È legittimo pensare che tutte le culture, fin dalle loro origini, prima ancora di codificare simbolicamente i numeri abbiano imparato a contare e misurare. Un bastone particolarmente liscio e dritto poteva costituire una unità di misura per realizzare un edificio: l'ingresso largo un bastone e alto due, il corridoio lungo dieci bastoni e la sala, circolare, di diametro venti bastoni. Il bastone veniva riportato più volte in sequenza al suolo e si determinava così la misura; il dato era poi memorizzato incidendo delle tacche su un pezzo di legno o di osso. Ciò consentiva al costruttore di riprodurre l'edificio, se ben riuscito, in un altro contesto. Molti possono essere gli esempi di costruzioni che hanno in sé una unità di misura che si ripete, con i suoi multipli, nelle diverse parti dell'edificio. Raramente questa unità si riscontra in altri edifici simili, ciò consente di affermare che nelle società più primitive ogni costruttore aveva la sua unità di misura, il suo bastone. Quando però si è passati dalla libera e autonoma costruzione a costruzioni su commissione, quindi alle società più organizzate con una specializzazione dei diversi soggetti, si son dovute codificare e uniformare le unità di misura. Il committente chiedeva che venisse realizzato un ingresso di una data larghezza e altezza, un corridoio lungo una certa misura e la sala, circolare, doveva avere un ben preciso diametro. Il libero arbitrio metrologico non era più accettabile. Questo passaggio può essere visto come un primo abbozzo di unificazione metrologica che, in qualche modo, si riscontra all'interno di ogni civiltà, ma che solo in pochi casi si è diffuso alle civiltà contigue, nello spazio e nel tempo, soppiantando o integrando i sistemi metrologici preesistenti. Gli esempi che a promuovere l'unificazione metrologica non sia stata la cultura ci vengono dalla Grecia Classica e dall'Islam: civiltà che hanno posto le basi della conoscenza, filosofica prima e scientifica poi, ma incapaci di quel pragmatismo necessario a stabilire regole pratiche, utili nel lavoro quotidiano e nel commercio. Ai Greci interessava la speculazione filosofica che ha portato, in alcuni casi, a scappatoie nella interpretazione dei fenomeni fino a ritenere inutile, perché superata dalla logica, la loro misura. Un esempio per tutti. Aristotele (Stagira, 384 a.C. o 383 a.C. - Calcide, 322 a.C.) elabora la nozione di causa finale, per cui negli organismi e nella materia è insito l'istinto di ricercare i propri fini. Egli ammette altre cause: la causa materiale e la causa effettiva, che forniscono il supporto materiale e fanno operare le cose, ma le considera entrambe inferiori alla causa finale: è nella natura dell'uccello volare nell'aria, del pesce nuotare nell'acqua. Questo è il fine degli uccelli e dei pesci [ ]: e più non domandare. Che i Greci considerassero poco nobile le misure è dimostrato dal fatto che il dio di queste era Ermes che fra le altre cose (messaggero degli dèi, protettori degli atleti ecc.) era anche dio del commercio, dell'astuzia e protettore di ladri e bugiardi. È difficile valutare l'apporto originale degli studiosi islamici, che assorbirono la cultura greca e la riproposero sia pure non pedissequamente. In ogni caso la scienza islamica, come quella medievale, fu penalizzata dall'eccesivo rispetto per le opere greche e in particolare per quelle di Platone e di Aristotele. È con l'avvento degli Abbasidi, che da Baghdad governarono il mondo islamico fra l'VIII e il XIII secolo, che fra il 754 e l'861 si ebbe un breve periodo in cui la scienza fu favorita. Vi fu poi un lungo periodo di decadenza in cui gli scienziati si trovarono in situazioni sempre più precarie e costretti ad emigrare in Persia, in Asia Centrale, in Spagna. Il fallimento del tentativo di conciliare la scienza con la religione (subìto anche dai cristiani) fu per i mussulmani la causa principale della