La contaminazione chimica delle acque e dei sedimenti delle aree marine costiere e delle aree portuali è dovuta ad un ampio spettro di composti inquinanti organici ed inorganici ed i sedimenti possono essere serbatoio (sink) e/o fonte (source) importante di tali contaminanti. Soprattutto nelle aree portuali, considerata la necessità di asportare i sedimenti per mantenere la navigazione ottimale, la bonifica e il recupero sono divenuti quindi obiettivi primari. Gli elementi in tracce nei sedimenti presentano concentrazioni più elevate rispetto a quelle osservate nella colonna d'acqua; essendo legati alle diverse componenti dei sedimenti, gli elementi in tracce mostrano una differente capacità di essere rimobilizzati e quindi una differente biodisponibilità, che ne influenza poi anche la tossicità verso i biota. Gli elementi in tracce disciolti nelle acque interstiziali, che possono essere rilasciati nella colonna d'acqua sovrastante, sono spesso definiti come la frazione scambiabile. I metalli in tracce legati invece alle forme minerali, presenti nel sedimento, sono definiti come frazione residua e non possono essere rilasciati nella colonna d'acqua sovrastante con facilità in condizioni naturali. Nel contenuto totale del metallo spesso questa è la frazione maggiore. La sola misura della concentrazione del metallo totale non può pertanto fornire informazioni sufficienti e esaurienti sulla sua potenziale biodisponibilità e tossicità nei confronti degli organismi. È perciò necessario studiare la distribuzione delle diverse forme dei metalli in tracce, per valutare la frazione biodisponibile, l'eventuale tossicità ed individuare i fattori di arricchimento e di rimobilizzazione nelle differenti aree dell'ambiente in esame e valutarne le possibili perturbazioni, nel caso ve ne siano, e conseguentemente progettare i possibili scenari di recupero. Nella Laguna di Venezia, i sedimenti sono stati classificati come A, B, C e oltre C in relazione alla concentrazione totale di alcuni inquinanti inorganici, quali i metalli in tracce, e di alcuni inquinanti organici, come ad esempio gli inquinanti organici persistenti - PCB, diossine, PAHS, ecc. I sedimenti classificati come C e oltre C sono quelli che presentano la concentrazione più elevata di queste classi di inquinanti. In relazione al dragaggio di diversi milioni di sedimenti, previsto dal Piano di Recupero Morfologico si inserisce quindi tale progetto che ha tra i suoi obiettivi primari la messa a punto di una procedura di lavaggio dei sedimenti dragati con una tecnologia a basso impatto ambientale e che sia efficace per i contaminanti inorganici (metalli in tracce) e organici (POPs, ovvero idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili, etc.). I risultati, ottenuti in questo studio sia sulla procedura di lavaggio sia sull'approccio di bioremediation, sono molto promettenti, sebbene la ricerca vada approfondita ed accuratamente valutata. Tali risultati sottolineano ancora una volta come nel risk assessment per valutare l'intervento sia necessario uno studio sito specifico,e come nel planning di interventi di bonifica si debba guardare all'applicazione di una sinergia di tecnologie, che siano comunque a basso impatto ambientale. È importante evidenziare che l'essere a basso impatto ambientale deve accompagnarsi ad un vantaggio economico, che potrebbe essere il riutilizzo del materiale "remediato". Quindi, i sedimenti bonificati non sono "rifiuti", ma possono diventare una ricca "risorsa" per l'ambiente lagunare. Questo studio mostra anche la necessità di proporre ai decision makers una innovazione della legislazione ambientale attualmente vigente, sia per quanto concerne il riutilizzo dei sedimenti sia per quanto concerne il risk assessment, che deve contenere in sé uno studio sulla speciazione, per avere informazioni fondamentali sulla biodisponibilità, sulla bioaccessibilità e sulla tossicità dei contaminanti nei confronti degli organismi e dell'ambiente in cui vivono

Progetto RISED "Messa a punto e Sviluppo delle Procedure di Risanamento dei Sedimenti dei Canali Industriali e di Grande Navigazione della Laguna Di Venezia

