Giustino Fortunato negli anni Ottanta del XIX secolo in un suo famoso articolo in difesa dei Monti frumentari del Mezzogiorno, imputava alla scarsa conoscenza che si aveva della loro attività il fatto che si era sempre parlato male di queste istituzioni deridendole come "vecchi arnesi da Medioevo" . E questa scarsa conoscenza era ed è tutt'oggi imputabile alla difficoltà di condurre una compiuta ed esaustiva ricerca su tutte le province per la carenza di fonti documentarie omogenee, e dalla varietà degli archivi cui si sarebbe dovuto e si dovrebbe attingere gli elementi necessari per la ricostruzione del fenomeno nelle varie sue tipologie e caratteristiche . Dopo quasi un secolo da questa affermazione, ancora Franco Venturi, nell'esaminare i monti frumentari in Sardegna, sottolineava la scarsità di lavori scientifici sull'argomento oltre lo "scarso rigore scientifico" di quelli fatti. Ed ancora più di recente Paolo Prodi, focalizzando la sua attenzione ai più noti Monti di Pietà, scriveva l'importanza di dare maggiore spazio alle ricerche storico-economiche sul parallelo sviluppo nelle campagne dei monti frumentari . Se Ghinato prima e Garrani dopo con i loro specifici lavori sui Monti frumentari, hanno dato dignità scientifica a queste istituzioni, riconoscendone l'importanza che hanno avuto nelle campagne italiane studiandone le origini, le caratteristiche peculiari, la loro diffusione ed evoluzione, le differenze con i monti di pietà , i lavori successivi pubblicati sull'argomento sono stati soprattutto studi su realtà geograficamente limitate o addirittura studi locali. Studi, quest'ultimi, che pur testimoniando l'attività di questi istituti anche presso i più sperduti centri del territorio, nella maggior parte dei casi si limitano alla mera descrizione delle origini del singolo Monte, prescindendone da ogni possibile interpretazione di carattere economico, senza alcun riguardo ai rapporti tra il Monte, il territorio e le risorse. E queste considerazioni valgono soprattutto nel Mezzogiorno, dove la diffusione di queste istituzioni fu percentualmente più diffusa e dove il problema del finanziamento dei medi e piccoli produttori agricoli fu molto più avvertito che altrove. Manca, dunque, un quadro storico organico. Meritevole è stato il tentativo di costruire una geografia dei monti frumentari e dei monti di pietà curata da D. Montanari qualche anno fa, ma i lavori raccolti in quest'opera e relativi alle singole realtà geografiche testimoniano da un lato la mancanza di studi omogenei, e dall'altro sollevano il grido unanime della necessità di indagare su di un campo ancora inesplorato . Con questo lavoro non si vuole, né si può tentare una ricognizione totale del problema nel Mezzogiorno preunitario, per le motivazioni già dette, ma si interpreteranno alcuni documenti solo in parte editi, documenti che spiegano quanto incisiva sia stata l'azione di istituti che, almeno fino alla consacrazione ufficiale di un credito agrario dopo l'Unità, furono gli unici strumenti di intervento nel finanziamento della piccola e media conduzione agricola.

Alle origini del credito agrario. I monti frumentari nel Regno di Napoli e le riforme di fine '700

Paola Avallone
2014

Abstract

Giustino Fortunato negli anni Ottanta del XIX secolo in un suo famoso articolo in difesa dei Monti frumentari del Mezzogiorno, imputava alla scarsa conoscenza che si aveva della loro attività il fatto che si era sempre parlato male di queste istituzioni deridendole come "vecchi arnesi da Medioevo" . E questa scarsa conoscenza era ed è tutt'oggi imputabile alla difficoltà di condurre una compiuta ed esaustiva ricerca su tutte le province per la carenza di fonti documentarie omogenee, e dalla varietà degli archivi cui si sarebbe dovuto e si dovrebbe attingere gli elementi necessari per la ricostruzione del fenomeno nelle varie sue tipologie e caratteristiche . Dopo quasi un secolo da questa affermazione, ancora Franco Venturi, nell'esaminare i monti frumentari in Sardegna, sottolineava la scarsità di lavori scientifici sull'argomento oltre lo "scarso rigore scientifico" di quelli fatti. Ed ancora più di recente Paolo Prodi, focalizzando la sua attenzione ai più noti Monti di Pietà, scriveva l'importanza di dare maggiore spazio alle ricerche storico-economiche sul parallelo sviluppo nelle campagne dei monti frumentari . Se Ghinato prima e Garrani dopo con i loro specifici lavori sui Monti frumentari, hanno dato dignità scientifica a queste istituzioni, riconoscendone l'importanza che hanno avuto nelle campagne italiane studiandone le origini, le caratteristiche peculiari, la loro diffusione ed evoluzione, le differenze con i monti di pietà , i lavori successivi pubblicati sull'argomento sono stati soprattutto studi su realtà geograficamente limitate o addirittura studi locali. Studi, quest'ultimi, che pur testimoniando l'attività di questi istituti anche presso i più sperduti centri del territorio, nella maggior parte dei casi si limitano alla mera descrizione delle origini del singolo Monte, prescindendone da ogni possibile interpretazione di carattere economico, senza alcun riguardo ai rapporti tra il Monte, il territorio e le risorse. E queste considerazioni valgono soprattutto nel Mezzogiorno, dove la diffusione di queste istituzioni fu percentualmente più diffusa e dove il problema del finanziamento dei medi e piccoli produttori agricoli fu molto più avvertito che altrove. Manca, dunque, un quadro storico organico. Meritevole è stato il tentativo di costruire una geografia dei monti frumentari e dei monti di pietà curata da D. Montanari qualche anno fa, ma i lavori raccolti in quest'opera e relativi alle singole realtà geografiche testimoniano da un lato la mancanza di studi omogenei, e dall'altro sollevano il grido unanime della necessità di indagare su di un campo ancora inesplorato . Con questo lavoro non si vuole, né si può tentare una ricognizione totale del problema nel Mezzogiorno preunitario, per le motivazioni già dette, ma si interpreteranno alcuni documenti solo in parte editi, documenti che spiegano quanto incisiva sia stata l'azione di istituti che, almeno fino alla consacrazione ufficiale di un credito agrario dopo l'Unità, furono gli unici strumenti di intervento nel finanziamento della piccola e media conduzione agricola.
2014
Istituto di Studi sul Mediterraneo - ISMed
9788880801245
Credito agrario
mezzogiorno
Storia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/269244
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