L'utilizzo alimentare delle piante spontanee è stato definito fitoalimurgia (dal greco phytón = pianta e dal latino alimenta urgentia, alimentazione in caso di necessità, urgenza alimentare). La valorizzazione della flora spontanea e dei suoi usi in preparazioni alimentari rappresenta una vera e propria azione di salvaguardia della biodiversità. Ad essa sono fortemente collegate connotazioni culturali del territorio quali i modi di sfruttamento e utilizzo in cucina, gli aspetti linguistici dialettali, le innumerevoli storie che hanno accompagnato il percorso parallelo dell'uomo e delle piante. In sostanza non si può conservare la biodiversità di tali specie senza conservare i "saperi" a esse collegati. Il progresso tecnologico, del resto, oltre all'erosione genetica ha determinato, contemporaneamente, l'erosione della diversità culturale. Nelle nostre campagne restano ormai pochi anziani depositari di "tecniche colturali", di raccolta, di conservazione, di utilizzo culinario, di tradizioni, di rituali legati a tali piante, retaggio prezioso di secoli di esperienza e di civiltà rurale. Chi conosce le erbe spontanee le considera una risorsa perché arricchiscono la tavola di "nuovi sapori" da riscoprire. Queste piante danno al palato sensazioni rustiche e arcaiche dimenticate dalla selezione operata dall'uomo che ha privilegiato altri aspetti (la resa, il gusto standardizzato, le qualità estrinseche, ecc.) appiattendo e omologando le caratteristiche organolettiche dei cibi, creando una sorta di "addomesticamento dei gusti". Nelle schede raccolte nelle seguenti pagine sono descritte alcune tra le specie spontanee commestibili più facili da riconoscere e di più semplice rinvenimento nelle zone del basso Veneto. Per ciascuna specie si è voluto dare una serie di informazioni quali, ad esempio, la descrizione dei luoghi in cui si possono rinvenire, quando e quali parti si possono utilizzare in cucina e il loro uso ispirato alla medicina popolare. Ogni specie, inoltre, è stata trattata specificando la nomenclatura binomia, le note etimologiche, il nome italiano, alcuni nomi dialettali, la diffusione, l'ecologia, il tipo corologico (definito dalla distribuzione attuale delle specie), la forma biologica, il tipo di disseminazione, il gruppo eco-fisiologico (quando la pianta germina o germoglia), una descrizione botanica e l'eventuale presenza sul mercato (fruttivendoli, supermercati, ecc.). Vengono fornite inoltre informazioni sulla dimensione e il peso del seme, indicazioni sulla sua raccolta e su come realizzare l'impianto nel Giardino Fitoalimurgico. Le foto dei semi sono state eseguite allo stereo-microscopio (da 6,4 fino a 40 ingrandimenti).

Piante alimurgiche del Veneto

ZUIN MC
2010

Abstract

L'utilizzo alimentare delle piante spontanee è stato definito fitoalimurgia (dal greco phytón = pianta e dal latino alimenta urgentia, alimentazione in caso di necessità, urgenza alimentare). La valorizzazione della flora spontanea e dei suoi usi in preparazioni alimentari rappresenta una vera e propria azione di salvaguardia della biodiversità. Ad essa sono fortemente collegate connotazioni culturali del territorio quali i modi di sfruttamento e utilizzo in cucina, gli aspetti linguistici dialettali, le innumerevoli storie che hanno accompagnato il percorso parallelo dell'uomo e delle piante. In sostanza non si può conservare la biodiversità di tali specie senza conservare i "saperi" a esse collegati. Il progresso tecnologico, del resto, oltre all'erosione genetica ha determinato, contemporaneamente, l'erosione della diversità culturale. Nelle nostre campagne restano ormai pochi anziani depositari di "tecniche colturali", di raccolta, di conservazione, di utilizzo culinario, di tradizioni, di rituali legati a tali piante, retaggio prezioso di secoli di esperienza e di civiltà rurale. Chi conosce le erbe spontanee le considera una risorsa perché arricchiscono la tavola di "nuovi sapori" da riscoprire. Queste piante danno al palato sensazioni rustiche e arcaiche dimenticate dalla selezione operata dall'uomo che ha privilegiato altri aspetti (la resa, il gusto standardizzato, le qualità estrinseche, ecc.) appiattendo e omologando le caratteristiche organolettiche dei cibi, creando una sorta di "addomesticamento dei gusti". Nelle schede raccolte nelle seguenti pagine sono descritte alcune tra le specie spontanee commestibili più facili da riconoscere e di più semplice rinvenimento nelle zone del basso Veneto. Per ciascuna specie si è voluto dare una serie di informazioni quali, ad esempio, la descrizione dei luoghi in cui si possono rinvenire, quando e quali parti si possono utilizzare in cucina e il loro uso ispirato alla medicina popolare. Ogni specie, inoltre, è stata trattata specificando la nomenclatura binomia, le note etimologiche, il nome italiano, alcuni nomi dialettali, la diffusione, l'ecologia, il tipo corologico (definito dalla distribuzione attuale delle specie), la forma biologica, il tipo di disseminazione, il gruppo eco-fisiologico (quando la pianta germina o germoglia), una descrizione botanica e l'eventuale presenza sul mercato (fruttivendoli, supermercati, ecc.). Vengono fornite inoltre informazioni sulla dimensione e il peso del seme, indicazioni sulla sua raccolta e su come realizzare l'impianto nel Giardino Fitoalimurgico. Le foto dei semi sono state eseguite allo stereo-microscopio (da 6,4 fino a 40 ingrandimenti).
2010
Istituto di Biologia Agro-ambientale e Forestale - IBAF - Sede Porano
978-88-6337-056-0
fitoalimurgia
etnobotanica
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/90143
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact