La povertà educativa, fra le diverse povertà, è la più nascosta e meno evidente, agisce nel buio, priva i bambini/e e gli adolescenti dell'opportunità di costruirsi un futuro; anche solo di sognarlo. In un desolante circolo vizioso, alimenta la povertà economica di domani. Diverse le definizioni, diverse le povertà, diverse le analisi, diversi gli strumenti per ridurre l'incidenza delle povertà sulla e nella società. Una sola evidenza, tutte le diverse povertà sono interrelate, intersecate, collegate l'una all'altra. Quella economica incide su quella culturale, questa su quella educativa che alimenta un livello di abbassamento delle condizioni di vita e di conseguenza mette a rischio un intero sistema sociale. La capacità di riuscire nello studio nonostante le difficoltà iniziali, definita nell'indagine come resilienza, ha radici sia individuali sia di contesto. Su queste ultime si basa l'analisi; sono quelle su cui si potrebbe agire a livello nazionale, regionale e locale con scelte politiche appropriate. Scopo di questo lavoro è quello di approfondire il tema della povertà educativa, attraverso ricerche e progetti che promuovono la partecipazione dei bambini/e e degli adolescenti, e il loro punto di vista sull'argomento. L'indagine, attraverso questionari e focus group, ha acceso i riflettori: sui fattori individuali che determinano una buona riuscita che sono, un temperamento aperto alle relazioni, l'autonomia, la capacità di risolvere problemi, di porsi obiettivi e di realizzarli, la tendenza a dare valore alla scuola e ai risultati della propria vita; sul contesto relazionale, con l'evidenziazione di convinzioni e stili fra gli attori; sull'ambiente circostante, più o meno adeguato e/o confacente alle necessità di un cittadino in crescita che si confronta con un mondo preconfezionato e adulto. Combinando in modo accorto una molteplicità di elementi, alcuni sintomi di degrado sociale e, di converso, l'esistenza di opportunità culturali e strutture educative, la ricerca vuole dare un'opportunità di riflessione sulle azioni da intraprendere nei territori, oggetto di indagine, e un invito all'attuazione a più largo spettro, avendo la piena convinzione che questa sia l'unica strada per alimentare concreti processi di sviluppo sociale. Costruire percorsi di apprendimento attivando sinergie con l'intera comunità territoriale: le famiglie, in senso complessivo, i servizi socio-sanitari, il terzo settore e il volontariato che svolgono e hanno un ruolo decisivo per far crescere un territorio e la comunità locale. Perché l'educazione non è mai una questione privata: è sempre pubblica e politica e, per questo, è necessario che la responsabilità educativa venga sempre condivisa. Non intervenire oggi per cercare di recuperare i bambini e gli adolescenti che restano indietro vuol dire esporsi al rischio di esacerbare le disparità in futuro. Solo attivando e mettendo a disposizione di tutti le giuste competenze e le stesse opportunità è possibile contribuire a colmare il divario e investire sul futuro delle nuove generazioni. Dobbiamo guardare alla condizione dei minori con senso di responsabilità e lungimiranza, mettendo in campo politiche adeguate, non solo, nei percorsi di istruzione e formazione, ma anche nell'educazione ai sentimenti e al rispetto del corpo-persona, alla cittadinanza; scuole aperte al territorio oltre l'orario delle lezioni, rafforzamento dell'interazione tra la scuola e le altre agenzie educative, potenziamento dei servizi. Il Convegno di ottobre, al quale sono stata invitata, ha visto, tra l'altro, il protagonismo attivo dei ragazzi e delle ragazze partecipanti al progetto di ricerca, la loro creatività messa in atto con i lavori svolti con gli insegnanti, il divertimento contagiante che fluiva nella sala, la tenacia di approfondire argomenti fino ad allora sconosciuti, la fiducia in se stessi nel proporsi fra gli oratori con un atteggiamento serio e propositivo, il superamento dei limiti di confort nel confrontarsi con ricercatori e professori universitari con parole semplici e fresche. Un insegnamento straordinario sulle possibilità che un adeguato percorso formativo e la disponibilità degli adulti, insegnanti e ricercatori, possono condurre i giovani verso un futuro di consapevolezza e conoscenza. La sfida lanciata è tutt'altro che semplice e dall'esito assolutamente non scontato: sarà un lungo, ma anche molto appassionante viaggio che tutti quelli che hanno a cuore la formazione di cittadini e cittadine maturi e con spirito critico dovranno affrontare con coraggio, senza opportunismi, forti delle loro convinzioni e della consapevolezza che il pensiero positivo è in grado, alla lunga, di vincere le battaglie per un civismo degno per l'umanità.
