"Negli ultimi decenni numerosi disastri si sono abbattuti in diversi luoghi del Pianeta: dalle devastanti tempeste scatenate dalla circolazione atmosferica El Niño nei bienni 1982-83 e 1997-98 alle inondazioni di proporzioni bibliche in Bangladesh nel 2004, dall'uragano Katrina che squassò il Golfo del Messico e il Golfo degli Stati Uniti nel 2005 alla terribile siccità che afflisse l'Etiopia nel 2008. Le dichiarazioni ufficiali di governi e organizzazioni internazionali descrivono i disastri naturali come «enormi ostacoli allo sviluppo economico». Tuttavia alcuni studi mostrano una correlazione diretta tra la frequenza dei disastri climatici e la crescita economica. La produzione scientifica che ha assunto tale paradigma è solita adoperare il concetto di "distruzione creativa", elaborato dall'economista Joseph Schumpeter che lo avrebbe tratto, a sua volta, da Karl Marx e Werner Sombart. Marx, pur apprezzando la "creatività" del capitalismo, ne ha comunque «sottolineato con forza la sua auto-distruttività. Gli Schumpeterians [invece l'] hanno sempre glorificata [... e] hanno trattato la distruttività per lo più come una questione di costi normali del fare business». In ogni caso, se l'accumulazione di capitale ha beneficiato del succedersi "casuale" di disastri climatici circoscritti su scala planetaria, quali previsioni si possono formulare nell'ipotesi di un "rapido" innalzamento del livello del mare ossia di un processo dagli effetti catastrofici globalizzati? E quali trame si stanno dipanando, nell'ambito delle complesse relazioni tra scienza e potere, in relazione alla controversa incidenza antropica sul riscaldamento globale?"
Catastrofi climatiche, incertezze scientifiche e profitti del capitale
Marco Delle Rose
2014
Abstract
"Negli ultimi decenni numerosi disastri si sono abbattuti in diversi luoghi del Pianeta: dalle devastanti tempeste scatenate dalla circolazione atmosferica El Niño nei bienni 1982-83 e 1997-98 alle inondazioni di proporzioni bibliche in Bangladesh nel 2004, dall'uragano Katrina che squassò il Golfo del Messico e il Golfo degli Stati Uniti nel 2005 alla terribile siccità che afflisse l'Etiopia nel 2008. Le dichiarazioni ufficiali di governi e organizzazioni internazionali descrivono i disastri naturali come «enormi ostacoli allo sviluppo economico». Tuttavia alcuni studi mostrano una correlazione diretta tra la frequenza dei disastri climatici e la crescita economica. La produzione scientifica che ha assunto tale paradigma è solita adoperare il concetto di "distruzione creativa", elaborato dall'economista Joseph Schumpeter che lo avrebbe tratto, a sua volta, da Karl Marx e Werner Sombart. Marx, pur apprezzando la "creatività" del capitalismo, ne ha comunque «sottolineato con forza la sua auto-distruttività. Gli Schumpeterians [invece l'] hanno sempre glorificata [... e] hanno trattato la distruttività per lo più come una questione di costi normali del fare business». In ogni caso, se l'accumulazione di capitale ha beneficiato del succedersi "casuale" di disastri climatici circoscritti su scala planetaria, quali previsioni si possono formulare nell'ipotesi di un "rapido" innalzamento del livello del mare ossia di un processo dagli effetti catastrofici globalizzati? E quali trame si stanno dipanando, nell'ambito delle complesse relazioni tra scienza e potere, in relazione alla controversa incidenza antropica sul riscaldamento globale?"I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


