Each month the Elsevier Atlas Award recognizes research that could significantly impact people's lives around the world.
Il Premio Atlas è un riconoscimento assegnato a quelle ricerche scientifiche che si ritiene abbiano un impatto decisivo nel migliorare la vita delle persone. Istituito da Elsevier, noto editore olandese che dal 1880 pubblica articoli in ambito scientifico, tecnologico e sanitario, è stato consegnato dall'editore Richard Newell e da Claudio Colaiacomo, vice presidente Global Academic Relations di Elsevier, alla presenza del direttore del dipartimento di scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Fabio Trincardi, e ai rappresentanti del ministero dell'Ambiente, dell'Istituto superiore di Sanità e della comunità scientifica italiana. Lo studio premiato è quello effettuato da un team italiano composto da tre brillanti scienziate: Paola Grenni, Valeria Ancona e Anna Barra Caracciolo dell'istituto di ricerca delle acque del CNR, con sede a Monterotondo. La rilevanza scientifica di questo studio, pubblicato su Microchemical Journal e dal titolo Ecological effects of antibiotics on natural ecosystems: a review, è data dalla dimostrazione di come gli antibiotici assunti regolarmente abbiano effetti collaterali sull'ambiente, andando ad alterare le funzioni di microbi presenti in natura con ripercussioni verso l'intero ecosistema. Il lavoro è stato considerato: «Un punto di partenza essenziale per la futura ricerca circa gli effetti degli antibiotici sugli ecosistemi». Infatti, sebbene gli antibiotici siano tendenzialmente utili per la salute dell'uomo e degli animali bisogna considerare altresì che il loro utilizzo ha ripercussioni ambientali da non sottovalutare. Quando si assume un farmaco di questo genere sia nell'organismo umano che in quello animale viene metabolizzata soltanto una parte del medicinale, mentre la restante viene eliminata fisiologicamente entrando nel circolo delle acque di scarico. E dal momento che nei sistemi di trattamento delle acque reflue non ci sono dei meccanismi per eliminare completamente queste sostanze farmaceutiche, la componente microbica presente nell'ambiente viene inesorabilmente alterata pur essendo di fondamentale importanza nei cicli biogeochimici (carbonio, azoto, fosforo ecc.) e nel decomporre i contaminanti organici, come i pesticidi. Secondo Paola Grenni sebbene la quantità degli antibiotici presenti nelle acque reflue sia estremamente ridotta, si parla di nanogrammi per litro, l'effetto dannoso rimane. Non si sa quale sia la conseguenza reale di questo accumulo, perciò il team di ricercatrici invita a tenere chiari due aspetti: uno rivolto ad adottare un sistema di rimozione e decomposizione degli antibiotici e delle sostanze farmaceutiche dalle acque reflue, l'altro invita la popolazione ad assumere gli antibiotici con cautela e solo se strettamente necessario. È stato premiato, dunque, uno studio la cui area di analisi è considerata attuale e importante, perché è indispensabile conoscere le diverse molecole che si utilizzano normalmente, riconoscerne l'impatto e gli effetti collaterali che possono provocare.
Are antibiotics making nature sick?
Grenni P;Barra Caracciolo A
2017
Abstract
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