Fra i testi di carattere scientifico dedicati alla topografia storica della città di Cerveteri - l'antica Caere - resta finora isolato il volume dato alle stampe nel 1890 dal segretario comunale di Cerveteri, Francesco Rosati. Nulla si conosceva invece della piccola, ma sostanziosa monografia di carattere storico-topografico dedicata a Caere, pubblicata a Napoli nel 1909, da tale Sabino de Nisco, uno sconosciuto archeologo di origini irpine, laureatosi a Napoli ai primi del Novecento. L'autore rielaborò per l'occasione la propria tesi di laurea, stralciando la parte dedicata al santuario del porto di Caere, Pyrgi, saccheggiato - secondo le fonti letterarie - da Dionigi il vecchio, anch'essa data alle stampe nel 1909 dalla tipografia ufficiale dell'ateneo federiciano (Cimmaruta). Nei cataloghi dell'OPAC e nelle principali biblioteche archeologiche italiane non c'è traccia di queste due opere, che erano pertanto sconosciute anche agli addetti ai lavori. Vincenzo Bellelli e Fosco Biagi, integrando i risultati di due ricerche parallele, hanno rintracciato sul mercato antiquario i due volumi introvabili e il dattiloscritto originale della tesi di laurea del De Nisco e ne hanno curato la presente riedizione per i tipi della casa editrice Johan and Levi. Ai testi originali sono stati anteposti dai curatori due contributi introduttivi dedicati all'autore e al suo percorso originale di studi. Ne emerge il profilo interessante di un giovane e brillante studioso, che aveva avuto nel 1906 la possibilità di soggiornare a Cerveteri per alcuni mesi e di effettuare sul sito sopralluoghi e visite ai monumenti che gli consentirono poi di redigere anche una accurata carta archeologica. Le ricerche di Bellelli e Biagi hanno rivelato che si trattava di un sacerdote che era stato convocato a Cerveteri dalla curia per sostituire il parroco del paese, all'epoca infermo. Il taglio delle due opere ripubblicate è di tipo erudito-antiquario, come era costume all'epoca, ma risente molto anche degli interessi per la topografia storica maturati dal giovane autore. La discussione è incanalata sui binari che avevano già seguito anche gli illustri predecessori di De Nisco, Luigi Canina e Francesco Rosati, che si erano sforzati di raccordare la storia della città alle varie teorie esistenti sulle controverse origini degli Etruschi. Dimostrandosi (per l'epoca) un innovatore, De Nisco respinge l'idea che i fondatori di Caere fossero Pelasgi/Lidi e, in ossequio alla cosiddetta teoria settentrionale che vedeva la luce proprio in quegli anni, sostiene che gli Etruschi di Caere fossero discendenti degli abitanti delle terramare padane.

S. De Nisco, Cerveteri, Pyrgi e le origini degli Etruschi, a cura di Vincenzo Bellelli e Folco Biagi

V BELLELLI;
2020

Abstract

Fra i testi di carattere scientifico dedicati alla topografia storica della città di Cerveteri - l'antica Caere - resta finora isolato il volume dato alle stampe nel 1890 dal segretario comunale di Cerveteri, Francesco Rosati. Nulla si conosceva invece della piccola, ma sostanziosa monografia di carattere storico-topografico dedicata a Caere, pubblicata a Napoli nel 1909, da tale Sabino de Nisco, uno sconosciuto archeologo di origini irpine, laureatosi a Napoli ai primi del Novecento. L'autore rielaborò per l'occasione la propria tesi di laurea, stralciando la parte dedicata al santuario del porto di Caere, Pyrgi, saccheggiato - secondo le fonti letterarie - da Dionigi il vecchio, anch'essa data alle stampe nel 1909 dalla tipografia ufficiale dell'ateneo federiciano (Cimmaruta). Nei cataloghi dell'OPAC e nelle principali biblioteche archeologiche italiane non c'è traccia di queste due opere, che erano pertanto sconosciute anche agli addetti ai lavori. Vincenzo Bellelli e Fosco Biagi, integrando i risultati di due ricerche parallele, hanno rintracciato sul mercato antiquario i due volumi introvabili e il dattiloscritto originale della tesi di laurea del De Nisco e ne hanno curato la presente riedizione per i tipi della casa editrice Johan and Levi. Ai testi originali sono stati anteposti dai curatori due contributi introduttivi dedicati all'autore e al suo percorso originale di studi. Ne emerge il profilo interessante di un giovane e brillante studioso, che aveva avuto nel 1906 la possibilità di soggiornare a Cerveteri per alcuni mesi e di effettuare sul sito sopralluoghi e visite ai monumenti che gli consentirono poi di redigere anche una accurata carta archeologica. Le ricerche di Bellelli e Biagi hanno rivelato che si trattava di un sacerdote che era stato convocato a Cerveteri dalla curia per sostituire il parroco del paese, all'epoca infermo. Il taglio delle due opere ripubblicate è di tipo erudito-antiquario, come era costume all'epoca, ma risente molto anche degli interessi per la topografia storica maturati dal giovane autore. La discussione è incanalata sui binari che avevano già seguito anche gli illustri predecessori di De Nisco, Luigi Canina e Francesco Rosati, che si erano sforzati di raccordare la storia della città alle varie teorie esistenti sulle controverse origini degli Etruschi. Dimostrandosi (per l'epoca) un innovatore, De Nisco respinge l'idea che i fondatori di Caere fossero Pelasgi/Lidi e, in ossequio alla cosiddetta teoria settentrionale che vedeva la luce proprio in quegli anni, sostiene che gli Etruschi di Caere fossero discendenti degli abitanti delle terramare padane.
2020
9788860102317
DE NISCO
CERVETERI
PYRGI
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/421329
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