Il progetto COPAC si inserisce nel punto 3 "Scienze e tecnologie per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali" dell'avviso pubblico riguardante l'erogazione di contributi a progetti di ricerca fondamentale realizzati in Toscana da organismi di ricerca pubblici, ed in particolare, è volto alla acquisizione di una visione globale degli aspetti materici della pittura contemporanea per quanto attiene sia la sua costituzione (tecniche e materiali impiegati) sia i fenomeni di degrado che solitamente la interessano, allo scopo di sviluppare conoscenze e strategie utili alla sua conservazione che risultino funzionali alla sua valorizzazione, con particolare attenzione alle realtà presenti in Toscana. COPAC si propone di coinvolgere enti di ricerca e luoghi di cultura presenti sul territorio toscano (Università Statali, Scuola Normale Superiore, Istituti CNR, Museo Civico di Pistoia con il Palazzo Fabroni Arti Visive Contemporanee, Museo Pecci, il Comune di Pisa con il Centro per la cultura della contemporaneità, Lucca Center of Contemporary Art e Gallerie d'Arte Contemporanea) al fine di utilizzare in sinergia le varie competenze scientifico-tecnologiche per approfondire le conoscenze sui materiali impiegati, sui fenomeni di degrado, sulle modalità di esposizione delle opere e per fornire metodologie di intervento sostenibili e idonei criteri di fruizione. Gli artisti moderni e contemporanei, che si riferiscono soprattutto al periodo che va dal 1970 fino ai nostri giorni, nell'intento di ricercare un più ampio spettro di materiali per la realizzazione creativa più libera, e talvolta tecnicamente più facile, di opere pittoriche e modellati tridimensionali, hanno ampiamente attinto ai materiali che la chimica moderna ha messo a disposizione nei recenti decenni nei settori applicativi più vari. E' entrata così progressivamente nell'uso comune una gamma di prodotti nuovi rispetto alla tradizione artistica, costituiti da pigmenti in larga parte di sintesi, da nuovi leganti di natura polimerica, da materiali plastici per la modellazione di opere varie, ecc. Tutto ciò ha contribuito ad allargare in maniera sostanziale la libertà espressiva e, al contempo di rendere più agevoli le tecniche di esecuzione. Se da una parte questo ha portato evidenti vantaggi, dall'altro ha introdotto serie problematiche sul versante della conservazione. Tale produzione artistica, infatti, mette in discussione il concetto stesso di durata dell'opera d'arte. Alcuni artisti, addirittura, dichiarano di non avere alcuna preoccupazione per la durabilità della loro produzione, creano opere intrinsecamente effimere che potremmo definire a "durabilità limitata". Queste scelte, tuttavia, mal si conciliano con le esigenze della conservazione. Scarsa durabilità dei materiali, scarsa compatibilità tra gli stessi, scarsa attenzione agli aspetti fisici delle tecniche esecutive, contribuiscono, in ultima analisi, alla realizzazione di manufatti altamente instabili, ossia intrinsecamente deperibili. In tutto il mondo, in musei e siti di arte contemporanea va ponendosi come prioritaria l'individuazione di nuovi approcci conservativi per affrontare queste inedite problematiche che la conservazione delle opere antiche non ponevano o ponevano in maniera diversa. Un problema nel problema, di non trascurabile rilievo, è la conoscenza stessa dei materiali effettivamente impiegati in una determinata opera sulla quale si deve intervenire. Per quanto detto sopra, la varietà di materiali impiegati dagli artisti contemporanei si è enormemente ampliata nell'arco di solo pochi decenni. Molti di essi sono ancora insufficientemente noti, se non per l'identità composizionale, quanto meno per il comportamento. Oggi, grazie a decenni di studi degli esperti scientifici della conservazione, si conoscono con notevole precisione, ad esempio, meccanismi e tempi di invecchiamento di un dipinto a olio o di una tempera murale a uovo, ma si sa assai meno sul comportamento nel tempo di un legante alchidico o acrilico. Ma c'è di più: stesse classi di materiali polimerici, impiegati come leganti o per modellare, possono avere comportamento abbastanza diverso a seconda della effettiva provenienza, ad esempio della ditta che li ha prodotti o del periodo di produzione. Talvolta la denominazione rimane ma il prodotto viene modificato