici. In Slovenia, come in Croazia e nella Venezia Giulia, l'immediato dopoguerra fu "particolarmente cruento, giacché vi giunsero molte formazioni militari avversarie del Movimento di Liberazione Nazionale" sospinte dalle avanzate partigiane e senza possibilità di fuga. Esplorazioni speleologiche eseguite dagli anni '80, al fine di censire le cavità usate come "cimiteri di massa", hanno fornito riscontri parziali. Del resto, il numero di persone uccise o occultate nelle cavità è realisticamente impossibile da stabilire e, dunque, materia di interminabili controversie storiche e politiche. Le forme carsiche a sviluppo verticale dell'area nord-balcanica si contano a migliaia e ciascuna di esse potrebbe essere stata utilizzata più volte per "infoibare", con inversioni dei ruoli vittime-esecutori in relazione alle alterne vicende della guerra. In Italia, il termine friulano "foibe", che significa doline, abissi, è impiegato per indicare "violenze di massa a danno di militari e civili, in larga prevalenza italiani, scatenatesi nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945 in diverse aree della Venezia Giulia e che nel loro insieme procurarono alcune migliaia di vittime". Un doppio mutamento semantico è intercorso rispetto all'originario significato geomorfologico di "foibe", che ha perduto anche il legame con l'azione di "infoibamento", ossia di uccisione per mezzo di armi o per caduta violentemente indotta dai bordi delle cavità, oppure di "semplice" occultamento di cadaveri nelle medesime. Secondo la tendenza storiografica "ufficializzata" dallo stato, è "questo un uso del termine consolidatosi ormai, oltre che nel linguaggio comune, anche in quello storiografico, e che quindi va accolto, purché si tenga conto del suo significato simbolico e non letterale". Tale assunto costituisce però una gabbia epistemologica che limita e condiziona l'analisi storiografica. Scorporate dalla complessità reale del contesto bellico, le "violenze di massa" richiedono una pianificazione strategica dell'Osvobodilna Fronta di tipo ideologico. Ingabbiata da questa matrice disciplinare, la ricerca storiografica è vincolata al banale dualismo interpretativo tra l'ipotesi di "pulizia etnica" e quella di "eliminazione sistematica" degli avversari politici. Il presente manoscritto vuole essere un contributo per il superamento di questo paradigma.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