Diritto alla crescita. Povertà educativa e comunità educante: un'indagine sul campo
Antonella Ciocia;
2020
Abstract
La povertà educativa, fra le diverse povertà, è la più nascosta e meno evidente, agisce nel buio, priva i bambini/e e gli adolescenti dell'opportunità di costruirsi un futuro; anche solo di sognarlo. In un desolante circolo vizioso, alimenta la povertà economica di domani. Diverse le definizioni, diverse le povertà, diverse le analisi, diversi gli strumenti per ridurre l'incidenza delle povertà sulla e nella società. Una sola evidenza, tutte le diverse povertà sono interrelate, intersecate, collegate l'una all'altra. Quella economica incide su quella culturale, questa su quella educativa che alimenta un livello di abbassamento delle condizioni di vita e di conseguenza mette a rischio un intero sistema sociale. La capacità di riuscire nello studio nonostante le difficoltà iniziali, definita nell'indagine come resilienza, ha radici sia individuali sia di contesto. Su queste ultime si basa l'analisi; sono quelle su cui si potrebbe agire a livello nazionale, regionale e locale con scelte politiche appropriate. Scopo di questo lavoro è quello di approfondire il tema della povertà educativa, attraverso ricerche e progetti che promuovono la partecipazione dei bambini/e e degli adolescenti, e il loro punto di vista sull'argomento. L'indagine, attraverso questionari e focus group, ha acceso i riflettori: sui fattori individuali che determinano una buona riuscita che sono, un temperamento aperto alle relazioni, l'autonomia, la capacità di risolvere problemi, di porsi obiettivi e di realizzarli, la tendenza a dare valore alla scuola e ai risultati della propria vita; sul contesto relazionale, con l'evidenziazione di convinzioni e stili fra gli attori; sull'ambiente circostante, più o meno adeguato e/o confacente alle necessità di un cittadino in crescita che si confronta con un mondo preconfezionato e adulto. Combinando in modo accorto una molteplicità di elementi, alcuni sintomi di degrado sociale e, di converso, l'esistenza di opportunità culturali e strutture educative, la ricerca vuole dare un'opportunità di riflessione sulle azioni da intraprendere nei territori, oggetto di indagine, e un invito all'attuazione a più largo spettro, avendo la piena convinzione che questa sia l'unica strada per alimentare concreti processi di sviluppo sociale. Costruire percorsi di apprendimento attivando sinergie con l'intera comunità territoriale: le famiglie, in senso complessivo, i servizi socio-sanitari, il terzo settore e il volontariato che svolgono e hanno un ruolo decisivo per far crescere un territorio e la comunità locale. Perché l'educazione non è mai una questione privata: è sempre pubblica e politica e, per questo, è necessario che la responsabilità educativa venga sempre condivisa. Non intervenire oggi per cercare di recuperare i bambini e gli adolescenti che restano indietro vuol dire esporsi al rischio di esacerbare le disparità in futuro. Solo attivando e mettendo a disposizione di tutti le giuste competenze e le stesse opportunità è possibile contribuire a colmare il divario e investire sul futuro delle nuove generazioni. Dobbiamo guardare alla condizione dei minori con senso di responsabilità e lungimiranza, mettendo in campo politiche adeguate, non solo, nei percorsi di istruzione e formazione, ma anche nell'educazione ai sentimenti e al rispetto del corpo-persona, alla cittadinanza; scuole aperte al territorio oltre l'orario delle lezioni, rafforzamento dell'interazione tra la scuola e le altre agenzie educative, potenziamento dei servizi. Il Convegno di ottobre, al quale sono stata invitata, ha visto, tra l'altro, il protagonismo attivo dei ragazzi e delle ragazze partecipanti al progetto di ricerca, la loro creatività messa in atto con i lavori svolti con gli insegnanti, il divertimento contagiante che fluiva nella sala, la tenacia di approfondire argomenti fino ad allora sconosciuti, la fiducia in se stessi nel proporsi fra gli oratori con un atteggiamento serio e propositivo, il superamento dei limiti di confort nel confrontarsi con ricercatori e professori universitari con parole semplici e fresche. Un insegnamento straordinario sulle possibilità che un adeguato percorso formativo e la disponibilità degli adulti, insegnanti e ricercatori, possono condurre i giovani verso un futuro di consapevolezza e conoscenza. La sfida lanciata è tutt'altro che semplice e dall'esito assolutamente non scontato: sarà un lungo, ma anche molto appassionante viaggio che tutti quelli che hanno a cuore la formazione di cittadini e cittadine maturi e con spirito critico dovranno affrontare con coraggio, senza opportunismi, forti delle loro convinzioni e della consapevolezza che il pensiero positivo è in grado, alla lunga, di vincere le battaglie per un civismo degno per l'umanità.File | Dimensione | Formato | |
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