senza che le schede tecniche ne riportino sostanziali variazioni. Non si può programmare un intervento di pulitura, di consolidamento, di protezione oppure stabilire idonee condizioni microclimatiche di conservazione, senza conoscere con sufficiente precisione la risposta dei materiali costitutivi ai trattamenti di restauro, all'ambiente. Occorre quindi, innanzitutto, sviluppare una adeguata conoscenza dei materiali costitutivi e delle interazioni che essi hanno con l'ambiente di conservazione, che si tratti di un museo o di un sito all'aperto. Data la vastità di tipologie di oggetti dell'arte contemporanea, ciascuna con le proprie materie e tecniche di esecuzione, l'attenzione di questo progetto si è dovuta concentrare su una delle tipologie più significative e ricorrenti, quella delle opere pittoriche per le quali, tra pigmenti, leganti, vernici, e supporti si ha già una varietà estremamente vasta di materiali e comportamenti. Le tre classi di leganti sintetici maggiormente utilizzati, da soli o in combinazione con leganti tradizionali, per la realizzazione di opere pittoriche sono le resine acriliche, alchiliche e poliviniliche, tuttavia altre meno comuni ma di impiego comunque abbastanza frequente sono l'acetato di cellulosa, le gomme clorurate, il poliuretano, le resine epossidiche e siliconiche. Nell'ambito dei pigmenti, sebbene si faccia ancora uso di quelli tradizionali, vengono impiegati molti pigmenti moderni di sintesi di natura organica, spesso mescolati tra loro e con quelli tradizionali, oppure sostanze coloranti combinate con cariche inorganiche inerti per migliorarne il potere coprente, la brillantezza, attenuarne l'intensità di colore, ecc. Obiettivi basilari di questo progetto sono la definizione di idonei protocolli di conservazione preventiva e la realizzazione di un sistema informatico interattivo che contenga tutte le informazioni associabili all'opera, con particolare attenzione a quelle di tipo composizionale materico, tecnologico, al fine di poter gestire in maniera agevole e consapevole le decisioni opportune per interventi tempestivi e scelte appropriate di conservazione preventiva. Il programma del progetto si articola in più fasi che possono essere elencate nel modo seguente: a)creazione di un sistema informatico interattivo, quale strumento di consultazione e di gestione delle scelte conservative; b)catalogazione dei principali materiali impiegati nelle opere pittoriche di arte contemporanea in qualità di leganti, pigmenti e cariche inerti, vernici e protettivi, e reperimento delle relative schede tecniche commerciali, laddove disponibili; c)catalogazione delle principali tecniche esecutive nell'arte contemporanea; d)selezione di opere pittoriche significative di arte contemporanea, appartenenti a musei o gallerie toscane, preferenzialmente di artisti viventi (almeno due pitture di tre diverse tipologie), su cui poter sviluppare un modello pilota; e)documentazione delle opere selezionate in forma di imaging sia nel visibile che in campi spettrali confinanti f)caratterizzazione chimico-strutturale dei dipinti selezionati; g)studio chimico-fisico del comportamento dei materiali individuati all'invecchiamento, della loro interazione con l'ambiente di conservazione, della loro compatibilità con i materiali di restauro, della loro durabilità e della loro reciproca compatibilità; h)elaborazione di protocolli di intervento sulle opere in funzione dei materiali impiegati e criteri conservativi per una fruizione sostenibile. L'interesse nella conservazione dell'arte contemporanea, generalmente in Italia offuscata dal prevalente interesse verso l'arte antica, sta enormemente crescendo. In Toscana esistono importanti centri di Arte Contemporanea, come quelli di Prato, Pistoia e Lucca, all'avanguardia nel panorama italiano. Il ruolo cui sono chiamati i Musei ai fini della conservazione dell'arte contemporanea è complesso e delicato. Poiché non è possibile compiere con frequenza restauri per la loro natura molto elaborati, essi devono organizzarsi per prevenire per quanto possibile il degrado ottimizzando le condizioni conservative per assicurare una ragionevole durata alle opere che, diversamente, avrebbero vita troppo breve. Da qui nasce la necessità per tutti coloro che hanno la responsabilità della conservazione, di avere a disposizione