Negli ultimi decenni del XX secolo si è palesata in Occidente la transizione verso una società "postindustriale" «sempre più preoccupata del futuro» e delle connesse problematiche su sicurezza sociale e responsabilità istituzionali (Giddens, 1999). Essa può essere definita "società del rischio", come sembrò preconizzare Risikogesellschaft di Ulrich Beck, pubblicato dalla Suhrkamp poco prima del disastro di Chernobyl con fortuito tempismo. Questo moderno concetto di rischio «cerca di rendere prevedibili e controllabili le conseguenze delle scelte compiute in nome del progresso». Eventi di natura diversa come disastri industriali, cambiamenti climatici, crisi finanziarie, attacchi terroristici, catastrofi geologiche, verrebbero percepiti come variabili di una molteplicità di pericoli. Questa "seconda modernità" dell'Occidente sarebbe caratterizzata da responsabilità etica della globalizzazione di una emergente opinione pubblica, ma anche da "organised irresponsibility", basata sul diniego «profondamente radicato nelle istituzioni» dei rischi prodotti. Tuttavia, l'affermarsi di una scienza cosciente dei limiti della proprie capacità di conoscenza determinerebbe la liberazione della politica e della sfera pubblica dalla tecnocrazia, aprendo spazi a processi di democratizzazione delle istituzioni. È questa una stimolante prospettiva d'analisi per rivisitare il "caso italiano" (attraverso i rischi sismico e meteo-idrogeologico) anche considerando che essa «rischia di bandire diverse tradizioni di pensiero fondate negli scritti di Karl Marx, tradizioni che possono aiutare a comprendere la condizione di irresponsabilità organizzata» (Lacy, 2002).

L'irresponsabilità organizzata delle istituzioni per le catastrofi naturali

Marco Delle Rose
2016

Abstract

Negli ultimi decenni del XX secolo si è palesata in Occidente la transizione verso una società "postindustriale" «sempre più preoccupata del futuro» e delle connesse problematiche su sicurezza sociale e responsabilità istituzionali (Giddens, 1999). Essa può essere definita "società del rischio", come sembrò preconizzare Risikogesellschaft di Ulrich Beck, pubblicato dalla Suhrkamp poco prima del disastro di Chernobyl con fortuito tempismo. Questo moderno concetto di rischio «cerca di rendere prevedibili e controllabili le conseguenze delle scelte compiute in nome del progresso». Eventi di natura diversa come disastri industriali, cambiamenti climatici, crisi finanziarie, attacchi terroristici, catastrofi geologiche, verrebbero percepiti come variabili di una molteplicità di pericoli. Questa "seconda modernità" dell'Occidente sarebbe caratterizzata da responsabilità etica della globalizzazione di una emergente opinione pubblica, ma anche da "organised irresponsibility", basata sul diniego «profondamente radicato nelle istituzioni» dei rischi prodotti. Tuttavia, l'affermarsi di una scienza cosciente dei limiti della proprie capacità di conoscenza determinerebbe la liberazione della politica e della sfera pubblica dalla tecnocrazia, aprendo spazi a processi di democratizzazione delle istituzioni. È questa una stimolante prospettiva d'analisi per rivisitare il "caso italiano" (attraverso i rischi sismico e meteo-idrogeologico) anche considerando che essa «rischia di bandire diverse tradizioni di pensiero fondate negli scritti di Karl Marx, tradizioni che possono aiutare a comprendere la condizione di irresponsabilità organizzata» (Lacy, 2002).
2016
Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima - ISAC
catastrofi naturali
rischio sismico
rischio meteo-idrogeologico
previsioni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/310969
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