Presentazione orale per invito al WORKSHOP via web organizzato dal Cluster BIG nell'ambito dell'iniziativa "Ripartenza Blu"in data 06/11/2020
La ricerca sui biocompositi si sta attualmente concentrando sulla riduzione dei costi delle materie plastiche biodegradabili. La miscelazione di filler a basso costo nel polimero biodegradabile è diventata una soluzione alternativa e negli ultimi due decenni i biopolimeri delle piante terrestri hanno ricevuto una notevole attenzione. Considerato l'attuale livello di sfruttamento delle fonti di biomassa terrestre, sarebbe opportuno valutare altre risorse che potrebbero sostituire l'utilizzo di fibre vegetali. In tal senso un'alternativa interessante può essere rappresentata dall' uso di biopolimeri dall'ambiente marino, come quelli estratti da piante marine (o alghe). In alcuni casi, in particolare, gli accumuli di determinate tipologie di alghe sulle spiagge e lungo le coste (principalmente Mediterraneo ma anche da altre zone dell'UE) possono rappresentare un problema ambientale nonché un pesante onere economico-gestionale a carico dell'amministrazione locale interessata, qualora tali tipologie di alghe siano da classificarsi come "rifiuto" in base alla legislazione vigente. Molte di queste piante acquatiche e alghe possono essere facilmente processate e trasformate in fibre trovando applicazione nell'industria tessile sia in qualità di "raw materials" all'interno di materiali compositi, sia come fonte di matrici polimeriche (bio-polimeri) a seguito di estrazione e purificazione. Si possono utilizzare una vasta gamma di polimeri naturali derivati da alghe come alginati, carragenina, agar, cellulosa e poliidrossialcanoati. In entrambe le forme rappresentano anche una risorsa per lo sviluppo per sensori e biosensori altamente innovativi attraverso la tecnologia dell'elettrofilatura (o electrospinning). L'electrospinning è un metodo versatile per produrre fibre fino alla scala del diametro nanometrico e ci sono numerose opportunità di utilizzare le alghe nella loro complessità o suoi derivati. Tale tecnologia sarà quindi utilizzata per sviluppare sensori e biosensori (ottici, conduttivi e gravimetrici) nanofibrosi biodegradabili per applicazioni in campo ambientale.
Workshop Biotic Marine Resources & Blue Biotech: Sensori chimici e biosensori da biomasse marine in un contesto di economia circolare
Macagnano A;Mari M
2020
Abstract
La ricerca sui biocompositi si sta attualmente concentrando sulla riduzione dei costi delle materie plastiche biodegradabili. La miscelazione di filler a basso costo nel polimero biodegradabile è diventata una soluzione alternativa e negli ultimi due decenni i biopolimeri delle piante terrestri hanno ricevuto una notevole attenzione. Considerato l'attuale livello di sfruttamento delle fonti di biomassa terrestre, sarebbe opportuno valutare altre risorse che potrebbero sostituire l'utilizzo di fibre vegetali. In tal senso un'alternativa interessante può essere rappresentata dall' uso di biopolimeri dall'ambiente marino, come quelli estratti da piante marine (o alghe). In alcuni casi, in particolare, gli accumuli di determinate tipologie di alghe sulle spiagge e lungo le coste (principalmente Mediterraneo ma anche da altre zone dell'UE) possono rappresentare un problema ambientale nonché un pesante onere economico-gestionale a carico dell'amministrazione locale interessata, qualora tali tipologie di alghe siano da classificarsi come "rifiuto" in base alla legislazione vigente. Molte di queste piante acquatiche e alghe possono essere facilmente processate e trasformate in fibre trovando applicazione nell'industria tessile sia in qualità di "raw materials" all'interno di materiali compositi, sia come fonte di matrici polimeriche (bio-polimeri) a seguito di estrazione e purificazione. Si possono utilizzare una vasta gamma di polimeri naturali derivati da alghe come alginati, carragenina, agar, cellulosa e poliidrossialcanoati. In entrambe le forme rappresentano anche una risorsa per lo sviluppo per sensori e biosensori altamente innovativi attraverso la tecnologia dell'elettrofilatura (o electrospinning). L'electrospinning è un metodo versatile per produrre fibre fino alla scala del diametro nanometrico e ci sono numerose opportunità di utilizzare le alghe nella loro complessità o suoi derivati. Tale tecnologia sarà quindi utilizzata per sviluppare sensori e biosensori (ottici, conduttivi e gravimetrici) nanofibrosi biodegradabili per applicazioni in campo ambientale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.