La conferenza multidisciplinare "La Strategia eu-ropea di Bioeconomia: scenari e impatti territoriali, op-portunità e rischi" - patrocinata da società scientifiche e università1 - ha raccolto i contributi di storici, geografi, economisti, urbanisti, costituzionalisti, biologi, biologi forestali e medici2 le cui analisi hanno messo in eviden-za una serie di criticità sulla base delle quali si può as-serire che la Strategia di Bioeconomia della Commisione Europea (del 2012 aggiornata nel 2018) e la conseguente Strategia Italiana siano piuttosto distanti dall'idea originaria di Bioeconomia teorizzata da Geor-gescu-Roegen, ovvero una bioeconomia compatibile con la vita e le leggi della natura. Difatti, la Strategia di Bioeconomia promossa come la nuova frontiera dell'economia "verde" e basata sulla sostituzione delle fonti fossili con la biomassa presenta forti contraddizioni rispetto agli stessi obiettivi che si pone, ovvero la riduzione dell'uso di fonti non sostenibili e non rinno-vabili e della dipendenza dalle importazioni. Infatti, la mera sostituzione delle fonti (che non prenda in considerazione anche la riduzione dei consumi di energia, materia e acqua) non solo non è sufficiente ma può essere dannosa. Questa si basa sulla produzione di bio-massa su larga scala e, quindi, sulla necessità di suolo fertile (sottratto anche alle foreste), acqua e input chimici prodotta secondo il modello (e le logiche) dell'agro-industria che, come ampiamente dimostratoin letteratura, ha un forte impatto su ambiente, biodiversità ed economia territoriale. La Strategia, fondandosi sulla produzione energetica prevalentemente via combustione di sostanza biologica, compromette il recupero di questa per la compensazione dei suoli incidendo, così, sul clima a causa de bilancio di CO2 sfavorevole. Con riferimento all'Italia, è stata rilevata una stretta connessione fra la Strategia di Bioeconomia e il Testo Unico Forestale (TUF) del 2018, il cui impatto sul patrimonio forestale e la biodiversità appare piuttosto negativo. Con l'aggiornamento del 2018, la Strategia di bioeconomia si connette strettamente al processo di digitalizzazione (adeguamento alla Nuova Strategia di Politica Industriale 2017) aumentando esponenzialmente il fabbisogno di minerali essenziali alla produzione di alta tecnologia, come le terre rare che - oltre a non essere rinnovabili - sono fortemente impattanti per l'ambiente e la salute (ad esempio, la produzione di una tonnellata di terre rare genera fra 1 e 1,4 tonnellate di rifiuti radioattivi) e rendono, inevitabilmente, l'UE dipendente dalle importazioni (considerato cheoltre il 90% delle terre rare sono prodotte in Cina). Pertanto, la Strategia di bioeconomia risulta dipendente da risorse non sostenibili, non rinnovabili e dalle importazioni, motivo per cui richiederebbe una rielaborazione sistematica partendo dall'imprescindibileadeguamento alla Strategia europea sulla biodiversità, al Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC) e ai piani di adattamento climatico. La conferenza ha riscontrato grande interesse non solo all'interno del mondo scientifico, accademico,della scuola e dell'associazionismo, ma anche delleistituzioni. Al riguardo, si segnala l'interesse dimo-strato dal Gruppo di coordinamento Nazionale per laBioeconomia della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha partecipato all'evento e da diversi Senatori e Deputati che hanno aderito all'iniziativa. In entrambi i casi è stata assicurata attenzione ai risultati emersi che ci auguriamo possa trovare concretizzazione. Il Comitato scientifico, come preventivato, oltre alla pubblicazione degli atti e di un documento divulgativo, elaborerà un documento di valutazione dellaStrategia che esprima osservazioni e raccomandazioni da inviare alla Commissione europea e al governo italiano.

