Strokelab2bed è un progetto dalla forte impronta traslazionale, in cui ricerca di base e ricerca clinica si sono impegnate a lavorare insieme per contribuire a individuare i meccanismi fisiopatologici che sottendono all’esito clinico e funzionale dei pazienti con ictus ischemico acuto. L’ictus è una delle prime cause di morte e di disabilità nella popolazione adulta. I trattamenti di rivascolarizzazione riescono a migliorare l’outcome funzionale in una proporzione considerevole di pazienti. Tuttavia l’esito clinico e funzionale può variare in relazione alla presenza di comorbosità e a molteplici aspetti fisiopatologici ancora in fase di studio. Una delle complicanze più temute che possono verificarsi nelle prime ore dall’esordio dell’ictus ischemico è lo sviluppo di edema cerebrale. La pratica di trasferire la conoscenza scientifica “dal laboratorio al letto del paziente”, la cosiddetta “medicina traslazionale”, solo in tempi molto recenti viene implementata e sviluppata in questo ambito di ricerca in modo da consentire una rapida identificazione dei meccanismi biologici che determinano lo sviluppo di edema cerebrale e l’estensione finale dell’infarto e poterli contrastare con l’identificazione di neuroprotettori che agiscano su target specifici. Gli studi preclinici consentono di caratterizzare con elevata precisione e riproducibilità il danno ischemico per guidare lo sviluppo di strategie efficaci di intervento e terapia. Inoltre, forniscono uno strumento versatile per manipolare il sistema e verificare ipotesi altrimenti difficilmente indirizzabili in contesti clinici. Anche se sono state implementate diverse strategie per simulare le condizioni ischemiche nei topi, i modelli di ictus comunemente usati mancano di molte caratteristiche della stragrande maggioranza dei pazienti colpiti da ictus ospedalizzati. Infatti, i paradigmi sperimentali dell'ictus più comunemente usati sono associati a una lesione molto piccola e superficiale (modello corticale focale fototrombotico o con endotelina) o a un danno devastante che coinvolge fino a un intero emisfero (modello comune di occlusione dell’arteria cerebrale media; MCAO) E’ necessario un confronto continuo tra ricerca clinica e preclinica per poter rispondere a domande cliniche specifiche: non c'è ancora alcuna spiegazione del perché una percentuale sostanziale di pazienti con ictus acuto abbia una prognosi clinica sfavorevole nonostante il ripristino del flusso riuscito. La ricerca preclinica può aiutare a comprendere le basi neuronali e vascolari della ricanalizzazione futile, identificare potenziali obiettivi di trattamento da tradurre nella clinica. Tra le altre, le principali domande da porre alla ricerca preclinica sono: Quale spiegazione meccanicistica potrebbe essere fornita dalla ricerca preclinica per spiegare la diversa evoluzione del tessuto ipoperfuso? perché la trombectomia meccanica non migliora l'esito dell'ictus in tutti i pazienti? E come possono essere ulteriormente migliorati i trattamenti di riperfusione dell'ictus?
STROKELAB2BED Ictus ischemico acuto: dal laboratorio al letto del malato. Studio retrospettivo di biomarcatori ematici e di neuroimaging come predittori di edema cerebrale, estensione della lesione ischemica e dell’outcome funzionale.
Marzia Baldereschi
Primo
Funding Acquisition
2023
Abstract
Strokelab2bed è un progetto dalla forte impronta traslazionale, in cui ricerca di base e ricerca clinica si sono impegnate a lavorare insieme per contribuire a individuare i meccanismi fisiopatologici che sottendono all’esito clinico e funzionale dei pazienti con ictus ischemico acuto. L’ictus è una delle prime cause di morte e di disabilità nella popolazione adulta. I trattamenti di rivascolarizzazione riescono a migliorare l’outcome funzionale in una proporzione considerevole di pazienti. Tuttavia l’esito clinico e funzionale può variare in relazione alla presenza di comorbosità e a molteplici aspetti fisiopatologici ancora in fase di studio. Una delle complicanze più temute che possono verificarsi nelle prime ore dall’esordio dell’ictus ischemico è lo sviluppo di edema cerebrale. La pratica di trasferire la conoscenza scientifica “dal laboratorio al letto del paziente”, la cosiddetta “medicina traslazionale”, solo in tempi molto recenti viene implementata e sviluppata in questo ambito di ricerca in modo da consentire una rapida identificazione dei meccanismi biologici che determinano lo sviluppo di edema cerebrale e l’estensione finale dell’infarto e poterli contrastare con l’identificazione di neuroprotettori che agiscano su target specifici. Gli studi preclinici consentono di caratterizzare con elevata precisione e riproducibilità il danno ischemico per guidare lo sviluppo di strategie efficaci di intervento e terapia. Inoltre, forniscono uno strumento versatile per manipolare il sistema e verificare ipotesi altrimenti difficilmente indirizzabili in contesti clinici. Anche se sono state implementate diverse strategie per simulare le condizioni ischemiche nei topi, i modelli di ictus comunemente usati mancano di molte caratteristiche della stragrande maggioranza dei pazienti colpiti da ictus ospedalizzati. Infatti, i paradigmi sperimentali dell'ictus più comunemente usati sono associati a una lesione molto piccola e superficiale (modello corticale focale fototrombotico o con endotelina) o a un danno devastante che coinvolge fino a un intero emisfero (modello comune di occlusione dell’arteria cerebrale media; MCAO) E’ necessario un confronto continuo tra ricerca clinica e preclinica per poter rispondere a domande cliniche specifiche: non c'è ancora alcuna spiegazione del perché una percentuale sostanziale di pazienti con ictus acuto abbia una prognosi clinica sfavorevole nonostante il ripristino del flusso riuscito. La ricerca preclinica può aiutare a comprendere le basi neuronali e vascolari della ricanalizzazione futile, identificare potenziali obiettivi di trattamento da tradurre nella clinica. Tra le altre, le principali domande da porre alla ricerca preclinica sono: Quale spiegazione meccanicistica potrebbe essere fornita dalla ricerca preclinica per spiegare la diversa evoluzione del tessuto ipoperfuso? perché la trombectomia meccanica non migliora l'esito dell'ictus in tutti i pazienti? E come possono essere ulteriormente migliorati i trattamenti di riperfusione dell'ictus?| File | Dimensione | Formato | |
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