uno strumento interattivo che permetta di documentare non solo i dati anagrafici ma soprattutto quelli materici di ogni opera acquisendoli attraverso opportune campagne di indagine, e, ove possibile, anche raccogliendo le testimonianze dirette degli artisti. Il primo obiettivo della ricerca è proprio quello di realizzare uno strumento informatico flessibile di consultazione e gestione delle scelte conservative. Oltre a soddisfare l'esigenza della consultazione e della programmazione, un sistema così progettato può consentire anche ricerche incrociate e a più livelli sugli artisti, sulle opere e sui materiali, e permettere una continua immissione di nuovi dati da parte dei restauratori, dei funzionari dei musei, e degli scienziati. La prima valutazione intermedia del progetto (Milestone 1) scaturirà dall'abilità del sistema informatico realizzato ad interfacciarsi in maniera multidisciplinare semplice ed efficace, con l'utente storico/artistico/scientifico. Ciò avverrà dopo che nel sistema saranno state immesse le informazioni relative alla catalogazione dei materiali impiegati nelle opere pittoriche contemporanee e nei dipinti selezionati per la sperimentazione pilota (Milestone 2). Queste ultime comprenderanno dati anagrafici, di imaging multispettrale, dati colorimetrici, ecc...riferimenti ai materiali industriali e anche interviste agli artisti viventi, che risulteranno di grande importanza, visto che essi scelgono i materiali non in base alla loro stabilità ma per la potenzialità che essi hanno di esprimere le loro idee creative . La metodologia corretta di intervista agli artisti da adottare - reputata fondamentale per la trasmissione delle conoscenze ai professionisti del restauro allo scopo di conservare le opere - è stata già messa a punto nell'ambito del progetto INCCA (Rete Internazionale per la Conservazione dell'Arte Contemporanea, http://www.incca.org/) gestito dall'ICN (Istituto Olandese di Conservazione) di Amsterdam e dalla Tate Gallery di Londra. L'intervista pone le basi per un intervento di restauro e conduce alla possibilità di analizzarne con l'artista i criteri. Per quanto riguarda la catalogazione dei materiali, verrà utilizzato ciò che già è disponibile nella rete INCCA (INCCA Database for Artists' Archives) implementandolo con i materiali disponibili sul mercato Italiano ed in particolare su quello Toscano. L'importanza e l'attualità di queste tematiche viene anche sottolineata dal convegno "Modern Art: Who Cares II" che si terrà ad Amsterdam il prossimo giugno 2010, dove verranno discussi i temi sopra esposti facendo il bilancio di dieci anni di operatività mondiale. Inoltre, a livello italiano, è doveroso segnalare l'attenzione crescente che il Ministero dei Beni ed Attività Culturali ha in questo campo con l'apertura del Museo Nazionale di Arte Contemporanea a Roma, che verrà inaugurato il prossimo Maggio. Il terzo Milestone permetterà di evidenziare fino a che punto le tecniche diagnostiche di indagine (imaging multi spettrale, tecniche cromatografiche e di spettrometria di massa, colorimetria, FORS, tecniche termo gravimetriche, FTIR, LIBS) riescono a caratterizzare i materiali moderni utilizzati. Infatti, dal punto di vista del restauro si debbono soddisfare alcuni prerequisiti fondamentali: oidentificare i materiali costitutivi e sapere con quali tecniche sono stati applicati; opreservare l'intenzione dell'artista, che deve essere quindi documentata. Ne consegue che l'arte contemporanea richiede un livello di conoscenze tecniche molto elevato. Poiché la conoscenza delle caratteristiche di stabilità dei materiali pittorici impiegati dagli artisti contemporanei, oltre che delle miscele e sovrapposizioni da loro create, è in generale assai poco nota si rende necessario uno studio da effettuarsi su provini pittorici artificiali in funzione dell'invecchiamento ambientale. Ciò è fondamentale per conoscere il comportamento dei materiali costitutivi all'invecchiamento, o se si vuole la loro vulnerabilità. Per questo è indispensabile avvalersi dell'esperienza di un restauratore altamente qualificato che possa realizzare le tecniche artistiche contemporanee e riprodurre in laboratorio le problematiche principali di degrado che si osservano nei luoghi di conservazione (deperimento provocato dall'illuminazione, dall'umidità, dalla