Il seguente contributo si propone di illustrare, attraverso alcuni significativi casi studio, il contributo del team di ricerca dell'Istituto per i Beni Archeologici e Multimedia del Consiglio Nazionale delle Ricerche della sede di Catania nella ricerca e sperimentazione della digitalizzazione del patrimonio librario e archeologico. I lavori presentati sono, infatti, il risultato di ricerche attualmente in corso, condotte all'interno di progetti europei e nazionali, che mostrano come l'IBAM CNR sia impegnato, ormai da anni, nel settore della conoscenza, documentazione, diagnosi, conservazione, digitalizzazione e fruizione del patrimonio culturale. Dati e risultati ottenuti da un sinergico lavoro di squadra che vede operare all'interno del LAIM (Laboratorio di Archeologia Immersiva e Multimedia dell'IBAM) un team multidisciplinare costituito da archeologi, fotografi ed esperti di foto-modellazione 3D, ingegneri informatici, tecnologi e addetti alla comunicazione. Come si potrà vedere nel corso del contributo, negli ultimi anni la ricerca sul patrimonio culturale promossa dall'IBAM di Catania si è molto orientata verso tecnologie e metodologie di digitalizzazione del patrimonio storico, librario, archeologico e monumentale. Oltre all'attività di scansione e metadatazione del patrimonio librario, l'Istituto ha condotto campagne di digitalizzazione di reperti, monumenti e interi complessi archeologici. Queste attività hanno visto l'impiego, da parte dei tecnici specializzati dell'Istituto, di numerose metodologie e tecniche di digitalizzazione, basate su strumentazione di alto livello professionale. I vantaggi della digitalizzazione per la conservazione del patrimonio culturale sono noti da diversi anni, ma nell'ambito della ricerca umanistica essi assumono un nuova veste. Soddisfatta la necessità della conservazione e della replicabilità dei dati, la digitalizzazione oggi diventa spunto per nuovi percorsi di studio, in quanto genera la possibilità, a differenza del passato, di poter avere accesso e lavorare su una grandissima quantità di dati, tutti, tra l'altro, sottoposti ad un immediato controllo e confronto, potendosi di conseguenza definire in prima battuta molto affidabili. Infatti è possibile confrontarsi immediatamente su dati e sui risultati della ricerca, condotta su dataset creati dalla digitalizzazione, aumentando in maniera esponenziale non solo la conoscenza approfondita del patrimonio culturale ma anche le sue possibilità comunicative. I beni digitalizzati e studiati grazie all'uso delle nuove tecnologie diventano così spunti di narrazione differenziata, dal momento che la digitalizzazione tende naturalmente a una fruizione più allargata, veicolata dal web per esempio, cambiando la prospettiva della ricerca sui beni culturali, non più confinabile all'interno di schemi collaudati di condivisione accademica, ma adesso orientata a una conoscenza diversa e più sfaccettata, basata sul concetto d'informazione multi-layer. La grande disponibilità, sempre più crescente, di risorse tecnologiche e informatiche ha, infatti, rappresentato un salto di qualità nei sistemi di archiviazione dei dati e soprattutto nella capacità di relazione e di interconnessione dei dati stessi, grazie a nuovi paradigmi e protocolli di scambio dati e classificazione delle informazioni, come di nuove ed efficienti infrastrutture di scala globale, capaci di fornire un nuovo universo cibernetico, uno spazio in cui i dati possono essere classificati e messi in relazione tra loro, anche se appartenenti a rami dello scibile molto diversi, e messi a disposizione, a seconda degli interessi dell'utente, agli addetti ai lavori così come ai semplici curiosi. Questo tipo d'impostazione, dunque, permette di raggiungere diverse tipologie di fruitori del patrimonio culturale, dallo specialista allo studente, dal semplice curioso al turista, investendo l'attività di ricerca sui BB.CC. di una missione ancora più ricca e più direttamente integrata con il tessuto sociale e con le potenzialità di sviluppo, anche economico, che i beni librari, archeologici e monumentali rappresentano. In quest'ottica è possibile apprezzare meglio le possibilità comunicative delle nuove tecnologie e l'importanza di poter accedere più facilmente ed efficientemente a informazioni che fino a oggi erano celate nelle migliaia di biblioteche sparse nel nostro paese, troppo spesso, purtroppo, dimenticate, o relegate ad aree archeologiche non sempre raggiungibili o di difficile fruizione, basti pensare all'archeologia urbana, in cui problemi legati alla naturale e storica stratificazione del tessuto urbano spesso rendono difficile l'accesso e la fruizione, nonché a volte la semplice individuazione, del patrimonio archeologico e monumentale. La digitalizzazione di un patrimonio così grande non è sicuramente materia semplice, essa comporta una pianificazione che tenga conto dei continui e inarrestabili avanzamenti della tecnologia, mediando tra la rigidità di standard e prassi, certificata da diverse gudelines e best-practices, resa sicuramente necessaria per una regolarizzazione delle metodologie e delle tecniche impiegate e che tenga conto di regole globalmente condivise, e la flessibilità dovuta alla continua ricerca e all'avanzamento tecnologico e informatico, che