Questo approfondimento trae origine da una serie di studi che IRSA ha condotto di recente sui bacini del Lambro e del Po, prima autonomamente e in seguito per conto di Regione e ARPA Lombardia (Viganò et al., 2008; 2009; 2011; Viganò et al., 2012a). Queste ricerche hanno messo in evidenza la contaminazione del fiume Lambro da parte di un gruppo di inquinanti noti come polibromodifenileteri (PBDE) che, da questo tributario, vengono trasportati al fiume Po andando a contaminare i suoi sedimenti e la sua rete trofica. Le concentrazioni di PBDE trovate nei sedimenti dei due fiumi sono particolarmente elevate. La stessa direttiva sulle sostanze prioritarie (2013/39/EU) fissa dei valori limite nella fauna ittica che, secondo gli studi IRSA, sarebbero ampiamente superati nei pesci del Po, ma ancor più verosimilmente nel Lambro, sebbene per ora siano disponibili solo dati sulla fauna macrobentonica e su pesci esposti in laboratorio (Viganò et al., 2012a; 2012b). I PBDE, sono un gruppo di composti utilizzati, fin dal 1970, come ritardanti di fiamma nella fabbricazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche, tessuti e mobili. Sono composti organici strutturalmente molto simili ai PCB e, analogamente, sono caratterizzati da elevata persistenza e da un grado di lipofilicità anche superiore. Queste caratteristiche favoriscono i processi di bioaccumulo da parte di tali sostanze negli organismi viventi, uomo compreso. Vengono considerati "inquinanti chimici emergenti", anche se le prime notizie del loro ritrovamento in campioni acquosi risalgono agli anni '80. Negli ultimi anni, vi è stato un crescente interesse nei confronti dei PBDE essendone stati accertati gli effetti tossici ed in particolare l'attività quali interferenti endocrini, la tossicità sullo sviluppo del sistema nervoso con riflessi a livello cognitivo e comportamentale e, non ultimo, la potenziale cancerogenicità (Eljarrat et al, 2008; Ward et al, 2008; Law et al, 2006; Kemmlein et al., 2003; McDonald TA., 2002 I rischi per la salute umana e l'ambiente associati all'uso di questi composti hanno indotto più nazioni, tra le quali i paesi membri dell'Unione Europea e gli Stati Uniti, a mettere al bando le formulazioni commerciali denominate penta-BDE e octa-BDE. Per quanto riguarda, invece, la formulazione deca-BDE, sebbene in alcune nazioni la sua produzione o l'uso siano limitati o prossimi al bando, di fatto, essa resta tuttora ampiamente prodotta e utilizzata su scala globale, soprattutto nei paesi del continente asiatico. Date queste premesse, questo approfondimento si è posto due obiettivi sostanziali. Da un lato, individuare le fonti potenziali di PBDE nel bacino del Lambro confrontando questi dati con i livelli di PBDE trovati nel fiume; dall'altro lato, la messa a punto di un approccio metodologico che consentisse di affrontare problemi analoghi di ricerca delle fonti potenziali di un inquinante, e la loro categorizzazione e localizzazione all'interno del bacino fluviale. Questa metodologia prende origine dalle metodiche utilizzate per l'individuazione delle pressioni e degli impatti esercitati sui corpi idrici, finalizzate a fornire indicazioni circa le attività conoscitive da avviare per definirne lo stato di compromissione. Le pressioni gravanti sui corpi idrici possono essere infatti descritte attraverso variabili direttamente correlate al degrado 4 ambientale e la loro definizione identifica le cause responsabili delle condizioni ambientali di criticità esistenti al momento dell'analisi. Nel caso specifico di questo approfondimento, avendo misurato l'impatto attraverso le analisi delle concentrazioni di BDE-209 nella carota e nei sedimenti del Lambro, si è proceduto a ritroso per identificare le possibili fonti di emissione della sostanza. Tale processo ha riguardato l'analisi e la descrizione delle sorgenti potenziali di questo inquinante gravanti sul bacino del fiume Lambro. A tale scopo sono stati selezionati alcuni indicatori che meglio esprimono le pressioni di origine antropica (attività commerciali ed urbanizzazione). Nello specifico sono state vagliate, all'interno della classificazione delle attività economiche ATECO, tutte quelle tipologie di attività che maggiormente si ritiene possano essere considerate potenziali fonti del ritardante di fiamma. I risultati ottenuti, sono stati aggregati con altre informazioni riguardanti il bacino idrografico del Lambro, quali, ad esempio: la localizzazione degli impianti di trattamento delle acque reflue e il relativo numero di abitanti equivalenti trattati, gli impianti di trattamento dei rifiuti, il carico scolmato per agglomerato e il grado di impermeabilizzazione del territorio. Si sottolinea, infine, come la scelta degli indicatori di pressione sia stata fatta anche in base ai "dataset" disponibili, alla loro copertura territoriale e necessariamente alla possibilità di essere tra loro comparati.

Progetto Sedimenti Lambro. Valutazione delle fonti potenziali del ritardante di fiamma decabromodifeniletere (BDE-209) nel bacino del Lambro.

