Il nomos infranto: globalizzazione e costituzioni. Del limite come principio essenziale degli ordinamenti giuridici

My paper will aim to illustrate the intrinsic irreconcilability between the predominant form of globalization and the core of democratic constitutionalism. The key idea that I want to explore is how deterritorialization, as the true nature of globalization, challenges the very possibility of a constitutionally-framed coexistence. Deterritorialization consists in a progressive distance between three essential elements of coexistence formulated by political philosophy: territory, community and political power. The emancipation of territory from popular sovereignty removes the very foundations of the idea of Constitution. If the idea of Constitution feeds off the concept of limit, deterritorialization instead represents the overcoming of every limit. The consequences in terms of rights for the majority of the world's population forces us to rethink the concept of limit "as the essential principle of legal systems", which is also the subtitle of my 2007 book on the relation between globalization and constitutions. The first part of my paper will be dedicated to analyzing the "institutions of globalization" and how the procedures through which these institutions design and apply policies across the globe demonstrate the ways in which new juridical forms, despite their apparent consensual model, are characterized by a kind of "emancipation" from popular sovereignty that is functional to their privatization. In this context constitutional rights in particular are being transformed into exceptions to the rules established by the lex mercatoria and its institutions. This situation does not simply represent a weakening of the principle of equality and universal suffrage, but the crisis of the essence and value of Constitutions: rather than tending towards the limitation of a power that is legitimated on the basis of the fragmentation of this very power, systemic decisions in the global order instead progressively remove every constitutional limit and legitimation of power. The normative value of Constitutions is weakened by phenomena of deterritorialization which are driven by the competition between systems to attract foreign investment through the elimination of constitutional guarantees, in particular with regards to labor, health and the environment. Laws produced by institutions of globalization are in fact being increasingly applied to national territories. Nation states appear to replace popular sovereignty with mere territorial sovereignty: their authority is maintained intact so as to implement the rules of globalization on their territory to the detriment of constitutional rules according to forms of popular sovereignty. With the end of territory in favor of a generic spatial element which can be occupied by the rules of globalization, the convergence between system and localization (nomos) evaporates, provoking a "shattered nomos". As a result, a particular notion of Constitution disintegrates, a notion that needs to be understood as a "counter-conduct" to actually existing power relations. The Constitution should coincide with the conduct - in other words the forms of action - which political communities choose to adopt to tackle de facto power and to spread it among subjects. It is in fact only in a shared territory that a coexistence founded upon reciprocal limitation and not upon mere co-presence between indifferent human beings can occur. As such, there has been a lack of attention in international legal debates to the fact that territorial delimitation poses a major obstacle to the concentration and unlimitedness of power. Territorial delimitation is only one implication of the concept of limit that should drive the coexistence in a limited world. Therefore I intend to revive a positive meaning of the concept of limit. Limits (territorial, but also intersubjective, economic and environmental) are essential elements of every coexistence; starting with the very recognition of the equal social dignity of the other, be it an individual or an entire political community. Given the finiteness of the individual, the earth and its resources we need to aspire to a coexistence that tends towards the maximum diffusion of power.

Il volume ha ad oggetto i risvolti di carattere costituzionalistico dei fenomeni che premono per il superamento dei confini indagando quanto e come le forme del potere in un mondo sempre più globalizzato si stiano ricomponendo, invece di distribuirsi in modo da includere quella parte della popolazione mondiale che finora ne è stata esclusa. La prima parte della ricerca è quindi dedicata all'analisi delle «istituzioni della globalizzazione» (Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Organizzazione mondiale del commercio, regioni di integrazione economica con particolare riferimento al NAFTA e all'UE, imprese transnazionali). Dalla ricostruzione dei procedimenti attraverso i quali in queste sedi si elaborano e si impongono le politiche in tutto il mondo, emerge che le nuove forme di giuridicità, nonostante il loro apparente modello consensuale, si caratterizzano per una sorta di "emancipazione" dalla sovranità popolare, che è funzionale alla loro privatizzazione. In questo contesto in particolare i diritti costituzionali si vanno trasformando in eccezioni alle regole stabilite dalla lex mercatoria e dalle sue istituzioni (Capp. I-IV). Non si è di fronte ad un mero affievolimento del principio di uguaglianza e del suffragio universale, ma davanti alla crisi dell'essenza e del valore delle Costituzioni: invece che tendere alla limitazione del potere per garantire i diritti fondamentali mirando a una legittimazione fondata sulla frantumazione del potere, le decisioni di sistema nell'ordine globale si ispirano alla progressiva rimozione di ogni limite costituzionale e di una legittimazione fondata sulle Costituzioni. Gli Stati, quindi, sempre più sganciati dal diritto normativo delle proprie Costituzioni sembrano tornare a sostituire la sovranità popolare con la mera sovranità territoriale: mantengono intatta la loro autorità di far eseguire sul territorio di riferimento le regole della globalizzazione a discapito delle norme costituzionali e delle norme poste in base alle forme della sovranità popolare. In tal modo si incrina una determinata idea di Costituzione, intesa come «controcondotta» rispetto ai rapporti di potere di fatto esistenti, nella più generale accezione controfattuale del diritto. La Costituzione coincide con la condotta - vale a dire le forme dell'agire - che le comunità politiche scelgono di adottare per contrastare il potere di fatto e diffonderlo - rendendolo politico - tra i soggetti. (Cap. V). La valenza normativa delle Costituzioni è depotenziata dai fenomeni di deterritorializzazione che, incoraggiati dalla competizione tra ordinamenti per l'attrazione dell'investimento estero, producono la tendenziale divaricazione tra gli elementi chiave di ogni forma di convivenza: comunità politica, territorio e forme del potere. Sul territorio, infatti, sempre più si applicano norme prodotte dalle istituzioni della globalizzazione (Cap. VI). Con la fine del territorio a favore di un generico elemento spaziale in cui si dispiega l'efficacia degli ordinamenti evapora il rapporto tra ordinamento e localizzazione (nomos), mettendo in crisi una concezione del diritto che ha preteso di porre limiti al potere e di legittimarlo grazie alla sua diffusione (Cap. VII). Solo in un territorio con-diviso infatti può svolgersi una con-vivenza fondata sulla limitazione reciproca che non sia mera com-presenza tra indifferenti, restando la delimitazione territoriale il primo grande ostacolo alla concentrazione e all'illimitatezza del potere. Il volume mira quindi a rilanciare un'accezione positiva del concetto di limite in tutte le sue declinazioni (territoriale, intersoggettivo, economico) : a partire dal riconoscimento della pari dignità sociale dell'altro, individuo o intera comunità politica, nella consapevolezza della finitezza individuale, della Terra e delle sue risorse per tendere a una convivenza ispirata alla massima diffusione del potere (Cap. VIII).