Le "INDAGINI DEL FONDALE DEL PORTO DI FANO A MEZZO DI CAMERA BENTICA" prevedevano la quantificazione delle "variazioni dei flussi di sostanze disciolte naturali e di origine antropica, come i nutrienti, l'ossigeno e i metalli pesanti, eventualmente indotte dai lavori di escavo, al fine di valutare la loro influenza sul chimismo della colonna d'acqua e sulle biocenosi delle aree marine interessate". Tali indagini erano necessarie sia per una migliore definizione degli impatti ambientali, sia per stabilire eventuali misure di mitigazione da inserire nelle fasi operative di dragaggio e sversamento. L'indagine prevedeva la quantificazione dei flussi bentici in tre diversi tempi: prima dell'esecuzione dei lavori di dragaggio (fase ante-operam), durante l'esecuzione dei lavori di dragaggio (fase di escavo) e dopo la fine dei lavori di dragaggio (fase post-operam). L'indagine doveva essere condotta in un punto situato all'interno del porto di Fano su un fondale interessato dalla rimozione dei sedimenti del fondale. La presente relazione illustra i risultati relativi alla fase post-operam, vale a dire alla misura effettuata dopo la fine dei lavori, ed al confronto con le precedenti fasi (fase ante-operam e fase di escavo). Il confronto dei flussi bentici misurati nel porto di Fano nelle tre fasi ha permesso di individuare e quantificare le variazioni dei flussi di sostanze disciolte naturali e/o antropiche conseguenti all'escavo dei sedimenti del fondale. La fase post-operam è servita per quantificare i flussi bentici di sostanze disciolte rilasciate o assorbite dal fondale in condizioni di ripristino, vale dire ad una certa distanza temporale dall'esecuzione del dragaggio. La misura post-operam è stata eseguita esattamente il 15/12/2015, vale a dire trentasei giorni dopo la fine dei lavori di escavo. I flussi bentici misurati in "fase post-operam" sono confrontati con i flussi misurati durante la fase ante-operam (prima dell'escavo) e la fase di escavo allo scopo di valutare le eventuali alterazioni indotte nella colonna d'acqua dal fondale del bacino interessato dal dragaggio. Da questo confronto, si sono potute individuare e quantificare le variazioni dei flussi di sostanze disciolte naturali e/o antropiche, come i nutrienti e i metalli pesanti, che si sono avute con il dragaggio dei sedimenti dell'area portuale di Fano e valutare la loro influenza sul chimismo della colonna d'acqua e sulle biocenosi dell'area portuale. L'approccio sopra descritto è conseguenza dei sedimenti marini che, ricevendo il particolato, organico e inorganico, autoctono ed alloctono, naturale e di origine antropica, sono sede di intensi processi geochimici e di attività biologica nei primi centimetri; questi processi, detti di diagenesi precoce, modificano profondamente le proprietà fisiche e chimiche dei sedimenti superficiali. I processi di diagenesi precoce danno origine a flussi di sostanze disciolte, da e verso il sedimento, detti flussi bentici. I flussi bentici possono essere, sia in qualità sia in intensità, naturali o condizionati da stress antropici e possono influenzare il chimismo e l'ecologia della colonna d'acqua sovrastante, in particolare alle basse profondità. Misurare le variazioni dei flussi bentici all'interfaccia acqua-sedimento è di primaria importanza nel caso di interventi antropici che modificano sostanzialmente il fondale marino, sia in seguito della rimozione sia in seguito allo scarico dei sedimenti. In particolare, il dragaggio dei fondali marini causa l'affioramento di sedimenti caratterizzati da proprietà chimico-fisiche molto diverse rispetto a quelle dei sedimenti superficiali presenti nei fondali indisturbati, ciò può portare al rilascio di sostanze naturali che possono essere potenzialmente pericolose per l'ambiente, come i metalli pesanti, il metano, l'anidride carbonica e l'acido solfidrico, oppure al rapido assorbimento, da parte del fondale, di ossigeno dalla colonna d'acqua, che può provocare eventi di anossia e crisi distrofiche. L'importanza di un'indagine riguardante le alterazioni dei flussi bentici in aree portuali è testimoniata da una notevole bibliografia internazionale (Klinkhammer e Bender, 1981; Chen et al., 1997; Fichet et al., 1999; Apitz et al., 2008; Hammerschmidt et al., 2008; Benoit et al., 2009). A livello italiano, tale importanza è testimoniata dall'attività condotta nel 2013 nell'area portuale di Trieste dove, per la prima volta, sono stati valutati gli effetti della movimentazione di sedimenti marini portuali mediante la misura dei flussi bentici (F. Spagnoli, dati non pubblicati), e nell'area portuale di Ancona, dove si è appena conclusa un'attività di misura dei flussi bentici riguardante la valutazione degli effetti della movimentazione dei sedimenti portuali, condotta dall'ISMAR di Ancona.

Comune di Fano. Indagini ambientali e monitoraggi associati ai lavori di escavo del porto di Fano, fase post operam. Rapporto tecnico del Consiglio Nazionale delle Ricerche - ISMAR - Istituto di Scienze Marine - Ancona, luglio 2016

Spagnoli F;
2016

Abstract

Le "INDAGINI DEL FONDALE DEL PORTO DI FANO A MEZZO DI CAMERA BENTICA" prevedevano la quantificazione delle "variazioni dei flussi di sostanze disciolte naturali e di origine antropica, come i nutrienti, l'ossigeno e i metalli pesanti, eventualmente indotte dai lavori di escavo, al fine di valutare la loro influenza sul chimismo della colonna d'acqua e sulle biocenosi delle aree marine interessate". Tali indagini erano necessarie sia per una migliore definizione degli impatti ambientali, sia per stabilire eventuali misure di mitigazione da inserire nelle fasi operative di dragaggio e sversamento. L'indagine prevedeva la quantificazione dei flussi bentici in tre diversi tempi: prima dell'esecuzione dei lavori di dragaggio (fase ante-operam), durante l'esecuzione dei lavori di dragaggio (fase di escavo) e dopo la fine dei lavori di dragaggio (fase post-operam). L'indagine doveva essere condotta in un punto situato all'interno del porto di Fano su un fondale interessato dalla rimozione dei sedimenti del fondale. La presente relazione illustra i risultati relativi alla fase post-operam, vale a dire alla misura effettuata dopo la fine dei lavori, ed al confronto con le precedenti fasi (fase ante-operam e fase di escavo). Il confronto dei flussi bentici misurati nel porto di Fano nelle tre fasi ha permesso di individuare e quantificare le variazioni dei flussi di sostanze disciolte naturali e/o antropiche conseguenti all'escavo dei sedimenti del fondale. La fase post-operam è servita per quantificare i flussi bentici di sostanze disciolte rilasciate o assorbite dal fondale in condizioni di ripristino, vale dire ad una certa distanza temporale dall'esecuzione del dragaggio. La misura post-operam è stata eseguita esattamente il 15/12/2015, vale a dire trentasei giorni dopo la fine dei lavori di escavo. I flussi bentici misurati in "fase post-operam" sono confrontati con i flussi misurati durante la fase ante-operam (prima dell'escavo) e la fase di escavo allo scopo di valutare le eventuali alterazioni indotte nella colonna d'acqua dal fondale del bacino interessato dal dragaggio. Da questo confronto, si sono potute individuare e quantificare le variazioni dei flussi di sostanze disciolte naturali e/o antropiche, come i nutrienti e i metalli pesanti, che si sono avute con il dragaggio dei sedimenti dell'area portuale di Fano e valutare la loro influenza sul chimismo della colonna d'acqua e sulle biocenosi dell'area portuale. L'approccio sopra descritto è conseguenza dei sedimenti marini che, ricevendo il particolato, organico e inorganico, autoctono ed alloctono, naturale e di origine antropica, sono sede di intensi processi geochimici e di attività biologica nei primi centimetri; questi processi, detti di diagenesi precoce, modificano profondamente le proprietà fisiche e chimiche dei sedimenti superficiali. I processi di diagenesi precoce danno origine a flussi di sostanze disciolte, da e verso il sedimento, detti flussi bentici. I flussi bentici possono essere, sia in qualità sia in intensità, naturali o condizionati da stress antropici e possono influenzare il chimismo e l'ecologia della colonna d'acqua sovrastante, in particolare alle basse profondità. Misurare le variazioni dei flussi bentici all'interfaccia acqua-sedimento è di primaria importanza nel caso di interventi antropici che modificano sostanzialmente il fondale marino, sia in seguito della rimozione sia in seguito allo scarico dei sedimenti. In particolare, il dragaggio dei fondali marini causa l'affioramento di sedimenti caratterizzati da proprietà chimico-fisiche molto diverse rispetto a quelle dei sedimenti superficiali presenti nei fondali indisturbati, ciò può portare al rilascio di sostanze naturali che possono essere potenzialmente pericolose per l'ambiente, come i metalli pesanti, il metano, l'anidride carbonica e l'acido solfidrico, oppure al rapido assorbimento, da parte del fondale, di ossigeno dalla colonna d'acqua, che può provocare eventi di anossia e crisi distrofiche. L'importanza di un'indagine riguardante le alterazioni dei flussi bentici in aree portuali è testimoniata da una notevole bibliografia internazionale (Klinkhammer e Bender, 1981; Chen et al., 1997; Fichet et al., 1999; Apitz et al., 2008; Hammerschmidt et al., 2008; Benoit et al., 2009). A livello italiano, tale importanza è testimoniata dall'attività condotta nel 2013 nell'area portuale di Trieste dove, per la prima volta, sono stati valutati gli effetti della movimentazione di sedimenti marini portuali mediante la misura dei flussi bentici (F. Spagnoli, dati non pubblicati), e nell'area portuale di Ancona, dove si è appena conclusa un'attività di misura dei flussi bentici riguardante la valutazione degli effetti della movimentazione dei sedimenti portuali, condotta dall'ISMAR di Ancona.
2016
Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine - IRBIM
Benthic fluxes harbor gredging
Ancona harbor
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/365778
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