La privatizzazione della guerra e il ricorso a compagnie militari private sono aspetti assunti dalle nuove guerre a seguito della loro trasformazione alla fine dell'era bipolare. Gli effetti della globalizzazione economica sullo Stato-nazione di recente costituzione, soprattutto in Africa e generalmente in tutti i paesi in via di sviluppo, hanno eroso gli attributi di un tipo di sovranità statale mutuata sul modello occidentale e oggi irrimediabilmente in crisi. Progressivamente esautorata dalla diffusione del pensiero neo-liberale e dal prevalere di ottiche privatistiche, l'autorità dello stato-nazione si è rivelata limitata anche in materia di sicurezza, specialmente quella interna. Qui il mercenariato tradizionale riveste una natura corporativa e gli odierni eserciti privati, a differenza che negli anni '60, si sono trasformati in "fornitori di pacchetti integrati di sicurezza", insofferenti alla tradizionale etichetta di "mercenari" e disposti ad offrire, dietro richiesta dei governi interessati, "assistenza militare attiva" a stati "legittimi" con problemi di sicurezza interna, ma anche protezione alle grandi imprese private del settore petrolifero e minerario. La "stabilità" offerta, vitale agli investimenti, trasferisce ad attori politici stranieri il monopolio della sicurezza, e questi processi, avvicinando i nuovi mercenari alle compagnie di ventura dell'età moderna, risultano opposti a quelli che hanno portato alla nascita dello stato e al ruolo stesso avuto dalla guerra nel processo di nation-building. La privatizzazione dell'uso della forza sembra pertanto inscriversi in una mutata concezione della guerra stessa che, sempre più lontana dalle interpretazioni clausewitziane, tende piuttosto a trasformarsi, per molti degli attori coinvolti (governi committenti, compagnie militari private, corporazioni economiche occidentali), in occasione di controllo e di accaparramento delle risorse, nonché in mezzo di gestione di traffici e profitti illeciti. L'intervento della sudafricana Executive Outcomes in Angola e in Sierra Leone si situa in questa nuova tipologia di conflitto, spesso latente ma radicato, meno distruttivo ma più pervasivo, e capace di mietere, rispetto al passato, molte più vittime tra i civili che tra i militari. Le attività di questa compagnia "di reclutamento di mercenari", lungi dal garantire una stabilità duratura, hanno creato i presupposti per un ulteriore indebolimento della sovranità statuale, sempre meno espressione della volontà dei cittadini. Diversamente, altre compagnie militari hanno assunto un volto più "legalitario" rispetto ad Executive Outcomes preferendo sfruttare altre opportunità offerte dal nuovo ordine mondiale, come la britannica Defence Systems Limited, impegnata più nel campo della sicurezza personale e di impianti produttivi che in interventi, come nel caso dell'omologa sudafricana, diretti nei combattimenti. Infine, un terzo tipo di compagnie militari, tra cui spicca la statunitense Military Professional Resources Limited, si sono rivelate autentici strumenti di politica estera dei governi di origine, potendo portare avanti, in maniera più o meno coperta, operazioni poco condivise dalle opinioni pubbliche nazionali. Le preoccupazioni suscitate dall'emergere del fenomeno hanno spinto ad interrogarsi sull'eticità e sul ruolo effettivo giocato dai nuovi mercenari. Gli strumenti giuridici tradizionalmente adottati contro di loro, già di per sé molto limitati, si sono rivelati inutilizzabili per una regolamentazione lacunosa e troppo spesso elusa nella prassi dalle compagnie militari. E' apparso evidente come il fenomeno necessitasse soprattutto di un'analisi politica e di una limitazione che si ponesse l'obiettivo di combattere l'esigenza stessa del ricorso ai mercenari. Se alcuni studiosi propongono di "istituzionalizzare" il nuovo mercenariato sfruttando realisticamente quanto esso offre in termini di stabilità e vantaggi politici per i paesi d'origine delle compagnie, altri invece hanno focalizzato l'attenzione su un approccio multilaterale ai problemi della sicurezza, identificando nelle forze di peacekeeping a base regionale una plausibile alternativa agli eserciti privati. Tuttavia, al di là dell'efficacia delle singole armi messe in campo, appare improbabile un effettivo superamento del fenomeno senza una strategia capace di pervenire alle radici della povertà e del sottosviluppo, responsabili in ultima analisi delle condizioni endemiche di instabilità.