se da un lato permette e facilita la creazione di contenuti digitali e moltiplica esponenzialmente le loro possibilità di fruizione, dall'altro può potenzialmente rappresentare un cosmo in continua rivoluzione, in cui non esistono punti fermi. Esiste già un ampio ventaglio di strumenti e tecniche di digitalizzazione, metodologie di trattamento e archiviazione dei dati, modelli concettuali e standard condivisi, che rende possibile l'approccio alla conversione digitale del patrimonio, aprendo nuovi scenari di interpretazione e messa in relazione delle informazioni, facilitandone l'accesso e contemporaneamente la diffusione. Sulla base di queste considerazioni l'Istituto ha adottato la tecnica della digitalizzazione del patrimonio come nuovo percorso per una ricerca più attuale, cercando di sfruttarne al meglio gli innumerevoli vantaggi. Nel primo capitolo affronteremo le tematiche principali che riguardano un generico progetto di digitalizzazione, ponendo l'attenzione principalmente sul patrimonio librario e le tecniche d'acquisizione più importanti, per poi introdurre il concetto di digitalizzazione di reperti, monumenti e contesti archeologici, attraverso i principali strumenti di rilievo 3D utilizzati dal LAIM nelle sue attività di ricerca. In seguito saranno esposti alcuni casi studio, a partire dal secondo capitolo, nel quale saranno illustrate le fasi operative della digitalizzazione del Fondo Benedettino conservato presso le Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero di Catania. Il terzo capitolo parlerà della digitalizzazione di un importante complesso archeologico e monumentale, la necropoli di Porta Nocera a Pompei. Proseguiremo con l'analisi, nel quarto capitolo, di un altro caso studio riguardante la commistione tra digitalizzazione e interventi di conservazione, raccontando l'esperienza del LAIM nel rilievo tridimensionale delle Terme Romane di Sagalassos in Turchia, oggetto di un costante deperimento strutturale. Il quinto capitolo vedrà esposta la digitalizzazione del Grande Plastico di Pompei conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. A conclusione di questo contributo, come ultimo caso studio vedremo nel sesto capitolo quali nuove prospettive può avere, in termini di fruizione del patrimonio culturale, la digitalizzazione se orientata a nuove tecniche e metodologie di condivisione del sapere, attraverso l'esperienza del serious game, come nel caso del progetto Trip eMotion.

Dall'analogico al digitale. Metodologie e tecniche per il patrimonio culturale e librario

Samuele Barone
2016

Abstract

Il seguente contributo si propone di illustrare, attraverso alcuni significativi casi studio, il contributo del team di ricerca dell'Istituto per i Beni Archeologici e Multimedia del Consiglio Nazionale delle Ricerche della sede di Catania nella ricerca e sperimentazione della digitalizzazione del patrimonio librario e archeologico. I lavori presentati sono, infatti, il risultato di ricerche attualmente in corso, condotte all'interno di progetti europei e nazionali, che mostrano come l'IBAM CNR sia impegnato, ormai da anni, nel settore della conoscenza, documentazione, diagnosi, conservazione, digitalizzazione e fruizione del patrimonio culturale. Dati e risultati ottenuti da un sinergico lavoro di squadra che vede operare all'interno del LAIM (Laboratorio di Archeologia Immersiva e Multimedia dell'IBAM) un team multidisciplinare costituito da archeologi, fotografi ed esperti di foto-modellazione 3D, ingegneri informatici, tecnologi e addetti alla comunicazione. Come si potrà vedere nel corso del contributo, negli ultimi anni la ricerca sul patrimonio culturale promossa dall'IBAM di Catania si è molto orientata verso tecnologie e metodologie di digitalizzazione del patrimonio storico, librario, archeologico e monumentale. Oltre all'attività di scansione e metadatazione del patrimonio librario, l'Istituto ha condotto campagne di digitalizzazione di reperti, monumenti e interi complessi archeologici. Queste attività hanno visto l'impiego, da parte dei tecnici specializzati dell'Istituto, di numerose metodologie e tecniche di digitalizzazione, basate su strumentazione di alto livello professionale. I vantaggi della digitalizzazione per la conservazione del patrimonio culturale sono noti da diversi anni, ma nell'ambito della ricerca umanistica essi assumono un nuova veste. Soddisfatta la necessità della conservazione e della replicabilità dei dati, la digitalizzazione oggi diventa spunto per nuovi percorsi di studio, in quanto genera la possibilità, a differenza del passato, di poter avere accesso e lavorare su una grandissima quantità di dati, tutti, tra l'altro, sottoposti ad un immediato controllo e confronto, potendosi di conseguenza definire in prima battuta molto affidabili. Infatti è possibile confrontarsi immediatamente su dati e sui risultati della ricerca, condotta su dataset creati dalla digitalizzazione, aumentando in maniera esponenziale non solo la conoscenza approfondita del patrimonio culturale ma anche le sue possibilità comunicative. I beni digitalizzati e studiati grazie all'uso delle nuove tecnologie diventano così spunti di narrazione differenziata, dal momento che la digitalizzazione tende naturalmente a una fruizione più allargata, veicolata