Il libro ha per oggetto lo studio delle normative statali e regionali dirette al recupero produttivo delle terre agricole abbandonate in Italia. Di fronte al fenomeno dell'abbandono delle terre agricole che ha interessato il nostro Paese a partire soprattutto dalla metà del secolo scorso, a seguito dei processi di industrializzazione, urbanizzazione e intensivizzazione dell'agricoltura, il legislatore italiano ha infatti adottato una serie di normative dirette al recupero produttivo delle terre incolte o abbandonate, partendo dal presupposto che la non utilizzazione agraria e l'abbandono delle terre agricole possano avere effetti negativi per la collettività sotto il profilo economico, sociale, climatico-ambientale e paesaggistico. Il presente lavoro monografico dedica attenzione, in particolare, alle recenti leggi regionali di attuazione della legge n. 440 del 1978 sull'utilizzazione agraria delle terre incolte, abbandonate o insufficientemente coltivate, nel contesto delle cosiddette banche della terra, alle leggi statali dedicate alle "banche delle terre" sovraregionali e alle norme del Testo unico in materia di foreste e filiere forestali (TUFF) relative al recupero produttivo dei terreni abbandonati. Al fine di inquadrare il contesto politico e normativo in cui lo Stato italiano ha maturato tali discipline, nonché introdurre alcuni essenziali elementi di riflessione sulla nozione giuridica di "abbandono delle terre agricole" (e su quella corrispondente di "terre agricole abbandonate"), l'esame della legislazione italiana è preceduto da un'analisi dell'evoluzione della politica agricola comune (PAC) dell'Unione europea dallo specifico punto di vista dell'approccio del legislatore alla questione dell'abbandono delle terre agricole. L'intento è quello di capire in che modo i regimi di aiuto diretti agli agricoltori e le definizioni adottate nelle varie fasi della politica hanno condizionato le scelte del legislatore italiano nell'affrontare una questione (quella delle terre agricole abbandonate) che attiene sì alla politica fondiaria, di competenza statale, ma che evidentemente riguarda l'agricoltura, l'alimentazione, l'ambiente e la coesione economica, sociale e territoriale, su cui l'Unione europea ha competenza legislativa. Obiettivo dello studio condotto nel libro è, quindi, l'esame della ratio, della portata giuridica nonché dei problemi interpretativi e applicativi delle discipline menzionate, tenendo conto sia della questione dei rapporti di competenza legislativa fra Stato e Regioni negli ambiti che interferiscono con la materia agricoltura nella legislazione sulle terre incolte o abbandonate ai sensi dell'articolo 117 Cost., sia dell'influenza che le misure incentivanti e disincentivanti la produzione, che sono state adottate nell'ambito della PAC, ha avuto (e continua ad avere) sulle politiche agro-fondiarie del nostro Paese. La monografia è strutturata in quattro capitoli. Il primo è dedicato all'analisi delle principali tappe dell'evoluzione della PAC dalla sua origine fino alla recente riforma relativa alla fase post 2022, con l'intento di comprendere se, ed eventualmente in quale fase storica e con quali motivazioni, le normative che si sono susseguite nel tempo hanno previsto regimi di aiuti che sono stati direttamente o indirettamente orientati al contrasto del fenomeno dell'abbandono delle terre agricole o al recupero di tali terre all'uso produttivo agricolo. In tale ottica, è indagata la nozione di "abbandono" nei contesti normativi in cui essa viene richiamata, in rapporto alla nozione di "incolto". Nel secondo capitolo, sono esaminate la legge statale n. 440 del 1978 e le leggi regionali sulle "banche della terra" che recentemente le hanno dato nuova attuazione, tenendo conto del contesto evolutivo della PAC. Oltre ad affrontare il problema della coerenza delle norme dirette al recupero delle terre all'uso agricolo produttivo rispetto alle misure comunitarie dirette alla messa a riposo delle terre che si sono succedute nel tempo, l'approfondimento sulle discipline regionali delle "banche della terra" consente di evidenziare la ratio delle diverse scelte operate dalle Regioni in ordine agli istituti, agli enti pubblici coinvolti, alle procedure e ai soggetti preferiti nella realizzazione degli interventi di recupero produttivo delle terre agricole incolte o abbandonate