I nuovi mercenari. La privatizzazione della guerra

Adamo A
2003

Abstract

La privatizzazione della guerra e il ricorso a compagnie militari private sono aspetti assunti dalle nuove guerre a seguito della loro trasformazione alla fine dell'era bipolare. Gli effetti della globalizzazione economica sullo Stato-nazione di recente costituzione, soprattutto in Africa e generalmente in tutti i paesi in via di sviluppo, hanno eroso gli attributi di un tipo di sovranità statale mutuata sul modello occidentale e oggi irrimediabilmente in crisi. Progressivamente esautorata dalla diffusione del pensiero neo-liberale e dal prevalere di ottiche privatistiche, l'autorità dello stato-nazione si è rivelata limitata anche in materia di sicurezza, specialmente quella interna. Qui il mercenariato tradizionale riveste una natura corporativa e gli odierni eserciti privati, a differenza che negli anni '60, si sono trasformati in "fornitori di pacchetti integrati di sicurezza", insofferenti alla tradizionale etichetta di "mercenari" e disposti ad offrire, dietro richiesta dei governi interessati, "assistenza militare attiva" a stati "legittimi" con problemi di sicurezza interna, ma anche protezione alle grandi imprese private del settore petrolifero e minerario. La "stabilità" offerta, vitale agli investimenti, trasferisce ad attori politici stranieri il monopolio della sicurezza, e questi processi, avvicinando i nuovi mercenari alle compagnie di ventura dell'età moderna, risultano opposti a quelli che hanno portato alla nascita dello stato e al ruolo stesso avuto dalla guerra nel processo di nation-building. La privatizzazione dell'uso della forza sembra pertanto inscriversi in una mutata concezione della guerra stessa che, sempre più lontana dalle interpretazioni clausewitziane, tende piuttosto a trasformarsi, per molti degli attori coinvolti (governi committenti, compagnie militari private, corporazioni economiche occidentali), in occasione di controllo e di accaparramento delle risorse, nonché in mezzo di gestione di traffici e profitti illeciti. L'intervento della sudafricana Executive Outcomes in Angola e in Sierra Leone si situa in questa nuova tipologia di conflitto, spesso latente ma radicato, meno distruttivo ma più pervasivo, e capace di mietere, rispetto al passato, molte più vittime tra i civili che tra i militari. Le attività di questa compagnia "di reclutamento di mercenari", lungi dal garantire una stabilità duratura, hanno creato i presupposti per un ulteriore indebolimento della sovranità statuale, sempre meno espressione della volontà dei cittadini. Diversamente, altre compagnie militari hanno assunto un volto più "legalitario" rispetto ad Executive Outcomes preferendo sfruttare altre opportunità offerte dal nuovo ordine mondiale, come la britannica Defence Systems Limited, impegnata più nel campo della sicurezza personale e di impianti produttivi che in interventi, come nel caso dell'omologa sudafricana, diretti nei combattimenti. Infine, un terzo tipo di compagnie militari, tra cui spicca la statunitense Military Professional Resources Limited, si sono rivelate autentici strumenti di politica estera dei governi di origine, potendo portare avanti, in maniera più o meno coperta, operazioni poco condivise dalle opinioni pubbliche nazionali. Le preoccupazioni suscitate dall'emergere del fenomeno hanno spinto ad interrogarsi sull'eticità e sul ruolo effettivo giocato dai nuovi mercenari. Gli strumenti giuridici tradizionalmente adottati contro di loro, già di per sé molto limitati, si sono rivelati inutilizzabili per una regolamentazione lacunosa e troppo spesso elusa nella prassi dalle compagnie militari. E' apparso evidente come il fenomeno necessitasse soprattutto di un'analisi politica e di una limitazione che si ponesse l'obiettivo di combattere l'esigenza stessa del ricorso ai mercenari. Se alcuni studiosi propongono di "istituzionalizzare" il nuovo mercenariato sfruttando realisticamente quanto esso offre in termini di stabilità e vantaggi politici per i paesi d'origine delle compagnie, altri invece hanno focalizzato l'attenzione su un approccio multilaterale ai problemi della sicurezza, identificando nelle forze di peacekeeping a base regionale una plausibile alternativa agli eserciti privati. Tuttavia, al di là dell'efficacia delle singole armi messe in campo, appare improbabile un effettivo superamento del fenomeno senza una strategia capace di pervenire alle radici della povertà e del sottosviluppo, responsabili in ultima analisi delle condizioni endemiche di instabilità.
2003
9788888130767
Mercenari
Private Military Company
Executive Outcomes
Sandline Internazionale
Angola
Sierra Leone
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/340318
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