Il problema dell'emissione degli sgradevoli odori, da parte degli impianti di depurazione dei reflui urbani, ha acquisito notevole importanza e attualità negli anni, a causa del sempre più significativo inserimento ambientale dei presidi depurativi nel contesto urbanistico e territoriale in genere, rappresentando il primario fattore di impatto ambientale dei presidi depurativi stessi (Gostelow et al., 2001; Yongsiri et al., 2003; Gostelow et al., 2003). Infatti, in funzione dello sviluppo lineare della rete fognaria, sommato alla distanza fra questa e l'impianto di trattamento, il refluo spesso permane all'interno delle tubazioni un tempo sufficiente al che l'ossigeno disponibile venga consumato dalla biomassa presente nello stesso, generando condizioni di anossia favorevoli alla produzione di sostanze ridotte (idrogeno solforato, mercaptani, ammine, acidi volatili) responsabili dei cattivi odori più significativi. In questo caso, forti emissioni odorigene interessano le opere iniziali dell'impianto (opere di presa, sollevamento, grigliatura, equalizzazione), dove i composti maleodoranti vengono a liberarsi in atmosfera; a ciò si aggiungono fenomeni ulteriori di generazione di cattivi odori a carico della sedimentazione primaria, della linea di ispessimento, di disidratazione e stoccaggio fanghi. I cattivi odori generati da impianti di depurazione di acque reflue sono generalmente associati a quattro classi di composti: solforati, azotati, acidi volatili, aldeidi e chetoni. I più importanti risultano essere le emissioni solforose, quali idrogeno solforato (H2S), mercaptani e dimetilsolfuri. La natura eterogenea di queste emissioni odorose rende dunque più complessa la loro gestione (Metcalf e Eddy, 1991; Bowker e Burgess, 2001; Koe, 2001; Turk e Bandoz, 2001; Barbosa et al., 2002; Yan et al., 2003; Bouzalakos et al., 2003).
VALUTAZIONE TEORICO-SPERIMENTALE DEL PROCESSO DI DEODORIZZAZIONE ADOTTATO PRESSO L'IMPIANTO DI DEPURAZIONE DI REFLUI URBANI DEL COMUNE DI TURI. - RAPPORTO TECNICO PRELIMINARE
Massimo Blonda;Giuseppe Labellarte;
2004
Abstract
Il problema dell'emissione degli sgradevoli odori, da parte degli impianti di depurazione dei reflui urbani, ha acquisito notevole importanza e attualità negli anni, a causa del sempre più significativo inserimento ambientale dei presidi depurativi nel contesto urbanistico e territoriale in genere, rappresentando il primario fattore di impatto ambientale dei presidi depurativi stessi (Gostelow et al., 2001; Yongsiri et al., 2003; Gostelow et al., 2003). Infatti, in funzione dello sviluppo lineare della rete fognaria, sommato alla distanza fra questa e l'impianto di trattamento, il refluo spesso permane all'interno delle tubazioni un tempo sufficiente al che l'ossigeno disponibile venga consumato dalla biomassa presente nello stesso, generando condizioni di anossia favorevoli alla produzione di sostanze ridotte (idrogeno solforato, mercaptani, ammine, acidi volatili) responsabili dei cattivi odori più significativi. In questo caso, forti emissioni odorigene interessano le opere iniziali dell'impianto (opere di presa, sollevamento, grigliatura, equalizzazione), dove i composti maleodoranti vengono a liberarsi in atmosfera; a ciò si aggiungono fenomeni ulteriori di generazione di cattivi odori a carico della sedimentazione primaria, della linea di ispessimento, di disidratazione e stoccaggio fanghi. I cattivi odori generati da impianti di depurazione di acque reflue sono generalmente associati a quattro classi di composti: solforati, azotati, acidi volatili, aldeidi e chetoni. I più importanti risultano essere le emissioni solforose, quali idrogeno solforato (H2S), mercaptani e dimetilsolfuri. La natura eterogenea di queste emissioni odorose rende dunque più complessa la loro gestione (Metcalf e Eddy, 1991; Bowker e Burgess, 2001; Koe, 2001; Turk e Bandoz, 2001; Barbosa et al., 2002; Yan et al., 2003; Bouzalakos et al., 2003).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.