2013

Abstract

Questo approfondimento trae origine da una serie di studi che IRSA ha condotto di recente sui bacini del Lambro e del Po, prima autonomamente e in seguito per conto di Regione e ARPA Lombardia (Viganò et al., 2008; 2009; 2011; Viganò et al., 2012a). Queste ricerche hanno messo in evidenza la contaminazione del fiume Lambro da parte di un gruppo di inquinanti noti come polibromodifenileteri (PBDE) che, da questo tributario, vengono trasportati al fiume Po andando a contaminare i suoi sedimenti e la sua rete trofica. Le concentrazioni di PBDE trovate nei sedimenti dei due fiumi sono particolarmente elevate. La stessa direttiva sulle sostanze prioritarie (2013/39/EU) fissa dei valori limite nella fauna ittica che, secondo gli studi IRSA, sarebbero ampiamente superati nei pesci del Po, ma ancor più verosimilmente nel Lambro, sebbene per ora siano disponibili solo dati sulla fauna macrobentonica e su pesci esposti in laboratorio (Viganò et al., 2012a; 2012b). I PBDE, sono un gruppo di composti utilizzati, fin dal 1970, come ritardanti di fiamma nella fabbricazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche, tessuti e mobili. Sono composti organici strutturalmente molto simili ai PCB e, analogamente, sono caratterizzati da elevata persistenza e da un grado di lipofilicità anche superiore. Queste caratteristiche favoriscono i processi di bioaccumulo da parte di tali sostanze negli organismi viventi, uomo compreso. Vengono considerati "inquinanti chimici emergenti", anche se le prime notizie del loro ritrovamento in campioni acquosi risalgono agli anni '80. Negli ultimi anni, vi è stato un crescente interesse nei confronti dei PBDE essendone stati accertati gli effetti tossici ed in particolare l'attività quali interferenti endocrini, la tossicità sullo sviluppo del sistema nervoso con riflessi a livello cognitivo e comportamentale e, non ultimo, la potenziale cancerogenicità (Eljarrat et al, 2008; Ward et al, 2008; Law et al, 2006; Kemmlein et al., 2003; McDonald TA., 2002 I rischi per la salute umana e l'ambiente associati all'uso di questi composti hanno indotto più nazioni, tra le quali i paesi membri dell'Unione Europea e gli Stati Uniti, a mettere al bando le formulazioni commerciali denominate penta-BDE e octa-BDE. Per quanto riguarda, invece, la formulazione deca-BDE, sebbene in alcune nazioni la sua produzione o l'uso siano limitati o prossimi al bando, di fatto, essa resta tuttora ampiamente prodotta e utilizzata su scala globale, soprattutto nei paesi del continente asiatico. Date queste premesse, questo approfondimento si è posto due obiettivi sostanziali. Da un lato, individuare le fonti potenziali di PBDE nel bacino del Lambro confrontando questi dati con i livelli di PBDE trovati nel fiume; dall'altro lato, la messa a punto di un approccio metodologico che consentisse di affrontare problemi analoghi di ricerca delle fonti potenziali di un inquinante, e la loro categorizzazione e localizzazione all'interno del bacino fluviale. Questa metodologia prende origine dalle metodiche utilizzate per l'individuazione delle pressioni e degli impatti esercitati sui corpi idrici, finalizzate a fornire indicazioni circa le attività conoscitive da avviare per definirne lo stato di compromissione. Le pressioni gravanti sui corpi idrici possono essere infatti descritte attraverso variabili direttamente correlate al degrado 4 ambientale e la loro definizione identifica le cause responsabili delle condizioni ambientali di criticità esistenti al momento dell'analisi. Nel caso specifico di questo approfondimento, avendo misurato l'impatto attraverso le analisi delle concentrazioni di BDE-209 nella carota e nei sedimenti del Lambro, si è proceduto a ritroso per identificare le possibili fonti di emissione della sostanza. Tale processo ha riguardato l'analisi e la descrizione delle sorgenti potenziali di questo inquinante gravanti sul bacino del fiume Lambro. A tale scopo sono stati selezionati alcuni indicatori che meglio esprimono le pressioni di origine antropica (attività commerciali ed urbanizzazione). Nello specifico sono state vagliate, all'interno della classificazione delle attività economiche ATECO, tutte quelle tipologie di attività che maggiormente si ritiene possano essere considerate potenziali fonti del ritardante di fiamma. I risultati ottenuti, sono stati aggregati con altre informazioni riguardanti il bacino idrografico del Lambro, quali, ad esempio: la localizzazione degli impianti di trattamento delle acque reflue e il relativo numero di abitanti equivalenti trattati, gli impianti di trattamento dei rifiuti, il carico scolmato per agglomerato e il grado di impermeabilizzazione del territorio. Si sottolinea, infine, come la scelta degli indicatori di pressione sia stata fatta anche in base ai "dataset" disponibili, alla loro copertura territoriale e necessariamente alla possibilità di essere tra loro comparati.
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