temperatura, da interventi inappropriati di restauro). Il risultato di queste indagini (Milestone 4) permetterà di meglio comprendere il comportamento dei dipinti selezionati, e al contempo permetterà di rendere gli artisti consapevoli dei rischi a cui possono andare incontro nell'uso di determinate tecniche e materiali, non solo per quanto riguarda le loro opere ma anche la loro salute. Questo Milestone, perciò, risponde alla domanda "Ma è già da restaurare?". Infatti, la valutazione dello stato di conservazione non deve basarsi sulla vetustà di un manufatto ma dai parametri di durabilità, stabilità ed inalterabilità che, se inadeguati, possono rendere necessario un intervento di restauro anche pochi anni dopo l'esecuzione dell'opera. L'ultima parte del progetto prevede lo sviluppo di protocolli di conservazione preventiva che tramite la consultazione del sistema informatico possano fornire indicazioni importanti sull'ambiente di conservazione al fine di limitare al minimo l'intervento sulle opere (Milestone 5). Le strategie di conservazione, quindi, derivano da valutazioni preliminari e passano attraverso un esame storico-artistico, uno studio dei materiali e del loro comportamento all'invecchiamento e una previsione di fruizione in ambiente idoneo per una più affidabile trasmissione al futuro. La conservazione preventiva è infatti l'approccio meno invasivo per limitare l'insorgere del degrado e prolungare la vita di questa tipologia di opere, spesso costituite da materiali chimicamente e fisicamente instabili. Tutto ciò ha un interesse preciso, funzionale sia all'esposizione delle opere che alla conservazione nei depositi e alla loro protezione durante il trasporto. Conoscenza approfondita delle proprietà e del comportamento dei materiali costitutivi e definizione di protocolli di conservazione preventiva specifici per la pittura contemporanea, sono il prodotto finale che i ricercatori coinvolti in questo progetto intendono sviluppare e mettere a disposizione di coloro che hanno la responsabilità della tutela.

Conservazione Preventiva dell'Arte Contemporanea (COPAC)

Marcello Picollo
2011

Abstract

Il progetto COPAC si inserisce nel punto 3 "Scienze e tecnologie per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali" dell'avviso pubblico riguardante l'erogazione di contributi a progetti di ricerca fondamentale realizzati in Toscana da organismi di ricerca pubblici, ed in particolare, è volto alla acquisizione di una visione globale degli aspetti materici della pittura contemporanea per quanto attiene sia la sua costituzione (tecniche e materiali impiegati) sia i fenomeni di degrado che solitamente la interessano, allo scopo di sviluppare conoscenze e strategie utili alla sua conservazione che risultino funzionali alla sua valorizzazione, con particolare attenzione alle realtà presenti in Toscana. COPAC si propone di coinvolgere enti di ricerca e luoghi di cultura presenti sul territorio toscano (Università Statali, Scuola Normale Superiore, Istituti CNR, Museo Civico di Pistoia con il Palazzo Fabroni Arti Visive Contemporanee, Museo Pecci, il Comune di Pisa con il Centro per la cultura della contemporaneità, Lucca Center of Contemporary Art e Gallerie d'Arte Contemporanea) al fine di utilizzare in sinergia le varie competenze scientifico-tecnologiche per approfondire le conoscenze sui materiali impiegati, sui fenomeni di degrado, sulle modalità di esposizione delle opere e per fornire metodologie di intervento sostenibili e idonei criteri di fruizione. Gli artisti moderni e contemporanei, che si riferiscono soprattutto al periodo che va dal 1970 fino ai nostri giorni, nell'intento di ricercare un più ampio spettro di materiali per la realizzazione creativa più libera, e talvolta tecnicamente più facile, di opere pittoriche e modellati tridimensionali, hanno ampiamente attinto ai materiali che la chimica moderna ha messo a disposizione nei recenti decenni nei settori applicativi più vari. E' entrata così progressivamente nell'uso comune una gamma di prodotti nuovi rispetto alla tradizione artistica, costituiti da pigmenti in larga parte di sintesi, da nuovi leganti di natura polimerica, da materiali plastici per la modellazione di opere varie, ecc. Tutto ciò ha contribuito ad allargare in maniera sostanziale la libertà espressiva e, al contempo di rendere