Fabiana Corami;Paolo Cescon
2009

Abstract

La contaminazione chimica delle acque e dei sedimenti delle aree marine costiere e delle aree portuali è dovuta ad un ampio spettro di composti inquinanti organici ed inorganici ed i sedimenti possono essere serbatoio (sink) e/o fonte (source) importante di tali contaminanti. Soprattutto nelle aree portuali, considerata la necessità di asportare i sedimenti per mantenere la navigazione ottimale, la bonifica e il recupero sono divenuti quindi obiettivi primari. Gli elementi in tracce nei sedimenti presentano concentrazioni più elevate rispetto a quelle osservate nella colonna d'acqua; essendo legati alle diverse componenti dei sedimenti, gli elementi in tracce mostrano una differente capacità di essere rimobilizzati e quindi una differente biodisponibilità, che ne influenza poi anche la tossicità verso i biota. Gli elementi in tracce disciolti nelle acque interstiziali, che possono essere rilasciati nella colonna d'acqua sovrastante, sono spesso definiti come la frazione scambiabile. I metalli in tracce legati invece alle forme minerali, presenti nel sedimento, sono definiti come frazione residua e non possono essere rilasciati nella colonna d'acqua sovrastante con facilità in condizioni naturali. Nel contenuto totale del metallo spesso questa è la frazione maggiore. La sola misura della concentrazione del metallo totale non può pertanto fornire informazioni sufficienti e esaurienti sulla sua potenziale biodisponibilità e tossicità nei confronti degli organismi. È perciò necessario studiare la distribuzione delle diverse forme dei metalli in tracce, per valutare la frazione biodisponibile, l'eventuale tossicità ed individuare i fattori di arricchimento e di rimobilizzazione nelle differenti aree dell'ambiente in esame e valutarne le possibili perturbazioni, nel caso ve ne siano, e conseguentemente progettare i possibili scenari di recupero. Nella Laguna di Venezia, i sedimenti sono stati classificati come A, B, C e oltre C in relazione alla concentrazione totale di alcuni inquinanti inorganici, quali i metalli in tracce, e di alcuni inquinanti organici, come ad esempio gli inquinanti organici persistenti - PCB, diossine, PAHS, ecc. I sedimenti classificati come C e oltre C sono quelli che presentano la concentrazione più elevata di queste classi di inquinanti. In relazione al dragaggio di diversi milioni di sedimenti, previsto dal Piano di Recupero Morfologico si inserisce quindi tale progetto che ha tra i suoi obiettivi primari la messa a punto di una procedura di lavaggio dei sedimenti dragati con una tecnologia a basso impatto ambientale e che sia efficace per i contaminanti inorganici (metalli in tracce) e organici (POPs, ovvero idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili, etc.). I risultati, ottenuti in questo studio sia sulla procedura di lavaggio sia sull'approccio di bioremediation, sono molto promettenti, sebbene la ricerca vada approfondita ed accuratamente valutata. Tali risultati sottolineano ancora una volta come nel risk assessment per valutare l'intervento sia necessario uno studio sito specifico,e come nel planning di interventi di bonifica si debba guardare all'applicazione di una sinergia di tecnologie, che siano comunque a basso impatto ambientale. È importante evidenziare che l'essere a basso impatto ambientale deve accompagnarsi ad un vantaggio economico, che potrebbe essere il riutilizzo del materiale "remediato". Quindi, i sedimenti bonificati non sono "rifiuti", ma possono diventare una ricca "risorsa" per l'ambiente lagunare. Questo studio mostra anche la necessità di proporre ai decision makers una innovazione della legislazione ambientale attualmente vigente, sia per quanto concerne il riutilizzo dei sedimenti sia per quanto concerne il risk assessment, che deve contenere in sé uno studio sulla speciazione, per avere informazioni fondamentali sulla biodisponibilità, sulla bioaccessibilità e sulla tossicità dei contaminanti nei confronti degli organismi e dell'ambiente in cui vivono
2009
Rapporto finale di progetto
Sedimenti contaminati
geospeciazione
estrazione sequenziale
remediation
bioremediation
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/410689
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