Lo studio di correlazione conferma l'ipotesi che eccessi di mortalità e di malformazioni tendano a concentrarsi nelle zone dove è più intensa la presenza di siti conosciuti di smaltimento dei rifiuti. L'associazione è statisticamente significativa per numerosi esiti sanitari. La natura dell'associazione è di non facile interpretazione. L'analisi ha tenuto conto di alcuni importanti fattori che potrebbero spiegarla, in particolare dei fattori socioeconomici, noti in letteratura per il loro ruolo di determinanti di salute. L'effetto di questi fattori è stato esaminato e rimosso, e il rischio ambientale stimato è da considerarsi "al netto" di questo confondimento; è possibile tuttavia che un effetto di confondimento residuo, dovuto alla modesta risoluzione del dato comunale, sia presente. Nelle due province campane le diverse vie di contaminazione riconducibili al ciclo di smaltimento di rifiuti danno un contributo alla compromissione ambientale riconosciuto seppure di difficile quantificazione. Tuttavia, la consistenza dei dati, con associazioni sovrapponibili per esiti diversi, suggerisce che la correlazione misurata rispecchi reali effetti sanitari legati alla compromissione di numerosi matrici ambientali (aria, acqua, suolo, alimenti). La concentrazione di eccessi di rischio nelle aree nelle quali la pressione ambientale da rifiuti è maggiore suggerisce che le esposizioni legate al trattamento dei rifiuti siano responsabili di una quota non trascurabile di mortalità e di malformazioni. Le osservazioni effettuate includono sia associazioni aspecifiche sia associazioni specifiche, nelle quali cioè la rilevanza dell'esposizione ai rifiuti è variabile rispetto ad altri determinanti; gli eccessi di rischio comprendono esiti a latenza breve (ad esempio malformazioni congenite, con una latenza di meno di un anno) ed esiti a latenza prolungata (diverse cause di mortalità tumorale, che richiedono anche decenni per manifestarsi); i rischi sono infine paragonabili nei due sessi in molti casi. Questo quadro di elevata consistenza e coerenza rafforza la nozione che i dati mostrino un effetto reale e forniscano una misura, pur approssimata, delle implicazioni sanitarie ascrivibili alla gestione dei rifiuti a Napoli e Caserta degli ultimi decenni almeno fino al 2002, ultimo anno di disponibilità dei dati. Ulteriori elementi da tenere in considerazione nella lettura dei risultati riguardano l'elevato contributo delle diverse cause di morte non tumorali agli eccessi di mortalità generale registrati nelle classi di comuni a maggiore indice di pressione ambientale. In particolare, hanno rilevanza le malattie del sistema circolatorio (trend significativo del 2% negli uomini e del 3% nelle donne), i disturbi circolatori dell'encefalo (5% e 7%), le malattie dell'apparato digerente (4% e 5%), la cirrosi epatica (7% e 8%) e il diabete nelle donne (4%). Nella interpretazione dei risultati ottenuti per le malformazioni congenite occorre tenere in debita considerazione la non omogenea capacità di rilevamento da parte del registro campano dei difetti congeniti, elemento che può influire negativamente sulla validità della distribuzione geografica del rischio ma anche generare sottostime dello stesso rischio. A tale sottostima concorre anche la natura dei dati del registro che si basano sui nati presenti e non comportano una totale copertura della popolazione dei nati residenti.

TRATTAMENTO DEI RIFIUTI IN CAMPANIA: IMPATTO SULLA SALUTE UMANA

2007

Abstract

Lo studio di correlazione conferma l'ipotesi che eccessi di mortalità e di malformazioni tendano a concentrarsi nelle zone dove è più intensa la presenza di siti conosciuti di smaltimento dei rifiuti. L'associazione è statisticamente significativa per numerosi esiti sanitari. La natura dell'associazione è di non facile interpretazione. L'analisi ha tenuto conto di alcuni importanti fattori che potrebbero spiegarla, in particolare dei fattori socioeconomici, noti in letteratura per il loro ruolo di determinanti di salute. L'effetto di questi fattori è stato esaminato e rimosso, e il rischio ambientale stimato è da considerarsi "al netto" di questo confondimento; è possibile tuttavia che un effetto di confondimento residuo, dovuto alla modesta risoluzione del dato comunale, sia presente. Nelle due province campane le diverse vie di contaminazione riconducibili al ciclo di smaltimento di rifiuti danno un contributo alla compromissione ambientale riconosciuto seppure di difficile quantificazione. Tuttavia, la consistenza dei dati, con associazioni sovrapponibili per esiti diversi, suggerisce che la correlazione misurata rispecchi reali effetti sanitari legati alla compromissione di numerosi matrici ambientali (aria, acqua, suolo, alimenti). La concentrazione di eccessi di rischio nelle aree nelle quali la pressione ambientale da rifiuti è maggiore suggerisce che le esposizioni legate al trattamento dei rifiuti siano responsabili di una quota non trascurabile di mortalità e di malformazioni. Le osservazioni effettuate includono sia associazioni aspecifiche sia associazioni specifiche, nelle quali cioè la rilevanza dell'esposizione ai rifiuti è variabile rispetto ad altri determinanti; gli eccessi di rischio comprendono esiti a latenza breve (ad esempio malformazioni congenite, con una latenza di meno di un anno) ed esiti a latenza prolungata (diverse cause di mortalità tumorale, che richiedono anche decenni per manifestarsi); i rischi sono infine paragonabili nei due sessi in molti casi. Questo quadro di elevata consistenza e coerenza rafforza la nozione che i dati mostrino un effetto reale e forniscano una misura, pur approssimata, delle implicazioni sanitarie ascrivibili alla gestione dei rifiuti a Napoli e Caserta degli ultimi decenni almeno fino al 2002, ultimo anno di disponibilità dei dati. Ulteriori elementi da tenere in considerazione nella lettura dei risultati riguardano l'elevato contributo delle diverse cause di morte non tumorali agli eccessi di mortalità generale registrati nelle classi di comuni a maggiore indice di pressione ambientale. In particolare, hanno rilevanza le malattie del sistema circolatorio (trend significativo del 2% negli uomini e del 3% nelle donne), i disturbi circolatori dell'encefalo (5% e 7%), le malattie dell'apparato digerente (4% e 5%), la cirrosi epatica (7% e 8%) e il diabete nelle donne (4%). Nella interpretazione dei risultati ottenuti per le malformazioni congenite occorre tenere in debita considerazione la non omogenea capacità di rilevamento da parte del registro campano dei difetti congeniti, elemento che può influire negativamente sulla validità della distribuzione geografica del rischio ma anche generare sottostime dello stesso rischio. A tale sottostima concorre anche la natura dei dati del registro che si basano sui nati presenti e non comportano una totale copertura della popolazione dei nati residenti.
2007
Istituto di Fisiologia Clinica - IFC
Rapporto finale di progetto
Rapporto finale di progetto
Rifiuti
mortalità
malformazioni congenite
studio di correlazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/456907
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