decadenza dell'Islam che in pochi secoli divenne culturalmente improduttivo [*]. In generale si può osservare che, almeno fino al XVI - XVII secolo, un sistema metrologico si è diffuso e affermato, in contesti diversi da quello di origine, quando è stato elaborato da civiltà longeve, militarmente forti e imperialiste. Così circa 4000 anni fa, a partire dall'Egitto e dalla Mesopotamia, la metrologia inizia un percorso unificativo che, con i Romani, attraversa il Mediterraneo, percorre la Penisola italiana e si diffonde in tutta Europa e nel Vicino Oriente. Con il crollo dell'impero romano e con il suo spezzettamento ogni piccolo stato, in funzione delle necessità locali, si costruisce un proprio sistema metrologico, distruggendo quell'abbozzo di unificazione che i Latini erano riusciti a stabilire. Il Medioevo, con le città-stato, radicalizza la disgregazione metrologica, rendendo sempre più caotici i rapporti commerciali, creando, anche con questo, pretesti per scontri bellici. È con il tardo Medioevo, con l'aggregazione di piccoli nazioni in stati federati se non addirittura in stati unitari, che, almeno all'interno di questi raggruppamenti, fu indispensabile procedere all'unificazione metrologica, nonostante le forti opposizioni delle diverse comunità costrette ad abbandonare le loro tradizioni. Nel XVII - XVIII secolo, con il colonialismo e con gli scambi commerciali fra continenti (Europa, Indie, Americhe) si iniziò a stabilire convenzioni comuni sulle unità di misura. A ciò si aggiunga che, in questo periodo, iniziano anche le grandi scoperte scientifiche e la misurazione viene posta alla base del metodo di analisi della natura. In questo contesto solo l'unificazione metrologica poteva rendere comprensibili e confrontabili i risultati ottenuti dagli scienziati nei vari paesi. Promotori di questa azione unificatrice furono, nel XVIII - XIX secolo, Stati Uniti d'America, Regno Unito e, principalmente, Francia, la quale, per motivi storico-politici, per abolire tutto ciò che ricordava l'ancien régime era particolarmente sensibile a questo tema. Nel XIX secolo si ottiene un primo grande risultato: l'accettazione, da parte delle principali nazioni, del Sistema Metrico Decimale, ponendo così in posizione marginale sia i sistemi fantasiosi, come quelli antropomorfi (vedi figura), sia quelli più strutturati, come il vigesimale e il sessagesimale. Il successivo risultato, fondamentale, si ha nella seconda metà del XX secolo con l'introduzione del Sistema Internazionale, che definisce le unità di misura da porre alla base del Sistema Metrico Decimale. All'inizio l'SI è appannaggio della sola fisica, allargandosi poi sia ad altre discipline (chimica, biologia, ambiente, ecc.) sia alla tecnologia e al commercio, la mera definizione delle unità di misura non è più sufficiente: servono leggi che governino l'uso di queste grandezze definendo doveri e diritti dei produttori e degli utilizzatori dei beni, degli strumenti e degli apparati; nasce pertanto la Metrologia Legale. Si delineano allora due grandi filoni della Metrologia: -quello della metrologia scientifica: la scienza del misurare viene applicata al sapere e al conoscere scientifico, avvalendosi dei progressi della scienza (vedi figura); -quello della metrologia legale: la scienza della misura viene utilizzata dalle Autorità per garantire le quantità attraverso strumenti normativi, disciplinari e coattivi. Arriviamo così ai giorni nostri. L'SI è un sistema acquisito dalla quasi totalità delle nazioni, sia pure non integralmente applicato, la Metrologia Legale impone rigidi vincoli nell'uso di grandezze, fondamentali e derivate, non SI e stabilisce le sanzioni per chi non segue le regole indicate. Nonostante tutto ciò vi sono ancora ampie falle che rendono l'unificazione metrologica un sistema non ancora storicamente e geograficamente stabilizzato. Su questo c'è ancora molto da lavorare.
