Tradurre il mondo si concentra sugli eterogenei contesti missionari legati all’Impero portoghese, dal Brasile, all’Africa subsahariana, all’India, al Tonchino, alla Cina e al Giappone. In questi ambiti, tra il 1540 e il 1650 circa, la lingua portoghese, generalmente interpretata come ‘companheira do Império’, è stata utilizzata dai missionari cattolici, soprattutto gesuiti, e dai loro interlocutori locali, come idioma di contatto e traduzione per numerose lingue allora sconosciute in Europa. Tra queste, il tamil e il malayalam (lingue dravidiche); il konkani, il marathi e il bengalese (lingue indoarie); il cinese, il giapponese e il vietnamita; le lingue tupi e tupi-guaranì; il kimbundu e il kikongo (lingue bantù). Queste traduzioni linguistiche e culturali della prima età moderna sono state trascurate al di fuori del campo della linguistica missionaria. Questo volume evidenzia invece il loro straordinario potenziale documentario per la storia culturale dell’età moderna, al di là della linguistica e della storia delle missioni. Le implicazioni di questo spostamento di prospettiva sono rilevanti in tre ambiti principali: in primis, nell’ottica delle complesse relazioni tra imperi, proselitismo religioso e pratiche linguistiche, da una prospettiva globale; in secondo luogo, in riferimento alla periodizzazione delle storie connesse, come forma e momento di contatto tra popoli, lingue e culture precedentemente sconnesse; infine, sulla formazione, nella prima età moderna, di un nuovo modo di pensare ed esperire la spazialità che includeva esplicitamente lo spazio delle lingue, in continuità e sovrapposizione con gli spazi commerciali, politici e religiosi creatisi nei contesti globali dell’espansione europea.
Tradurre il mondo. Le missioni, il portoghese e nuovi spazi di lingue connesse nella prima età moderna
Angelo Cattaneo
2022
Abstract
Tradurre il mondo si concentra sugli eterogenei contesti missionari legati all’Impero portoghese, dal Brasile, all’Africa subsahariana, all’India, al Tonchino, alla Cina e al Giappone. In questi ambiti, tra il 1540 e il 1650 circa, la lingua portoghese, generalmente interpretata come ‘companheira do Império’, è stata utilizzata dai missionari cattolici, soprattutto gesuiti, e dai loro interlocutori locali, come idioma di contatto e traduzione per numerose lingue allora sconosciute in Europa. Tra queste, il tamil e il malayalam (lingue dravidiche); il konkani, il marathi e il bengalese (lingue indoarie); il cinese, il giapponese e il vietnamita; le lingue tupi e tupi-guaranì; il kimbundu e il kikongo (lingue bantù). Queste traduzioni linguistiche e culturali della prima età moderna sono state trascurate al di fuori del campo della linguistica missionaria. Questo volume evidenzia invece il loro straordinario potenziale documentario per la storia culturale dell’età moderna, al di là della linguistica e della storia delle missioni. Le implicazioni di questo spostamento di prospettiva sono rilevanti in tre ambiti principali: in primis, nell’ottica delle complesse relazioni tra imperi, proselitismo religioso e pratiche linguistiche, da una prospettiva globale; in secondo luogo, in riferimento alla periodizzazione delle storie connesse, come forma e momento di contatto tra popoli, lingue e culture precedentemente sconnesse; infine, sulla formazione, nella prima età moderna, di un nuovo modo di pensare ed esperire la spazialità che includeva esplicitamente lo spazio delle lingue, in continuità e sovrapposizione con gli spazi commerciali, politici e religiosi creatisi nei contesti globali dell’espansione europea.| File | Dimensione | Formato | |
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