LA STRATEGIA EUROPEA E ITALIANA DI BIOECONOMIA SCENARI E IMPATTI TERRITORIALI, OPPORTUNITÀ E RISCHI DOCUMENTO DI VALUTAZIONE E INDIRIZZO

Massimo Blonda;Angelantonio Calabrese;
2021

Abstract

La conferenza multidisciplinare "La Strategia eu-ropea di Bioeconomia: scenari e impatti territoriali, op-portunità e rischi" - patrocinata da società scientifiche e università1 - ha raccolto i contributi di storici, geografi, economisti, urbanisti, costituzionalisti, biologi, biologi forestali e medici2 le cui analisi hanno messo in eviden-za una serie di criticità sulla base delle quali si può as-serire che la Strategia di Bioeconomia della Commisione Europea (del 2012 aggiornata nel 2018) e la conseguente Strategia Italiana siano piuttosto distanti dall'idea originaria di Bioeconomia teorizzata da Geor-gescu-Roegen, ovvero una bioeconomia compatibile con la vita e le leggi della natura. Difatti, la Strategia di Bioeconomia promossa come la nuova frontiera dell'economia "verde" e basata sulla sostituzione delle fonti fossili con la biomassa presenta forti contraddizioni rispetto agli stessi obiettivi che si pone, ovvero la riduzione dell'uso di fonti non sostenibili e non rinno-vabili e della dipendenza dalle importazioni. Infatti, la mera sostituzione delle fonti (che non prenda in considerazione anche la riduzione dei consumi di energia, materia e acqua) non solo non è sufficiente ma può essere dannosa. Questa si basa sulla produzione di bio-massa su larga scala e, quindi, sulla necessità di suolo fertile (sottratto anche alle foreste), acqua e input chimici prodotta secondo il modello (e le logiche) dell'agro-industria che, come ampiamente dimostratoin letteratura, ha un forte impatto su ambiente, biodiversità ed economia territoriale. La Strategia, fondandosi sulla produzione energetica prevalentemente via combustione di sostanza biologica, compromette il recupero di questa per la compensazione dei suoli incidendo, così, sul clima a causa de bilancio di CO2 sfavorevole. Con riferimento all'Italia, è stata rilevata una stretta connessione fra la Strategia di Bioeconomia e il Testo Unico Forestale (TUF) del 2018, il cui impatto sul patrimonio forestale e la biodiversità appare piuttosto negativo. Con l'aggiornamento del 2018, la Strategia di bioeconomia si connette strettamente al processo di digitalizzazione (adeguamento alla Nuova Strategia di Politica Industriale 2017) aumentando esponenzialmente il fabbisogno di minerali essenziali alla produzione di alta tecnologia, come le terre rare che - oltre a non essere rinnovabili - sono fortemente impattanti per l'ambiente e la salute (ad esempio, la produzione di una tonnellata di terre rare genera fra 1 e 1,4 tonnellate di rifiuti radioattivi) e rendono, inevitabilmente, l'UE dipendente dalle importazioni (considerato cheoltre il 90% delle terre rare sono prodotte in Cina). Pertanto, la Strategia di bioeconomia risulta dipendente da risorse non sostenibili, non rinnovabili e dalle importazioni, motivo per cui richiederebbe una rielaborazione sistematica partendo dall'imprescindibileadeguamento alla Strategia europea sulla biodiversità, al Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC) e ai piani di adattamento climatico. La conferenza ha riscontrato grande interesse non solo all'interno del mondo scientifico, accademico,della scuola e dell'associazionismo, ma anche delleistituzioni. Al riguardo, si segnala l'interesse dimo-strato dal Gruppo di coordinamento Nazionale per laBioeconomia della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha partecipato all'evento e da diversi Senatori e Deputati che hanno aderito all'iniziativa. In entrambi i casi è stata assicurata attenzione ai risultati emersi che ci auguriamo possa trovare concretizzazione. Il Comitato scientifico, come preventivato, oltre alla pubblicazione degli atti e di un documento divulgativo, elaborerà un documento di valutazione dellaStrategia che esprima osservazioni e raccomandazioni da inviare alla Commissione europea e al governo italiano.
2021
Istituto di Ricerca Sulle Acque - IRSA
Bioeconomia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/399175
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