Il presente documento descrive i risultati della collaborazione alla definizione di sottozone di allerta idrogeologica, ricadenti nelle aree di allertamento tuttora identificate e recepite dal DPC. Tali analisi rientrano nelle attività di ricerca previste nell’Accordo Operativo “Manutenzione, mantenimento, aggiornamento e validazione del sistema di allertamento regionale per la previsione di frane pluvio-indotte in Liguria (SARF Liguria)” (art.4 punto 8) del Protocollo di Intesa tra l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure (ARPAL) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (CNR-IRPI) per “L’attivazione di utili sinergie in ambito di previsione prevenzione e monitoraggio dei rischi di origine naturale ai fini di Protezione Civile, nonché per lo scambio di know-how ed esperienze da parte del personale di entrambe le strutture”. Il presente documento, suddiviso in 3 capitoli, contiene il resoconto e gli sviluppi del lavoro, oggetto degli incontri svolti in modalità remota tra le parti. Il modello SARF Liguria attualmente in sperimentazione, utilizza (i) le misure di pioggia registrate dalla rete pluviometrica regionale OMIRL, gestita dal CMFI-PC e integrata nella rete fiduciaria del Dipartimento di Protezione Civile, poi resa disponibile al CNR IRPI attraverso il sistema Experience, (ii) le previsioni di pioggia del modello COSMO-I5 fornite dal DPC attraverso la piattaforma Experience o fornite direttamente da ARPAL [DR-005]. Tali dati sono il principale input del modello probabilistico dell’occorrenza di frana sviluppato da CNR-IRPI che si basa sul concetto di soglia pluviometrica, definita per la regione Liguria utilizzando il metodo frequentista [DR-001, DR-002, DR-003, DR-004]. Il modello probabilistico utilizza una zonazione della suscettibilità da frana calibrata a scala nazionale. Nel contesto dell’Accordo operativo, ARPAL ha espresso la necessità di individuare le aree suscettibili al dissesto superficiale con un maggiore dettaglio, partendo dai fattori fisici quali la litologia, la morfologia e le caratteristiche geologico-strutturali del territorio regionale, ai fini di una migliore integrazione degli aspetti geologici in fase di allertamento. Si ricorda infatti che la suddivisione nelle cinque zone di allertamento (ZA), adottate a livello nazionale dal Dipartimento di Protezione Civile Nazionale in base alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004, si basa su una zonazione fisiografica che rispetta l’integrità dei bacini idrografici, gli ambiti amministrativi comunali, l’estensione su scale spaziali compatibili con i limiti dell’affidabilità previsionale e la distinzione in aree climatiche omogenee, ma non considera l’aspetto geologico. L’idea di identificare delle sottozone geologiche rispetto alle ZA, prende spunto dal lavoro che il settore di idrologia di ARPAL (CFMI-PC) ha svolto per introdurre una nuova suddivisione territoriale (Comprensori idrologici di base) finalizzata all’attività di monitoraggio in corso di evento, sia per circoscrivere i fenomeni in atto di limitata estensione areale nella messaggistica di monitoraggio, che per individuare i Comuni da contattare tramite SOR in determinate situazioni (paragrafo del Libro Blu approvato con D.G.R. n. 1116 del 23/12/2020 6 (“Aggiornamento del sistema di allertamento e linee guida per la pianificazione del livello comunale e provinciale di Protezione Civile”). Tale suddivisione in comprensori è da intendersi sperimentale al fine di poterne valutare l’efficacia nel corso dell’attività di monitoraggio e non può essere in alcun modo utilizzata in fase previsionale, a causa della limitata estensione del singolo comprensorio. Le eventuali sottozone geologiche potranno essere inserite successivamente (previa sperimentazione con esito positivo) nelle istruzioni operative (in via di sviluppo, art. 4 punto 9 dell’Accordo Operativo) che i funzionari ARPAL dovranno seguire per l’emissione dei livelli di allerta idrogeologici e della loro gestione, secondo quanto disposto dalla Legge Regionale 28/2016, mantenendo gli attuali limiti delle cinque zone di allerta regionali.