più agevoli le tecniche di esecuzione. Se da una parte questo ha portato evidenti vantaggi, dall'altro ha introdotto serie problematiche sul versante della conservazione. Tale produzione artistica, infatti, mette in discussione il concetto stesso di durata dell'opera d'arte. Alcuni artisti, addirittura, dichiarano di non avere alcuna preoccupazione per la durabilità della loro produzione, creano opere intrinsecamente effimere che potremmo definire a "durabilità limitata". Queste scelte, tuttavia, mal si conciliano con le esigenze della conservazione. Scarsa durabilità dei materiali, scarsa compatibilità tra gli stessi, scarsa attenzione agli aspetti fisici delle tecniche esecutive, contribuiscono, in ultima analisi, alla realizzazione di manufatti altamente instabili, ossia intrinsecamente deperibili. In tutto il mondo, in musei e siti di arte contemporanea va ponendosi come prioritaria l'individuazione di nuovi approcci conservativi per affrontare queste inedite problematiche che la conservazione delle opere antiche non ponevano o ponevano in maniera diversa. Un problema nel problema, di non trascurabile rilievo, è la conoscenza stessa dei materiali effettivamente impiegati in una determinata opera sulla quale si deve intervenire. Per quanto detto sopra, la varietà di materiali impiegati dagli artisti contemporanei si è enormemente ampliata nell'arco di solo pochi decenni. Molti di essi sono ancora insufficientemente noti, se non per l'identità composizionale, quanto meno per il comportamento. Oggi, grazie a decenni di studi degli esperti scientifici della conservazione, si conoscono con notevole precisione, ad esempio, meccanismi e tempi di invecchiamento di un dipinto a olio o di una tempera murale a uovo, ma si sa assai meno sul comportamento nel tempo di un legante alchidico o acrilico. Ma c'è di più: stesse classi di materiali polimerici, impiegati come leganti o per modellare, possono avere comportamento abbastanza diverso a seconda della effettiva provenienza, ad esempio della ditta che li ha prodotti o del periodo di produzione. Talvolta la denominazione rimane ma il prodotto viene modificato senza che le schede tecniche ne riportino sostanziali variazioni. Non si può programmare un intervento di pulitura, di consolidamento, di protezione oppure stabilire idonee condizioni microclimatiche di conservazione, senza conoscere con sufficiente precisione la risposta dei materiali costitutivi ai trattamenti di restauro, all'ambiente. Occorre quindi, innanzitutto, sviluppare una adeguata conoscenza dei materiali costitutivi e delle interazioni che essi hanno con l'ambiente di conservazione, che si tratti di un museo o di un sito all'aperto. Data la vastità di tipologie di oggetti dell'arte contemporanea, ciascuna con le proprie materie e tecniche di esecuzione, l'attenzione di questo progetto si è dovuta concentrare su una delle tipologie più significative e ricorrenti, quella delle opere pittoriche per le quali, tra pigmenti, leganti, vernici, e supporti si ha già una varietà estremamente vasta di materiali e comportamenti. Le tre classi di leganti sintetici maggiormente utilizzati, da soli o in combinazione con leganti tradizionali, per la realizzazione di opere pittoriche sono le resine acriliche, alchiliche e poliviniliche, tuttavia altre meno comuni ma di impiego comunque abbastanza frequente sono l'acetato di cellulosa, le gomme clorurate, il poliuretano, le resine epossidiche e siliconiche. Nell'ambito dei pigmenti, sebbene si faccia ancora uso di quelli tradizionali, vengono impiegati molti pigmenti moderni di sintesi di natura organica, spesso mescolati tra loro e con quelli tradizionali, oppure sostanze coloranti combinate con cariche inorganiche inerti per migliorarne il potere coprente, la brillantezza, attenuarne l'intensità di colore, ecc. Obiettivi basilari di questo progetto sono la definizione di idonei protocolli di conservazione preventiva e la realizzazione di un sistema informatico interattivo che contenga tutte le informazioni associabili all'opera, con particolare attenzione a quelle di tipo composizionale materico, tecnologico, al fine di poter gestire in maniera agevole e consapevole le decisioni opportune per interventi tempestivi e scelte appropriate di conservazione preventiva. Il programma del progetto si articola in più fasi