Il volume è preceduto dal Foreword di Miguel-John Versluys. La cultura dell'Egitto faraonico viene tradizionalmente considerata come chiusa in uno splendido isolamento. Al contrario, l'Egitto, con la sua unicità ambientale, ha dato vita ad una cultura non isolata e chiusa in se stessa: essa ha dialogato apertamente con altre civiltà antiche e ha contribuito in modo importante alla formazione di un linguaggio culturale comune nel Mediterraneo. In epoca romana, la cultura egizia non era morta e sepolta, ma aveva ancora una sua vitalità, capace di esprimersi non solo nella terra del Nilo, ma anche nel resto del mondo conosciuto e a Roma. Negli anni recenti, gli studi sul rapporto tra la cultura egizia e quella romana si sono intensificati, sia da parte degli studiosi di antichità classiche che da parte di egittologi; appare oggi sempre più importante riproporre una visione di insieme ampliata e aggiornata che, con un approccio specificamente egittologico, tenti la comprensione del fenomeno attraverso la ricostruzione dell'inserimento della cultura egizia a Roma e della relativa "interpretatio Romana". Le novità nella ricerca storica hanno dato la possibilità di rivedere il senso dell'inserimento di antichità egizie nel mondo romano, uscendo da una visione superficiale secondo la quale queste furono portate a Roma con la sola finalità di creare uno sfondo di esotico sfarzo, formando la stravagante suppellettile di templi o ville. In realtà, alla luce degli studi più recenti, a Roma antica ci fu una certa comprensione della cultura egizia, grazie anche alla presenza sul suolo dell'Urbe di specialisti, quali sacerdoti e artisti. L'immagine "egizia" di Roma si è sviluppata nel tempo, infatti il ritrovamento di antichità egizie nel suolo romano ispirò la creazione di opere egittizzanti già nel Medioevo e successivamente in epoca moderna. La presenza a Roma di Athanasius Kircher prima e del padre dell'egittologia J.-Fr. Champollion poi rese la città protagonista nella nascita della disciplina. Questo notevole passato ha lasciato ampia traccia nell'arredo urbano, nelle collezioni e nei musei di Roma. Questo studio è cresciuto e si è aggiornato a margine della linea di ricerca istituzionale Egitto, crocevia del Mediterraneo antico che dirigo nell'Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico del CNR. Essa è rivolta in particolare agli oggetti ritrovati in Italia e soprattutto a Roma, passa attraverso l'analisi di aspetti storico religiosi e mitologici, necessaria a comprendere l'immaginario egizio e la sua interpretazione romana, a discernere sia le scelte dei materiali che gli elementi iconografici che caratterizzano le opere, tentando uno sguardo che scandagli in profondità diacronica i nessi culturali. L'approccio costituito da questo volume è precisamente egittologico: necessariamente comprende una ricerca nell'ambito proprio degli studi classici ma, per quanto riguarda questo, rinvia ad una bibliografia pertinente. L'obiettivo è precisamente rintracciare aspetti della cultura faraonica e proporre delle chiavi di comprensione del loro inserimento nel mondo romano; per questo motivo, la presenza di materie prime e prodotti provenienti dall'Egitto in epoca romana costituiscono uno sfondo ma non un preciso interesse per il nostro percorso.
La terra del Nilo sulle sponde del Tevere
2013
Abstract
Il volume è preceduto dal Foreword di Miguel-John Versluys. La cultura dell'Egitto faraonico viene tradizionalmente considerata come chiusa in uno splendido isolamento. Al contrario, l'Egitto, con la sua unicità ambientale, ha dato vita ad una cultura non isolata e chiusa in se stessa: essa ha dialogato apertamente con altre civiltà antiche e ha contribuito in modo importante alla formazione di un linguaggio culturale comune nel Mediterraneo. In epoca romana, la cultura egizia non era morta e sepolta, ma aveva ancora una sua vitalità, capace di esprimersi non solo nella terra del Nilo, ma anche nel resto del mondo conosciuto e a Roma. Negli anni recenti, gli studi sul rapporto tra la cultura egizia e quella romana si sono intensificati, sia da parte degli studiosi di antichità classiche che da parte di egittologi; appare oggi sempre più importante riproporre una visione di insieme ampliata e aggiornata che, con un approccio specificamente egittologico, tenti la comprensione del fenomeno attraverso la ricostruzione dell'inserimento della cultura egizia a Roma e della relativa "interpretatio Romana". Le novità nella ricerca storica hanno dato la possibilità di rivedere il senso dell'inserimento di antichità egizie nel mondo romano, uscendo da una visione superficiale secondo la quale queste furono portate a Roma con la sola finalità di creare uno sfondo di esotico sfarzo, formando la stravagante suppellettile di templi o ville. In realtà, alla luce degli studi più recenti, a Roma antica ci fu una certa comprensione della cultura egizia, grazie anche alla presenza sul suolo dell'Urbe di specialisti, quali sacerdoti e artisti. L'immagine "egizia" di Roma si è sviluppata nel tempo, infatti il ritrovamento di antichità egizie nel suolo romano ispirò la creazione di opere egittizzanti già nel Medioevo e successivamente in epoca moderna. La presenza a Roma di Athanasius Kircher prima e del padre dell'egittologia J.-Fr. Champollion poi rese la città protagonista nella nascita della disciplina. Questo notevole passato ha lasciato ampia traccia nell'arredo urbano, nelle collezioni e nei musei di Roma. Questo studio è cresciuto e si è aggiornato a margine della linea di ricerca istituzionale Egitto, crocevia del Mediterraneo antico che dirigo nell'Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico del CNR. Essa è rivolta in particolare agli oggetti ritrovati in Italia e soprattutto a Roma, passa attraverso l'analisi di aspetti storico religiosi e mitologici, necessaria a comprendere l'immaginario egizio e la sua interpretazione romana, a discernere sia le scelte dei materiali che gli elementi iconografici che caratterizzano le opere, tentando uno sguardo che scandagli in profondità diacronica i nessi culturali. L'approccio costituito da questo volume è precisamente egittologico: necessariamente comprende una ricerca nell'ambito proprio degli studi classici ma, per quanto riguarda questo, rinvia ad una bibliografia pertinente. L'obiettivo è precisamente rintracciare aspetti della cultura faraonica e proporre delle chiavi di comprensione del loro inserimento nel mondo romano; per questo motivo, la presenza di materie prime e prodotti provenienti dall'Egitto in epoca romana costituiscono uno sfondo ma non un preciso interesse per il nostro percorso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.