L'unificazione metrologica le vicende non concluse di un complesso percorso storico e geografico
Fabrizio Benincasa
2013
Abstract
È legittimo pensare che tutte le culture, fin dalle loro origini, prima ancora di codificare simbolicamente i numeri abbiano imparato a contare e misurare. Un bastone particolarmente liscio e dritto poteva costituire una unità di misura per realizzare un edificio: l'ingresso largo un bastone e alto due, il corridoio lungo dieci bastoni e la sala, circolare, di diametro venti bastoni. Il bastone veniva riportato più volte in sequenza al suolo e si determinava così la misura; il dato era poi memorizzato incidendo delle tacche su un pezzo di legno o di osso. Ciò consentiva al costruttore di riprodurre l'edificio, se ben riuscito, in un altro contesto. Molti possono essere gli esempi di costruzioni che hanno in sé una unità di misura che si ripete, con i suoi multipli, nelle diverse parti dell'edificio. Raramente questa unità si riscontra in altri edifici simili, ciò consente di affermare che nelle società più primitive ogni costruttore aveva la sua unità di misura, il suo bastone. Quando però si è passati dalla libera e autonoma costruzione a costruzioni su commissione, quindi alle società più organizzate con una specializzazione dei diversi soggetti, si son dovute codificare e uniformare le unità di misura. Il committente chiedeva che venisse realizzato un ingresso di una data larghezza e altezza, un corridoio lungo una certa misura e la sala, circolare, doveva avere un ben preciso diametro. Il libero arbitrio metrologico non era più accettabile. Questo passaggio può essere visto come un primo abbozzo di unificazione metrologica che, in qualche modo, si riscontra all'interno di ogni civiltà, ma che solo in pochi casi si è diffuso alle civiltà contigue, nello spazio e nel tempo, soppiantando o integrando i sistemi metrologici preesistenti. Gli esempi che a promuovere l'unificazione metrologica non sia stata la cultura ci vengono dalla Grecia Classica e dall'Islam: civiltà che hanno posto le basi della conoscenza, filosofica prima e scientifica poi, ma incapaci di quel pragmatismo necessario a stabilire regole pratiche, utili nel lavoro quotidiano e nel commercio. Ai Greci interessava la speculazione filosofica che ha portato, in alcuni casi, a scappatoie nella interpretazione dei fenomeni fino a ritenere inutile, perché superata dalla logica, la loro misura. Un esempio per tutti. Aristotele (Stagira, 384 a.C. o 383 a.C. - Calcide, 322 a.C.) elabora la nozione di causa finale, per cui negli organismi e nella materia è insito l'istinto di ricercare i propri fini. Egli ammette altre cause: la causa materiale e la causa effettiva, che forniscono il supporto materiale e fanno operare le cose, ma le considera entrambe inferiori alla causa finale: è nella natura dell'uccello volare nell'aria, del pesce nuotare nell'acqua. Questo è il fine degli uccelli e dei pesci [ ]: e più non domandare. Che i Greci considerassero poco nobile le misure è dimostrato dal fatto che il dio di queste era Ermes che fra le altre cose (messaggero degli dèi, protettori degli atleti ecc.) era anche dio del commercio, dell'astuzia e protettore di ladri e bugiardi. È difficile valutare l'apporto originale degli studiosi islamici, che assorbirono la cultura greca e la riproposero sia pure non pedissequamente. In ogni caso la scienza islamica, come quella medievale, fu penalizzata dall'eccesivo rispetto per le opere greche e in particolare per quelle di Platone e di Aristotele. È con l'avvento degli Abbasidi, che da Baghdad governarono il mondo islamico fra l'VIII e il XIII secolo, che fra il 754 e l'861 si ebbe un breve periodo in cui la scienza fu favorita. Vi fu poi un lungo periodo di decadenza in cui gli scienziati si trovarono in situazioni sempre più precarie e costretti ad emigrare in Persia, in Asia Centrale, in Spagna. Il fallimento del tentativo di conciliare la scienza con la religione (subìto anche dai cristiani) fu per