I contaminanti di origine antropica raggiungono l'ambiente fluviale attraverso molteplici vie di accesso al sistema. A parte le deposizioni atmosferiche, i principali apporti di contaminanti sono riconducibili a immissioni dirette o indirette di composti provenienti da fonti domestiche, industriali e agricole. I reflui che raggiungono il corpo idrico sia per immissione diretta, com'è il caso delle acque di pioggia e di dilavamento, che per immissione indiretta, attraverso la "mediazione" degli impianti di depurazione, apportano sia composti in soluzione nella colonna d'acqua e sia legati o adsorbiti al materiale particolato. Questi ultimi, che sono in genere i più tossici e bioaccumulabili, ben difficilmente sono analizzabili nelle acque dei corpi idrici. Proprio per le loro caratteristiche di bassa solubilità ed elevata affinità per la materia organica, essi sono più facilmente ricercabili nei sedimenti del recettore, dove queste sostanze andranno ad accumularsi, talvolta per decine chilometri a valle dei punti d'immissione. Il potenziale che i sedimenti hanno di essere una trappola per gli inquinanti e contemporaneamente una loro fonte all'interno del recettore, giustifica ampiamente gli approfondimenti di cui sono spesso oggetto e che in genere ne esaminano il grado di contaminazione, il potenziale tossico e naturalmente gli effetti, soprattutto a lungo termine, sulla vita acquatica. Da un punto di vista più strettamente gestionale, la conoscenza della contaminazione dei sedimenti, che si traduce spesso nella ricerca di sostanze "pericolose e prioritarie", offre per quanto detto diversi vantaggi, primo tra questi una sorta di memoria che registra il risultato di settimane, mesi e talvolta anni di immissioni inquinanti in una data area. Sempre da un punto di vista gestionale, è molto difficile se non impossibile identificare l'andamento temporale della contaminazione nel corpo idrico sulla base dei dati comunemente disponibili, ottenuti dall'analisi di campioni di acqua. E' cioè molto difficile capire se un dato inquinante stia minacciando un fiume, a quali conentrazioni, da quanto tempo e soprattutto se sia in atto una riduzione o un pericoloso aumento della sua presenza all'interno del bacino e quindi del corpo idrico. Queste informazioni sono di importanza sostanziale ogniqualvolta si debba comprendere il rischio generato da un inquinante e decidere come intervenire se questo risultasse inaccettabile. E questo è tanto più apprezzabile all'interno del quadro normativo tracciato dalla Direttiva sulle Acque (2000/60/CE). Date queste premesse e data l'importanza del Fiume Lambro all'interno del bacino del Po, l'IRSA ha proposto di compiere un importante approfondimento avente come obiettivo la riscostruzione degli ultimi decenni della contaminazione antropica del Lambro attraverso l'esame di una carota di sedimento prelevata in un'idonea area di deposizione lungo il suo percorso. Lo studio delle carote di sedimento ha una tradizione ampia e consolidata per i bacini lacustri; viceversa, le indagini di carote fluviali sono molto meno numerose e ben più difficoltose. La sfida è stata raccolta da Regione Lombardia e ARPA Lombardia nell'ambito del Progetto Sedimenti Lambro, e questo rapporto illustra e discute i moltissimi risultati ottenuti dallo studio di una carota di sedimento prelevata nel Fiume Lambro, presso l'abitato di S. Zenone (MI). Il quadro che ne è scaturito è ampio e complesso e sarà di grande aiuto sia per la gestione del Lambro che per la comprensione della sua vicenda evolutiva come di quella del Fiume Po

Progetto Sedimenti Lambro. Risultati dell'approfondimento analitico svolto su una carota di sedimenti del Fiume Lambro.

Copetti D;Guzzella L;Locaputo V;Marziali L;Mascolo G;Mastroianni D;Roscioli C;
2013

Abstract

I contaminanti di origine antropica raggiungono l'ambiente fluviale attraverso molteplici vie di accesso al sistema. A parte le deposizioni atmosferiche, i principali apporti di contaminanti sono riconducibili a immissioni dirette o indirette di composti provenienti da fonti domestiche, industriali e agricole. I reflui che raggiungono il corpo idrico sia per immissione diretta, com'è il caso delle acque di pioggia e di dilavamento, che per immissione indiretta, attraverso la "mediazione" degli impianti di depurazione, apportano sia composti in soluzione nella colonna d'acqua e sia legati o adsorbiti al materiale particolato. Questi ultimi, che sono in genere i più tossici e bioaccumulabili, ben difficilmente sono analizzabili nelle acque dei corpi idrici. Proprio per le loro caratteristiche di bassa solubilità ed elevata affinità per la materia organica, essi sono più facilmente ricercabili nei sedimenti del recettore, dove queste sostanze andranno ad accumularsi, talvolta per decine chilometri a valle dei punti d'immissione. Il potenziale che i sedimenti hanno di essere una trappola per gli inquinanti e contemporaneamente una loro fonte all'interno del recettore, giustifica ampiamente gli approfondimenti di cui sono spesso oggetto e che in genere ne esaminano il grado di contaminazione, il potenziale tossico e naturalmente gli effetti, soprattutto a lungo termine, sulla vita acquatica. Da un punto di vista più strettamente gestionale, la conoscenza della contaminazione dei sedimenti, che si traduce spesso nella ricerca di sostanze "pericolose e prioritarie", offre per quanto detto diversi vantaggi, primo tra questi una sorta di memoria che registra il risultato di settimane, mesi e talvolta anni di immissioni inquinanti in una data area. Sempre da un punto di vista gestionale, è molto difficile se non impossibile identificare l'andamento temporale della contaminazione nel corpo idrico sulla base dei dati comunemente disponibili, ottenuti dall'analisi di campioni di acqua. E' cioè molto difficile capire se un dato inquinante stia minacciando un fiume, a quali conentrazioni, da quanto tempo e soprattutto se sia in atto una riduzione o un pericoloso aumento della sua presenza all'interno del bacino e quindi del corpo idrico. Queste informazioni sono di importanza sostanziale ogniqualvolta si debba comprendere il rischio generato da un inquinante e decidere come intervenire se questo risultasse inaccettabile. E questo è tanto più apprezzabile all'interno del quadro normativo tracciato dalla Direttiva sulle Acque (2000/60/CE). Date queste premesse e data l'importanza del Fiume Lambro all'interno del bacino del Po, l'IRSA ha proposto di compiere un importante approfondimento avente come obiettivo la riscostruzione degli ultimi decenni della contaminazione antropica del Lambro attraverso l'esame di una carota di sedimento prelevata in un'idonea area di deposizione lungo il suo percorso. Lo studio delle carote di sedimento ha una tradizione ampia e consolidata per i bacini lacustri; viceversa, le indagini di carote fluviali sono molto meno numerose e ben più difficoltose. La sfida è stata raccolta da Regione Lombardia e ARPA Lombardia nell'ambito del Progetto Sedimenti Lambro, e questo rapporto illustra e discute i moltissimi risultati ottenuti dallo studio di una carota di sedimento prelevata nel Fiume Lambro, presso l'abitato di S. Zenone (MI). Il quadro che ne è scaturito è ampio e complesso e sarà di grande aiuto sia per la gestione del Lambro che per la comprensione della sua vicenda evolutiva come di quella del Fiume Po
2013
Andamento temporale; pressione antropica; interferenti endocrini; contaminanti emergenti; sedimenti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/277144
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