dal web per esempio, cambiando la prospettiva della ricerca sui beni culturali, non più confinabile all'interno di schemi collaudati di condivisione accademica, ma adesso orientata a una conoscenza diversa e più sfaccettata, basata sul concetto d'informazione multi-layer. La grande disponibilità, sempre più crescente, di risorse tecnologiche e informatiche ha, infatti, rappresentato un salto di qualità nei sistemi di archiviazione dei dati e soprattutto nella capacità di relazione e di interconnessione dei dati stessi, grazie a nuovi paradigmi e protocolli di scambio dati e classificazione delle informazioni, come di nuove ed efficienti infrastrutture di scala globale, capaci di fornire un nuovo universo cibernetico, uno spazio in cui i dati possono essere classificati e messi in relazione tra loro, anche se appartenenti a rami dello scibile molto diversi, e messi a disposizione, a seconda degli interessi dell'utente, agli addetti ai lavori così come ai semplici curiosi. Questo tipo d'impostazione, dunque, permette di raggiungere diverse tipologie di fruitori del patrimonio culturale, dallo specialista allo studente, dal semplice curioso al turista, investendo l'attività di ricerca sui BB.CC. di una missione ancora più ricca e più direttamente integrata con il tessuto sociale e con le potenzialità di sviluppo, anche economico, che i beni librari, archeologici e monumentali rappresentano. In quest'ottica è possibile apprezzare meglio le possibilità comunicative delle nuove tecnologie e l'importanza di poter accedere più facilmente ed efficientemente a informazioni che fino a oggi erano celate nelle migliaia di biblioteche sparse nel nostro paese, troppo spesso, purtroppo, dimenticate, o relegate ad aree archeologiche non sempre raggiungibili o di difficile fruizione, basti pensare all'archeologia urbana, in cui problemi legati alla naturale e storica stratificazione del tessuto urbano spesso rendono difficile l'accesso e la fruizione, nonché a volte la semplice individuazione, del patrimonio archeologico e monumentale. La digitalizzazione di un patrimonio così grande non è sicuramente materia semplice, essa comporta una pianificazione che tenga conto dei continui e inarrestabili avanzamenti della tecnologia, mediando tra la rigidità di standard e prassi, certificata da diverse gudelines e best-practices, resa sicuramente necessaria per una regolarizzazione delle metodologie e delle tecniche impiegate e che tenga conto di regole globalmente condivise, e la flessibilità dovuta alla continua ricerca e all'avanzamento tecnologico e informatico, che se da un lato permette e facilita la creazione di contenuti digitali e moltiplica esponenzialmente le loro possibilità di fruizione, dall'altro può potenzialmente rappresentare un cosmo in continua rivoluzione, in cui non esistono punti fermi. Esiste già un ampio ventaglio di strumenti e tecniche di digitalizzazione, metodologie di trattamento e archiviazione dei dati, modelli concettuali e standard condivisi, che rende possibile l'approccio alla conversione digitale del patrimonio, aprendo nuovi scenari di interpretazione e messa in relazione delle informazioni, facilitandone l'accesso e contemporaneamente la diffusione. Sulla base di queste considerazioni l'Istituto ha adottato la tecnica della digitalizzazione del patrimonio come nuovo percorso per una ricerca più attuale, cercando di sfruttarne al meglio gli innumerevoli vantaggi. Nel primo capitolo affronteremo le tematiche principali che riguardano un generico progetto di digitalizzazione, ponendo l'attenzione principalmente sul patrimonio librario e le tecniche d'acquisizione più importanti, per poi introdurre il concetto di digitalizzazione di reperti, monumenti e contesti archeologici, attraverso i principali strumenti di rilievo 3D utilizzati dal LAIM nelle sue attività di ricerca. In seguito saranno esposti alcuni casi studio, a partire dal secondo capitolo, nel quale saranno illustrate le fasi operative della digitalizzazione del Fondo Benedettino conservato presso le Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero di Catania. Il terzo capitolo parlerà della digitalizzazione di un importante complesso archeologico e monumentale, la necropoli di Porta Nocera a Pompei. Proseguiremo con l'analisi, nel quarto capitolo, di un altro caso studio riguardante la commistione tra digitalizzazione e interventi di conservazione, raccontando l'esperienza del LAIM nel rilievo tridimensionale delle Terme Romane di Sagalassos in Turchia, oggetto di un costante deperimento strutturale. Il quinto capitolo vedrà esposta la digitalizzazione del Grande Plastico di Pompei conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. A conclusione di questo contributo, come ultimo caso studio vedremo nel sesto capitolo quali nuove prospettive può avere, in termini di fruizione del patrimonio culturale, la digitalizzazione se orientata a nuove tecniche e metodologie di condivisione del sapere, attraverso l'esperienza del serious game, come nel caso del progetto Trip eMotion.
2016
Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali - IBAM - Sede Catania
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale - ISPC
Digitalizzazione Patrimonio Librario Culturale
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