Definizione di eventuali sottozone di allerta idrogeologica, anche ricadenti nelle aree di allertamento ad oggi definite, sulla base di una zonazione proposta da ARPAL
Monica Solimano;Maria Teresa Brunetti;Mauro Rossi
2022
Abstract
Il presente documento descrive i risultati della collaborazione alla definizione di sottozone di allerta idrogeologica, ricadenti nelle aree di allertamento tuttora identificate e recepite dal DPC. Tali analisi rientrano nelle attività di ricerca previste nell’Accordo Operativo “Manutenzione, mantenimento, aggiornamento e validazione del sistema di allertamento regionale per la previsione di frane pluvio-indotte in Liguria (SARF Liguria)” (art.4 punto 8) del Protocollo di Intesa tra l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure (ARPAL) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (CNR-IRPI) per “L’attivazione di utili sinergie in ambito di previsione prevenzione e monitoraggio dei rischi di origine naturale ai fini di Protezione Civile, nonché per lo scambio di know-how ed esperienze da parte del personale di entrambe le strutture”. Il presente documento, suddiviso in 3 capitoli, contiene il resoconto e gli sviluppi del lavoro, oggetto degli incontri svolti in modalità remota tra le parti. Il modello SARF Liguria attualmente in sperimentazione, utilizza (i) le misure di pioggia registrate dalla rete pluviometrica regionale OMIRL, gestita dal CMFI-PC e integrata nella rete fiduciaria del Dipartimento di Protezione Civile, poi resa disponibile al CNR IRPI attraverso il sistema Experience, (ii) le previsioni di pioggia del modello COSMO-I5 fornite dal DPC attraverso la piattaforma Experience o fornite direttamente da ARPAL [DR-005]. Tali dati sono il principale input del modello probabilistico dell’occorrenza di frana sviluppato da CNR-IRPI che si basa sul concetto di soglia pluviometrica, definita per la regione Liguria utilizzando il metodo frequentista [DR-001, DR-002, DR-003, DR-004]. Il modello probabilistico utilizza una zonazione della suscettibilità da frana calibrata a scala nazionale. Nel contesto dell’Accordo operativo, ARPAL ha espresso la necessità di individuare le aree suscettibili al dissesto superficiale con un maggiore dettaglio, partendo dai fattori fisici quali la litologia, la morfologia e le caratteristiche geologico-strutturali del territorio regionale, ai fini di una migliore integrazione degli aspetti geologici in fase di allertamento. Si ricorda infatti che la suddivisione nelle cinque zone di allertamento (ZA), adottate a livello nazionale dal Dipartimento di Protezione Civile Nazionale in base alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004, si basa su una zonazione fisiografica che rispetta l’integrità dei bacini idrografici, gli ambiti amministrativi comunali, l’estensione su scale spaziali compatibili con i limiti dell’affidabilità previsionale e la distinzione in aree climatiche omogenee, ma non considera l’aspetto geologico. L’idea di identificare delle sottozone geologiche rispetto alle ZA, prende spunto dal lavoro che il settore di idrologia di ARPAL (CFMI-PC) ha svolto per introdurre una nuova suddivisione territoriale (Comprensori idrologici di base) finalizzata all’attività di monitoraggio in corso di evento, sia per circoscrivere i fenomeni in atto di limitata estensione areale nella messaggistica di monitoraggio, che per individuare i Comuni da contattare tramite SOR in determinate situazioni (paragrafo del Libro Blu approvato con D.G.R. n. 1116 del 23/12/2020 6 (“Aggiornamento del sistema di allertamento e linee guida per la pianificazione del livello comunale e provinciale di Protezione Civile”). Tale suddivisione in comprensori è da intendersi sperimentale al fine di poterne valutare l’efficacia nel corso dell’attività di monitoraggio e non può essere in alcun modo utilizzata in fase previsionale, a causa della limitata estensione del singolo comprensorio. Le eventuali sottozone geologiche potranno essere inserite successivamente (previa sperimentazione con esito positivo) nelle istruzioni operative (in via di sviluppo, art. 4 punto 9 dell’Accordo Operativo) che i funzionari ARPAL dovranno seguire per l’emissione dei livelli di allerta idrogeologici e della loro gestione, secondo quanto disposto dalla Legge Regionale 28/2016, mantenendo gli attuali limiti delle cinque zone di allerta regionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