di proprietà pubblica o privata. Il terzo capitolo è, poi, dedicato all'esame delle recenti discipline statali sulla «Banca delle terre agricole» gestita dall'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) e sulla «Banca delle terre abbandonate o incolte» del Mezzogiorno, ponendo l'attenzione sui profili definitori e sui problemi di coordinamento fra le due normative, ma anche tra di esse e le discipline regionali sulle "banche della terra" analizzate nel secondo capitolo. Il quarto capitolo è dedicato alle norme del TUFF che riguardano direttamente il recupero produttivo dei terreni agricoli e forestali abbandonati. In particolare, dopo avere esaminato anche in questo ambito gli aspetti definitori e gli strumenti predisposti dal legislatore per promuovere il perseguimento del suddetto obiettivo, l'indagine si sofferma su una peculiare forma di recupero disciplinata dal TUFF, rappresentata dal ripristino dell'attività agricola preesistente nelle superfici abbandonate meritevoli di tutela per fini paesaggistici, in quanto tale profilo consente di mettere in evidenza i diversi interessi pubblici che entrano in gioco nella decisione sul futuro di un terreno suscettibile di coltivazione, ma lasciato dal proprietario allo stato naturale. Nelle osservazioni conclusive l'Autore riflette sulla possibilità di individuare nel nostro ordinamento una nozione univoca di "terre agricole abbandonate" e di "abbandono" delle terre agricole e, in caso contrario, sui potenziali effetti in termini di indebolimento dell'azione pubblica di recupero produttivo delle terre agricole abbandonate derivanti dalla coesistenza di nozioni differenziate, funzionali a delimitare gli ambiti di applicazione di discipline diverse. Si chiede, inoltre, se la legge n. 440 del 1978 risulti avere nuova linfa vitale grazie alle normative regionali sulle banche della terra che le hanno dato formalmente attuazione, oppure riveli definitivamente la sua inadeguatezza e quindi la necessità di ripensare in modo radicale la disciplina statale di questa materia.
Le terre agricole abbandonate. Il recupero produttivo nella legislazione sulle "banche della terra" e nel Testo unico in materia di foreste e filiere forestali
Giuliana Strambi
2022
Abstract
Il libro ha per oggetto lo studio delle normative statali e regionali dirette al recupero produttivo delle terre agricole abbandonate in Italia. Di fronte al fenomeno dell'abbandono delle terre agricole che ha interessato il nostro Paese a partire soprattutto dalla metà del secolo scorso, a seguito dei processi di industrializzazione, urbanizzazione e intensivizzazione dell'agricoltura, il legislatore italiano ha infatti adottato una serie di normative dirette al recupero produttivo delle terre incolte o abbandonate, partendo dal presupposto che la non utilizzazione agraria e l'abbandono delle terre agricole possano avere effetti negativi per la collettività sotto il profilo economico, sociale, climatico-ambientale e paesaggistico. Il presente lavoro monografico dedica attenzione, in particolare, alle recenti leggi regionali di attuazione della legge n. 440 del 1978 sull'utilizzazione agraria delle terre incolte, abbandonate o insufficientemente coltivate, nel contesto delle cosiddette banche della terra, alle leggi statali dedicate alle "banche delle terre" sovraregionali e alle norme del Testo unico in materia di foreste e filiere forestali (TUFF) relative al recupero produttivo dei terreni abbandonati. Al fine di inquadrare il contesto politico e normativo in cui lo Stato italiano ha maturato tali discipline, nonché introdurre alcuni essenziali elementi di riflessione sulla nozione giuridica di "abbandono delle terre agricole" (e su quella corrispondente di "terre agricole abbandonate"), l'esame della legislazione italiana è preceduto da un'analisi dell'evoluzione della politica agricola comune (PAC) dell'Unione europea dallo specifico punto di vista dell'approccio del legislatore alla questione dell'abbandono delle terre agricole. L'intento è quello di capire in che modo i regimi di aiuto diretti agli agricoltori e le definizioni adottate nelle varie fasi della politica hanno condizionato le scelte del legislatore italiano nell'affrontare una questione (quella delle terre agricole abbandonate) che attiene sì alla politica fondiaria, di competenza statale, ma che evidentemente