che possono essere elencate nel modo seguente: a)creazione di un sistema informatico interattivo, quale strumento di consultazione e di gestione delle scelte conservative; b)catalogazione dei principali materiali impiegati nelle opere pittoriche di arte contemporanea in qualità di leganti, pigmenti e cariche inerti, vernici e protettivi, e reperimento delle relative schede tecniche commerciali, laddove disponibili; c)catalogazione delle principali tecniche esecutive nell'arte contemporanea; d)selezione di opere pittoriche significative di arte contemporanea, appartenenti a musei o gallerie toscane, preferenzialmente di artisti viventi (almeno due pitture di tre diverse tipologie), su cui poter sviluppare un modello pilota; e)documentazione delle opere selezionate in forma di imaging sia nel visibile che in campi spettrali confinanti f)caratterizzazione chimico-strutturale dei dipinti selezionati; g)studio chimico-fisico del comportamento dei materiali individuati all'invecchiamento, della loro interazione con l'ambiente di conservazione, della loro compatibilità con i materiali di restauro, della loro durabilità e della loro reciproca compatibilità; h)elaborazione di protocolli di intervento sulle opere in funzione dei materiali impiegati e criteri conservativi per una fruizione sostenibile. L'interesse nella conservazione dell'arte contemporanea, generalmente in Italia offuscata dal prevalente interesse verso l'arte antica, sta enormemente crescendo. In Toscana esistono importanti centri di Arte Contemporanea, come quelli di Prato, Pistoia e Lucca, all'avanguardia nel panorama italiano. Il ruolo cui sono chiamati i Musei ai fini della conservazione dell'arte contemporanea è complesso e delicato. Poiché non è possibile compiere con frequenza restauri per la loro natura molto elaborati, essi devono organizzarsi per prevenire per quanto possibile il degrado ottimizzando le condizioni conservative per assicurare una ragionevole durata alle opere che, diversamente, avrebbero vita troppo breve. Da qui nasce la necessità per tutti coloro che hanno la responsabilità della conservazione, di avere a disposizione uno strumento interattivo che permetta di documentare non solo i dati anagrafici ma soprattutto quelli materici di ogni opera acquisendoli attraverso opportune campagne di indagine, e, ove possibile, anche raccogliendo le testimonianze dirette degli artisti. Il primo obiettivo della ricerca è proprio quello di realizzare uno strumento informatico flessibile di consultazione e gestione delle scelte conservative. Oltre a soddisfare l'esigenza della consultazione e della programmazione, un sistema così progettato può consentire anche ricerche incrociate e a più livelli sugli artisti, sulle opere e sui materiali, e permettere una continua immissione di nuovi dati da parte dei restauratori, dei funzionari dei musei, e degli scienziati. La prima valutazione intermedia del progetto (Milestone 1) scaturirà dall'abilità del sistema informatico realizzato ad interfacciarsi in maniera multidisciplinare semplice ed efficace, con l'utente storico/artistico/scientifico. Ciò avverrà dopo che nel sistema saranno state immesse le informazioni relative alla catalogazione dei materiali impiegati nelle opere pittoriche contemporanee e nei dipinti selezionati per la sperimentazione pilota (Milestone 2). Queste ultime comprenderanno dati anagrafici, di imaging multispettrale, dati colorimetrici, ecc...riferimenti ai materiali industriali e anche interviste agli artisti viventi, che risulteranno di grande importanza, visto che essi scelgono i materiali non in base alla loro stabilità ma per la potenzialità che essi hanno di esprimere le loro idee creative . La metodologia corretta di intervista agli artisti da adottare - reputata fondamentale per la trasmissione delle conoscenze ai professionisti del restauro allo scopo di conservare le opere - è stata già messa a punto nell'ambito del progetto INCCA (Rete Internazionale per la Conservazione dell'Arte Contemporanea, http://www.incca.org/) gestito dall'ICN (Istituto Olandese di Conservazione) di Amsterdam e dalla Tate Gallery di Londra. L'intervista pone le basi per un intervento di restauro e conduce alla possibilità di analizzarne con l'artista i criteri. Per quanto riguarda la catalogazione dei materiali, verrà utilizzato ciò che