Perché, pur essendo una grande città di mare, Napoli non si è mai costituita in talassocrazia? Perché, pur avendo accolto dal mare influenze, ibridazioni e contaminazioni, Napoli fatica, ancora oggi, a imporsi come una protagonista nel Mediterraneo? Sono questi gli interrogativi al centro dell'articolo. Nel testo si descrive la relazione tra Napoli e il suo porto nel quadro di un'analisi d'ampio sfondo. Considerazioni storiche e motivi filosofici si intrecciano con i dati quantitativi correnti i quali testimoniano percentuali in flessione in tutte le attività che interessano lo scalo partenopeo. Naturalmente i dati, si legge nell'articolo, devono essere accolti con estrema prudenza, poiché su di essi hanno pesato le conseguenze del Covid-19. Se, però, si osservano le classifiche nazionali, si può notare come, già nel 2019, il porto di Napoli giacesse al decimo posto in Italia. Nel 2015 lo scalo partenopeo era il dodicesimo d'Europa per traffico di passeggeri. Nel 2016, nel 2017, nel 2018 non è stato mai tra i primi dieci del continente. Tenendo d'occhio questi dati non si può che riflettere sulle carenze strutturali. L'articolo evidenzia, a tal proposito, il caso del piano regolatore del porto risalente addirittura al 1958 e ancora in fase di "rivisitazione". Il clamoroso ritardo nell'aggiornamento del piano pesa sulle prospettive di rilancio dello scalo. Prospettive sulle quali, almeno per il breve periodo, visto l'inasprimento delle misure anti-covid, non è, per altro, possibile azzardare previsioni.

Perché il mare non bagna Napoli

Daniele Demarco
2020-01-01

Abstract

Perché, pur essendo una grande città di mare, Napoli non si è mai costituita in talassocrazia? Perché, pur avendo accolto dal mare influenze, ibridazioni e contaminazioni, Napoli fatica, ancora oggi, a imporsi come una protagonista nel Mediterraneo? Sono questi gli interrogativi al centro dell'articolo. Nel testo si descrive la relazione tra Napoli e il suo porto nel quadro di un'analisi d'ampio sfondo. Considerazioni storiche e motivi filosofici si intrecciano con i dati quantitativi correnti i quali testimoniano percentuali in flessione in tutte le attività che interessano lo scalo partenopeo. Naturalmente i dati, si legge nell'articolo, devono essere accolti con estrema prudenza, poiché su di essi hanno pesato le conseguenze del Covid-19. Se, però, si osservano le classifiche nazionali, si può notare come, già nel 2019, il porto di Napoli giacesse al decimo posto in Italia. Nel 2015 lo scalo partenopeo era il dodicesimo d'Europa per traffico di passeggeri. Nel 2016, nel 2017, nel 2018 non è stato mai tra i primi dieci del continente. Tenendo d'occhio questi dati non si può che riflettere sulle carenze strutturali. L'articolo evidenzia, a tal proposito, il caso del piano regolatore del porto risalente addirittura al 1958 e ancora in fase di "rivisitazione". Il clamoroso ritardo nell'aggiornamento del piano pesa sulle prospettive di rilancio dello scalo. Prospettive sulle quali, almeno per il breve periodo, visto l'inasprimento delle misure anti-covid, non è, per altro, possibile azzardare previsioni.
2020
Istituto di Studi sul Mediterraneo - ISMed
Mediterraneo
Napoli
Porto di Napoli
Sviluppo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/379544
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