riguarda l'agricoltura, l'alimentazione, l'ambiente e la coesione economica, sociale e territoriale, su cui l'Unione europea ha competenza legislativa. Obiettivo dello studio condotto nel libro è, quindi, l'esame della ratio, della portata giuridica nonché dei problemi interpretativi e applicativi delle discipline menzionate, tenendo conto sia della questione dei rapporti di competenza legislativa fra Stato e Regioni negli ambiti che interferiscono con la materia agricoltura nella legislazione sulle terre incolte o abbandonate ai sensi dell'articolo 117 Cost., sia dell'influenza che le misure incentivanti e disincentivanti la produzione, che sono state adottate nell'ambito della PAC, ha avuto (e continua ad avere) sulle politiche agro-fondiarie del nostro Paese. La monografia è strutturata in quattro capitoli. Il primo è dedicato all'analisi delle principali tappe dell'evoluzione della PAC dalla sua origine fino alla recente riforma relativa alla fase post 2022, con l'intento di comprendere se, ed eventualmente in quale fase storica e con quali motivazioni, le normative che si sono susseguite nel tempo hanno previsto regimi di aiuti che sono stati direttamente o indirettamente orientati al contrasto del fenomeno dell'abbandono delle terre agricole o al recupero di tali terre all'uso produttivo agricolo. In tale ottica, è indagata la nozione di "abbandono" nei contesti normativi in cui essa viene richiamata, in rapporto alla nozione di "incolto". Nel secondo capitolo, sono esaminate la legge statale n. 440 del 1978 e le leggi regionali sulle "banche della terra" che recentemente le hanno dato nuova attuazione, tenendo conto del contesto evolutivo della PAC. Oltre ad affrontare il problema della coerenza delle norme dirette al recupero delle terre all'uso agricolo produttivo rispetto alle misure comunitarie dirette alla messa a riposo delle terre che si sono succedute nel tempo, l'approfondimento sulle discipline regionali delle "banche della terra" consente di evidenziare la ratio delle diverse scelte operate dalle Regioni in ordine agli istituti, agli enti pubblici coinvolti, alle procedure e ai soggetti preferiti nella realizzazione degli interventi di recupero produttivo delle terre agricole incolte o abbandonate di proprietà pubblica o privata. Il terzo capitolo è, poi, dedicato all'esame delle recenti discipline statali sulla «Banca delle terre agricole» gestita dall'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) e sulla «Banca delle terre abbandonate o incolte» del Mezzogiorno, ponendo l'attenzione sui profili definitori e sui problemi di coordinamento fra le due normative, ma anche tra di esse e le discipline regionali sulle "banche della terra" analizzate nel secondo capitolo. Il quarto capitolo è dedicato alle norme del TUFF che riguardano direttamente il recupero produttivo dei terreni agricoli e forestali abbandonati. In particolare, dopo avere esaminato anche in questo ambito gli aspetti definitori e gli strumenti predisposti dal legislatore per promuovere il perseguimento del suddetto obiettivo, l'indagine si sofferma su una peculiare forma di recupero disciplinata dal TUFF, rappresentata dal ripristino dell'attività agricola preesistente nelle superfici abbandonate meritevoli di tutela per fini paesaggistici, in quanto tale profilo consente di mettere in evidenza i diversi interessi pubblici che entrano in gioco nella decisione sul futuro di un terreno suscettibile di coltivazione, ma lasciato dal proprietario allo stato naturale. Nelle osservazioni conclusive l'Autore riflette sulla possibilità di individuare nel nostro ordinamento una nozione univoca di "terre agricole abbandonate" e di "abbandono" delle terre agricole e, in caso contrario, sui potenziali effetti in termini di indebolimento dell'azione pubblica di recupero produttivo delle terre agricole abbandonate derivanti dalla coesistenza di nozioni differenziate, funzionali a delimitare gli ambiti di applicazione di discipline diverse. Si chiede, inoltre, se la legge n. 440 del 1978 risulti avere nuova linfa vitale grazie alle normative regionali sulle banche della terra che le hanno dato formalmente attuazione, oppure riveli definitivamente la sua inadeguatezza e quindi la necessità di ripensare in modo radicale la disciplina statale di questa materia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.