Lo studio ha riguardato 70 km della costa adriatica salentina (tra Brindisi e Otranto) ed è stato condotto mediante indagini geologiche sul campo e analisi di carte topografiche, riprese aeree e satellitari (Delle Rose, 2015, J. Earth Science & Climate Change, 6: 306). In un contesto di marcata mobilità delle linee di riva, è stata riscontrata una generale ritirata del litorale che ha avuto ricadute sia in ambito economico (opere ingegneristiche costiere, attività turistiche, ecc.), sia in ambito ecologico (ad esempio: cambiamenti ambientali in lagune e zone umide costiere). Sono stati stimati arretramenti di circa 10 metri tra la fine degli anni '40 e la fine degli anni '80 e di 5 metri (± 2,5) tra la fine degli anni '80 e l'inizio del 2010. Arretramenti fino a oltre 50 metri, hanno interessato brevi tratti di spiaggia particolarmente inclini all'erosione (a causa di locali condizioni geomorfologiche e sedimentologiche). Non mancano situazioni particolari, tra cui la spiaggia di Torre dell'Orso, in accrescimento dagli anni '60 e in equilibrio dinamico almeno sino al 2015. Oggi la parte emersa della spiaggia mostra forte erosione. Le attività di ricerca hanno permesso di determinare le cause dei processi erosivi specie nella fase di marcato arretramento dei litorali degli inizi degli anni '90. Dalla fine del 1800, le dune del Salento sono state intensamente sfruttate per l'estrazione di sabbie, a loro volta utilizzate come zavorra per le imbarcazioni. Nella prima metà del 20° secolo, la sabbia è stata utilizzata soprattutto per colmare le paludi costiere con l'obiettivo di sconfiggere la malaria. In tempi più recenti, enormi porzioni di dune e spiagge sono state asportate per favorire l'urbanizzazione delle coste. La perdita di spiagge causata dall'uomo è stata, molto probabilmente, del medesimo ordine di grandezza di quella dovuta ai processi naturali. Altre attività umane possono aver determinato processi di erosione. Opere di ingegneria costiera hanno ostacolato il trasporto di sabbia lungo costa e provocato il trasferimento di importanti volumi di sabbia dalla spiaggia emersa a quella sommersa, modificando il bilancio sedimentario di diverse spiagge. Questo è evidente, ad esempio, per il tratto compreso tra San Cataldo e Torre Specchia, a causa delle scogliere artificiali costruite negli ultimi decenni. In precedenza, l'unico ostacolo al trasporto di sabbia lungo costa era rappresentato dalle rovine del porto romano, il cosiddetto molo «di Adriano». La rimozione degli accumuli spiaggiati di Posidonia oceanica (effettuate per migliorare la balneabilità delle spiagge) ha prodotto una perdita di sabbia difficilmente quantificabile. Il primo progetto di rimozione di Posidonia per la costa studiata, risale almeno agli inizi del 1900. Gli studi degli effetti sulle linee di riva relativi a questo processo sono ancora numericamente insufficienti per l'intero bacino del Mediterraneo.
Cambiamenti climatici e perdita di spiagge nel Salento. I processi erosivi di medio-lungo termine.
Marco Delle Rose
2019
Abstract
Lo studio ha riguardato 70 km della costa adriatica salentina (tra Brindisi e Otranto) ed è stato condotto mediante indagini geologiche sul campo e analisi di carte topografiche, riprese aeree e satellitari (Delle Rose, 2015, J. Earth Science & Climate Change, 6: 306). In un contesto di marcata mobilità delle linee di riva, è stata riscontrata una generale ritirata del litorale che ha avuto ricadute sia in ambito economico (opere ingegneristiche costiere, attività turistiche, ecc.), sia in ambito ecologico (ad esempio: cambiamenti ambientali in lagune e zone umide costiere). Sono stati stimati arretramenti di circa 10 metri tra la fine degli anni '40 e la fine degli anni '80 e di 5 metri (± 2,5) tra la fine degli anni '80 e l'inizio del 2010. Arretramenti fino a oltre 50 metri, hanno interessato brevi tratti di spiaggia particolarmente inclini all'erosione (a causa di locali condizioni geomorfologiche e sedimentologiche). Non mancano situazioni particolari, tra cui la spiaggia di Torre dell'Orso, in accrescimento dagli anni '60 e in equilibrio dinamico almeno sino al 2015. Oggi la parte emersa della spiaggia mostra forte erosione. Le attività di ricerca hanno permesso di determinare le cause dei processi erosivi specie nella fase di marcato arretramento dei litorali degli inizi degli anni '90. Dalla fine del 1800, le dune del Salento sono state intensamente sfruttate per l'estrazione di sabbie, a loro volta utilizzate come zavorra per le imbarcazioni. Nella prima metà del 20° secolo, la sabbia è stata utilizzata soprattutto per colmare le paludi costiere con l'obiettivo di sconfiggere la malaria. In tempi più recenti, enormi porzioni di dune e spiagge sono state asportate per favorire l'urbanizzazione delle coste. La perdita di spiagge causata dall'uomo è stata, molto probabilmente, del medesimo ordine di grandezza di quella dovuta ai processi naturali. Altre attività umane possono aver determinato processi di erosione. Opere di ingegneria costiera hanno ostacolato il trasporto di sabbia lungo costa e provocato il trasferimento di importanti volumi di sabbia dalla spiaggia emersa a quella sommersa, modificando il bilancio sedimentario di diverse spiagge. Questo è evidente, ad esempio, per il tratto compreso tra San Cataldo e Torre Specchia, a causa delle scogliere artificiali costruite negli ultimi decenni. In precedenza, l'unico ostacolo al trasporto di sabbia lungo costa era rappresentato dalle rovine del porto romano, il cosiddetto molo «di Adriano». La rimozione degli accumuli spiaggiati di Posidonia oceanica (effettuate per migliorare la balneabilità delle spiagge) ha prodotto una perdita di sabbia difficilmente quantificabile. Il primo progetto di rimozione di Posidonia per la costa studiata, risale almeno agli inizi del 1900. Gli studi degli effetti sulle linee di riva relativi a questo processo sono ancora numericamente insufficienti per l'intero bacino del Mediterraneo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.