Nel mondo, ogni anno, 15 milioni di persone sono colpite da ictus, di queste quasi sei milioni muoiono. L'ictus cerebrale costituisce la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza causa di morte nei Paesi del G8, preceduto soltanto dalle malattie cardiovascolari e dai tumori. In Italia si verificano circa 200.000 ictus ogni anno e 660 casi al giorno. Sono colpiti soprattutto gli anziani (3 ammalati su 4 hanno più di 65 anni) e il rischio raddoppia ogni 10 anni a partire dai 45 anni. Il tasso di mortalità (10-12% di tutti i decessi per anno) è in diminuzione da diversi anni, ma tuttora circa un ammalato su 4 muore entro tre mesi e circa la metà di coloro che sopravvivono perde la propria autonomia. Per la sua elevata incidenza, per diffusione e gravità degli effetti l'ictus cerebrale rappresenta un problema assistenziale, riabilitativo e sociale di enormi dimensioni con un grande impatto sulla società. Se notevole è l'assorbimento delle risorse nella fase acuta, ancor più rilevante risulta quello relativo alla disabilità residua. L'ictus, infatti, costituisce in assoluto la prima causa di invalidità e la seconda causa di demenza con perdita dell'autosufficienza e con conseguenti oneri relativi agli interventi riabilitativi, ospedalieri e domiciliari, socio-assistenziali e costi indiretti, difficilmente quantificabili, connessi alla perdita di produttività. La gestione clinica del paziente che ha avuto un ictus cerebrale, la prevenzione primaria e secondaria, l'organizzazione dei servizi dedicati alle varie fasi della malattia cerebrovascolare, sono temi di massima importanza nella medicina moderna. La possibilità di garantire continuità di cura ai cittadini con esiti da ictus cerebrale è attualmente una delle maggiori sfide per il sistema sanitario. Da un lato, infatti, a causa del progressivo aumento dei fattori di rischio, l'incidenza di questa malattia sta aumentando rapidamente, dall'altro le tecnologie biomediche hanno trasformato malattie, un tempo letali, in malattie a lunga sopravvivenza che necessitano tuttavia di assistenza continua. Nonostante la mole di evidenze scientifiche a sostegno dell'efficacia di farmaci e modalità organizzative per la gestione e la cura di questi pazienti, vi è una evidente difficoltà da parte del nostro Ssn e regionale a trasferire nella pratica clinica tali evidenze. Tra le innumerevoli cause di tale fenomeno, un posto di rilievo è occupato dalla inadeguatezza culturale e dalla disinformazione sia degli operatori sanitari sia del cittadino comune. L'indagine "I costi sociali e i bisogni assistenziali dei malati di ictus cerebrale" è il prodotto di una ricerca effettuata dal Dipartimento di Scienze neurologiche dell'Università degli studi di Firenze, l'Associazione lotta all'ictus cerebrale (A.L.I.Ce Italia Onlus) e la Fondazione Censis, che è stata promossa e finanziata dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) del ministero della Salute, nell'ambito del progetto Ccm dal titolo "Promozione dell'assistenza all'ictus cerebrale in Italia". Il progetto Ccm si propone di aumentare la consapevolezza e l'attenzione nei confronti delle patologie cerebrovascolari da parte sia dei policy makers, che del management ospedaliero, oltre che dei professionisti e delle associazioni dei pazienti. La ricerca ha messo in evidenza che, sebbene l'ictus risulti essere una patologia di grande impatto nella popolazione, la conoscenza della malattia tuttavia appare superficiale e confusa; infatti benché il 77,0% degli intervistati dichiari di essere in grado di offrire una definizione puntuale della patologia, solo poco più della metà è realmente in possesso di un quadro chiaro della malattia.

Ictus cerebrale: i costi sociali e i bisogni assistenziali

M Baldereschi;A Di Carlo;
2011

Abstract

Nel mondo, ogni anno, 15 milioni di persone sono colpite da ictus, di queste quasi sei milioni muoiono. L'ictus cerebrale costituisce la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza causa di morte nei Paesi del G8, preceduto soltanto dalle malattie cardiovascolari e dai tumori. In Italia si verificano circa 200.000 ictus ogni anno e 660 casi al giorno. Sono colpiti soprattutto gli anziani (3 ammalati su 4 hanno più di 65 anni) e il rischio raddoppia ogni 10 anni a partire dai 45 anni. Il tasso di mortalità (10-12% di tutti i decessi per anno) è in diminuzione da diversi anni, ma tuttora circa un ammalato su 4 muore entro tre mesi e circa la metà di coloro che sopravvivono perde la propria autonomia. Per la sua elevata incidenza, per diffusione e gravità degli effetti l'ictus cerebrale rappresenta un problema assistenziale, riabilitativo e sociale di enormi dimensioni con un grande impatto sulla società. Se notevole è l'assorbimento delle risorse nella fase acuta, ancor più rilevante risulta quello relativo alla disabilità residua. L'ictus, infatti, costituisce in assoluto la prima causa di invalidità e la seconda causa di demenza con perdita dell'autosufficienza e con conseguenti oneri relativi agli interventi riabilitativi, ospedalieri e domiciliari, socio-assistenziali e costi indiretti, difficilmente quantificabili, connessi alla perdita di produttività. La gestione clinica del paziente che ha avuto un ictus cerebrale, la prevenzione primaria e secondaria, l'organizzazione dei servizi dedicati alle varie fasi della malattia cerebrovascolare, sono temi di massima importanza nella medicina moderna. La possibilità di garantire continuità di cura ai cittadini con esiti da ictus cerebrale è attualmente una delle maggiori sfide per il sistema sanitario. Da un lato, infatti, a causa del progressivo aumento dei fattori di rischio, l'incidenza di questa malattia sta aumentando rapidamente, dall'altro le tecnologie biomediche hanno trasformato malattie, un tempo letali, in malattie a lunga sopravvivenza che necessitano tuttavia di assistenza continua. Nonostante la mole di evidenze scientifiche a sostegno dell'efficacia di farmaci e modalità organizzative per la gestione e la cura di questi pazienti, vi è una evidente difficoltà da parte del nostro Ssn e regionale a trasferire nella pratica clinica tali evidenze. Tra le innumerevoli cause di tale fenomeno, un posto di rilievo è occupato dalla inadeguatezza culturale e dalla disinformazione sia degli operatori sanitari sia del cittadino comune. L'indagine "I costi sociali e i bisogni assistenziali dei malati di ictus cerebrale" è il prodotto di una ricerca effettuata dal Dipartimento di Scienze neurologiche dell'Università degli studi di Firenze, l'Associazione lotta all'ictus cerebrale (A.L.I.Ce Italia Onlus) e la Fondazione Censis, che è stata promossa e finanziata dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) del ministero della Salute, nell'ambito del progetto Ccm dal titolo "Promozione dell'assistenza all'ictus cerebrale in Italia". Il progetto Ccm si propone di aumentare la consapevolezza e l'attenzione nei confronti delle patologie cerebrovascolari da parte sia dei policy makers, che del management ospedaliero, oltre che dei professionisti e delle associazioni dei pazienti. La ricerca ha messo in evidenza che, sebbene l'ictus risulti essere una patologia di grande impatto nella popolazione, la conoscenza della malattia tuttavia appare superficiale e confusa; infatti benché il 77,0% degli intervistati dichiari di essere in grado di offrire una definizione puntuale della patologia, solo poco più della metà è realmente in possesso di un quadro chiaro della malattia.
2011
ictus assistenza costi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/313276
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