già è disponibile nella rete INCCA (INCCA Database for Artists' Archives) implementandolo con i materiali disponibili sul mercato Italiano ed in particolare su quello Toscano. L'importanza e l'attualità di queste tematiche viene anche sottolineata dal convegno "Modern Art: Who Cares II" che si terrà ad Amsterdam il prossimo giugno 2010, dove verranno discussi i temi sopra esposti facendo il bilancio di dieci anni di operatività mondiale. Inoltre, a livello italiano, è doveroso segnalare l'attenzione crescente che il Ministero dei Beni ed Attività Culturali ha in questo campo con l'apertura del Museo Nazionale di Arte Contemporanea a Roma, che verrà inaugurato il prossimo Maggio. Il terzo Milestone permetterà di evidenziare fino a che punto le tecniche diagnostiche di indagine (imaging multi spettrale, tecniche cromatografiche e di spettrometria di massa, colorimetria, FORS, tecniche termo gravimetriche, FTIR, LIBS) riescono a caratterizzare i materiali moderni utilizzati. Infatti, dal punto di vista del restauro si debbono soddisfare alcuni prerequisiti fondamentali: oidentificare i materiali costitutivi e sapere con quali tecniche sono stati applicati; opreservare l'intenzione dell'artista, che deve essere quindi documentata. Ne consegue che l'arte contemporanea richiede un livello di conoscenze tecniche molto elevato. Poiché la conoscenza delle caratteristiche di stabilità dei materiali pittorici impiegati dagli artisti contemporanei, oltre che delle miscele e sovrapposizioni da loro create, è in generale assai poco nota si rende necessario uno studio da effettuarsi su provini pittorici artificiali in funzione dell'invecchiamento ambientale. Ciò è fondamentale per conoscere il comportamento dei materiali costitutivi all'invecchiamento, o se si vuole la loro vulnerabilità. Per questo è indispensabile avvalersi dell'esperienza di un restauratore altamente qualificato che possa realizzare le tecniche artistiche contemporanee e riprodurre in laboratorio le problematiche principali di degrado che si osservano nei luoghi di conservazione (deperimento provocato dall'illuminazione, dall'umidità, dalla temperatura, da interventi inappropriati di restauro). Il risultato di queste indagini (Milestone 4) permetterà di meglio comprendere il comportamento dei dipinti selezionati, e al contempo permetterà di rendere gli artisti consapevoli dei rischi a cui possono andare incontro nell'uso di determinate tecniche e materiali, non solo per quanto riguarda le loro opere ma anche la loro salute. Questo Milestone, perciò, risponde alla domanda "Ma è già da restaurare?". Infatti, la valutazione dello stato di conservazione non deve basarsi sulla vetustà di un manufatto ma dai parametri di durabilità, stabilità ed inalterabilità che, se inadeguati, possono rendere necessario un intervento di restauro anche pochi anni dopo l'esecuzione dell'opera. L'ultima parte del progetto prevede lo sviluppo di protocolli di conservazione preventiva che tramite la consultazione del sistema informatico possano fornire indicazioni importanti sull'ambiente di conservazione al fine di limitare al minimo l'intervento sulle opere (Milestone 5). Le strategie di conservazione, quindi, derivano da valutazioni preliminari e passano attraverso un esame storico-artistico, uno studio dei materiali e del loro comportamento all'invecchiamento e una previsione di fruizione in ambiente idoneo per una più affidabile trasmissione al futuro. La conservazione preventiva è infatti l'approccio meno invasivo per limitare l'insorgere del degrado e prolungare la vita di questa tipologia di opere, spesso costituite da materiali chimicamente e fisicamente instabili. Tutto ciò ha un interesse preciso, funzionale sia all'esposizione delle opere che alla conservazione nei depositi e alla loro protezione durante il trasporto. Conoscenza approfondita delle proprietà e del comportamento dei materiali costitutivi e definizione di protocolli di conservazione preventiva specifici per la pittura contemporanea, sono il prodotto finale che i ricercatori coinvolti in questo progetto intendono sviluppare e mettere a disposizione di coloro che hanno la responsabilità della tutela.
2011
Istituto di Fisica Applicata - IFAC
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/267796
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