i mussulmani la causa principale della decadenza dell'Islam che in pochi secoli divenne culturalmente improduttivo [*]. In generale si può osservare che, almeno fino al XVI - XVII secolo, un sistema metrologico si è diffuso e affermato, in contesti diversi da quello di origine, quando è stato elaborato da civiltà longeve, militarmente forti e imperialiste. Così circa 4000 anni fa, a partire dall'Egitto e dalla Mesopotamia, la metrologia inizia un percorso unificativo che, con i Romani, attraversa il Mediterraneo, percorre la Penisola italiana e si diffonde in tutta Europa e nel Vicino Oriente. Con il crollo dell'impero romano e con il suo spezzettamento ogni piccolo stato, in funzione delle necessità locali, si costruisce un proprio sistema metrologico, distruggendo quell'abbozzo di unificazione che i Latini erano riusciti a stabilire. Il Medioevo, con le città-stato, radicalizza la disgregazione metrologica, rendendo sempre più caotici i rapporti commerciali, creando, anche con questo, pretesti per scontri bellici. È con il tardo Medioevo, con l'aggregazione di piccoli nazioni in stati federati se non addirittura in stati unitari, che, almeno all'interno di questi raggruppamenti, fu indispensabile procedere all'unificazione metrologica, nonostante le forti opposizioni delle diverse comunità costrette ad abbandonare le loro tradizioni. Nel XVII - XVIII secolo, con il colonialismo e con gli scambi commerciali fra continenti (Europa, Indie, Americhe) si iniziò a stabilire convenzioni comuni sulle unità di misura. A ciò si aggiunga che, in questo periodo, iniziano anche le grandi scoperte scientifiche e la misurazione viene posta alla base del metodo di analisi della natura. In questo contesto solo l'unificazione metrologica poteva rendere comprensibili e confrontabili i risultati ottenuti dagli scienziati nei vari paesi. Promotori di questa azione unificatrice furono, nel XVIII - XIX secolo, Stati Uniti d'America, Regno Unito e, principalmente, Francia, la quale, per motivi storico-politici, per abolire tutto ciò che ricordava l'ancien régime era particolarmente sensibile a questo tema. Nel XIX secolo si ottiene un primo grande risultato: l'accettazione, da parte delle principali nazioni, del Sistema Metrico Decimale, ponendo così in posizione marginale sia i sistemi fantasiosi, come quelli antropomorfi (vedi figura), sia quelli più strutturati, come il vigesimale e il sessagesimale. Il successivo risultato, fondamentale, si ha nella seconda metà del XX secolo con l'introduzione del Sistema Internazionale, che definisce le unità di misura da porre alla base del Sistema Metrico Decimale. All'inizio l'SI è appannaggio della sola fisica, allargandosi poi sia ad altre discipline (chimica, biologia, ambiente, ecc.) sia alla tecnologia e al commercio, la mera definizione delle unità di misura non è più sufficiente: servono leggi che governino l'uso di queste grandezze definendo doveri e diritti dei produttori e degli utilizzatori dei beni, degli strumenti e degli apparati; nasce pertanto la Metrologia Legale. Si delineano allora due grandi filoni della Metrologia: -quello della metrologia scientifica: la scienza del misurare viene applicata al sapere e al conoscere scientifico, avvalendosi dei progressi della scienza (vedi figura); -quello della metrologia legale: la scienza della misura viene utilizzata dalle Autorità per garantire le quantità attraverso strumenti normativi, disciplinari e coattivi. Arriviamo così ai giorni nostri. L'SI è un sistema acquisito dalla quasi totalità delle nazioni, sia pure non integralmente applicato, la Metrologia Legale impone rigidi vincoli nell'uso di grandezze, fondamentali e derivate, non SI e stabilisce le sanzioni per chi non segue le regole indicate. Nonostante tutto ciò vi sono ancora ampie falle che rendono l'unificazione metrologica un sistema non ancora storicamente e geograficamente stabilizzato. Su questo c'è ancora molto da lavorare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.