Con l'avvento di Internet le comunicazioni interpersonali e collettive sono esplose. Il numero di messaggi, dati o documenti scambiati grazie al nuovo strumentario è oggi elevatissimo. Una grande quantità di testi scritti è riversata a vario titolo quotidianamente sul web, che tutto assorbe, macina e poi restituisce. La platea dei lettori di questi testi è in ipotesi quasi illimitata, a meno che non si tratti di scritti destinati ad applicazioni chiuse, che consentono lo scambio di messaggi solo tra gli aderenti a certi spazi comunicativi, come i social media. Ma anche in questo caso, a dirla tutta, i "pochi" sono davvero molti. La corsa (o la rincorsa) delle amministrazioni pubbliche verso l'uso di questo strumentario è partita decenni fa; e prosegue a singhiozzo, con accelerazioni o brusche frenate, segnando un passo del tutto discontinuo. Una corsa che è tracciata per intero nella norma; e che dovrebbe restare inscritta in una cornice puntellata dai principi costituzionali di eguaglianza, imparzialità e buon andamento dell'agire pubblico. Oggi dunque anche le amministrazioni pubbliche informano e comunicano via web, attraverso i propri canali istituzionali, dovendo per legge organizzarsi e agire mediante le ICT (tecnologie dell'informazione e comunicazione). Se questo è il nostro quadro giuridico, come non chiedersi se le norme che prescrivono l'uso di certi strumenti si siano occupate anche della lingua e dei registri linguistici dei testi pubblicati online: della loro comprensibilità o della loro precisione o della loro chiarezza. Questioni antiche e ricorrenti, sempreverdi, quando ci si occupa dei testi del dominio giuridico, prodotti dalle istituzioni pubbliche. E più ancora, a chi sono destinati oggi questi testi diffusi via Internet, che raccontano il funzionamento e l'organizzazione delle nostre tante e diverse amministrazioni; o che introducono a servizi primari come l'istruzione o l'assistenza sanitaria; e che segnano talvolta il primo contatto con persone non italofone che vivono o migrano nel nostro Paese? Il ricorso alle ICT da parte delle amministrazioni pubbliche contemporanee ha consentito cioè un'attività di informazione e di comunicazione più efficace e dunque più inclusiva? Ha favorito i processi di integrazione linguistica e più ancora socio-politica di italofoni e stranieri? Quali norme regolano questa multiforme attività e quanta attenzione è riservata all'uso della lingua e dei registri linguistici dei testi pubblicati sul web? Provano a dare risposta a questi e ad altri interrogativi i contributi pubblicati nel volume "La lingua della comunicazione pubblica al tempo di Internet. Profili giuridici" (ESI, 2016), curato da Marina Pietrangelo, con prefazione di Paolo Caretti. Il libro raccoglie i risultati di una ricerca coordinata per il CNR dalla curatrice e diretta a livello nazionale dal prof. Caretti, sul tema "La lingua come fattore d'integrazione sociale e politica" (Prin-Miur 2010-2011).

La lingua della comunicazione pubblica al tempo di Internet. Profili giuridici

Marina Pietrangelo;
2016

Abstract

Con l'avvento di Internet le comunicazioni interpersonali e collettive sono esplose. Il numero di messaggi, dati o documenti scambiati grazie al nuovo strumentario è oggi elevatissimo. Una grande quantità di testi scritti è riversata a vario titolo quotidianamente sul web, che tutto assorbe, macina e poi restituisce. La platea dei lettori di questi testi è in ipotesi quasi illimitata, a meno che non si tratti di scritti destinati ad applicazioni chiuse, che consentono lo scambio di messaggi solo tra gli aderenti a certi spazi comunicativi, come i social media. Ma anche in questo caso, a dirla tutta, i "pochi" sono davvero molti. La corsa (o la rincorsa) delle amministrazioni pubbliche verso l'uso di questo strumentario è partita decenni fa; e prosegue a singhiozzo, con accelerazioni o brusche frenate, segnando un passo del tutto discontinuo. Una corsa che è tracciata per intero nella norma; e che dovrebbe restare inscritta in una cornice puntellata dai principi costituzionali di eguaglianza, imparzialità e buon andamento dell'agire pubblico. Oggi dunque anche le amministrazioni pubbliche informano e comunicano via web, attraverso i propri canali istituzionali, dovendo per legge organizzarsi e agire mediante le ICT (tecnologie dell'informazione e comunicazione). Se questo è il nostro quadro giuridico, come non chiedersi se le norme che prescrivono l'uso di certi strumenti si siano occupate anche della lingua e dei registri linguistici dei testi pubblicati online: della loro comprensibilità o della loro precisione o della loro chiarezza. Questioni antiche e ricorrenti, sempreverdi, quando ci si occupa dei testi del dominio giuridico, prodotti dalle istituzioni pubbliche. E più ancora, a chi sono destinati oggi questi testi diffusi via Internet, che raccontano il funzionamento e l'organizzazione delle nostre tante e diverse amministrazioni; o che introducono a servizi primari come l'istruzione o l'assistenza sanitaria; e che segnano talvolta il primo contatto con persone non italofone che vivono o migrano nel nostro Paese? Il ricorso alle ICT da parte delle amministrazioni pubbliche contemporanee ha consentito cioè un'attività di informazione e di comunicazione più efficace e dunque più inclusiva? Ha favorito i processi di integrazione linguistica e più ancora socio-politica di italofoni e stranieri? Quali norme regolano questa multiforme attività e quanta attenzione è riservata all'uso della lingua e dei registri linguistici dei testi pubblicati sul web? Provano a dare risposta a questi e ad altri interrogativi i contributi pubblicati nel volume "La lingua della comunicazione pubblica al tempo di Internet. Profili giuridici" (ESI, 2016), curato da Marina Pietrangelo, con prefazione di Paolo Caretti. Il libro raccoglie i risultati di una ricerca coordinata per il CNR dalla curatrice e diretta a livello nazionale dal prof. Caretti, sul tema "La lingua come fattore d'integrazione sociale e politica" (Prin-Miur 2010-2011).
2016
Istituto di Teoria e Tecniche dell'Informazione Giuridica - ITTIG - Sede Firenze
9788849532234
lingua giuridica - comunicazione pubblica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/331545
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