Vengono qui presentate alcune nuove evidenze sismo-stratigrafiche sulle strutture vulcaniche sepolte e sui depositi quaternari nelloffshore sud-orientale dellIsola dIschia (scarpata meridionale di Ischia e Canale dIschia). La suddivisione stratigrafica proposta deriva dal tipo di dati utilizzati in geologia marina (sismica a riflessione con carotaggi di taratura) e dal metodo di interpretazione sismica (stratigrafia sequenziale di alta risoluzione). I corpi geologici ricononosciuti dallinterpretazione sismica sono le unità vulcaniche, acusticamente sorde, che rappresentano il basamento acustico roccioso ed i systems tracts della sequenza tardo-quaternaria (Fabbri et al., 2002). La prevalente attività vulcanica che ha controllato larchitettura stratigrafica del Golfo di Napoli ha impedito lapplicazione di un approccio stratigrafico classico, dovendosi tenere conto delle associazioni di sistemi deposizionali e dei corpi vulcanici in questi intercalati (vulcaniti e vulcanoclastiti). In particolare, entro la sequenza tardo-quaternaria vengono caratterizzati, attraverso lanalisi sismostratigrafica sistemi deposizionali riferibili rispettivamente alla fase di caduta del livello marino (Falling Sea Level System Tract; Helland Hansen and Gjelberg, 1994), alla fase di stazionamento basso del livello marino (Lowstand System Tract) e relative suddivisioni interne ove possibile (Posamentier et al., 1991), alla fase di risalita del livello del mare (Trasgressive System Tract; Posamentier and Allen, 1993; Trincardi et al., 1994) ed alla fase di stazionamento alto del livello del mare (Highstand System Tract; Posamentier and Vail, 1988). Questo genere di approccio consente sia di individuare e cartografare corpi deposizionali definiti come oggetti tridimensionali, riferiti alla loro posizione stratigrafica relativa che di dare informazioni stratigrafiche complementari circa la natura dei corpi deposizionali individuati ed i processi che ne hanno controllato la deposizione e la preservazione. I sistemi deposizionali così ricostruiti possono essere messi in relazione con le variazioni relative del livello del mare tardo-quaternarie. Ciò consente anche di ottenere informazioni confrontabili tra tutti margini continentali dItalia, senza essere troppo influenzati da aspetti locali o particolari. Lultima risalita del livello del mare tardo-quaternaria, con unescursione di circa 120 m ed un tasso massimo dellordine dei 10 m per 1000 anni ha lasciato unimpronta sullassetto morfologico e stratigrafico dei margini continentali italiani. I depositi associati a tale risalita sono fortemente differenziati da zona a zona in funzione del diverso apporto sedimentario, dellassetto morfologico e del regime oceanografico. In questo modo, si possono confrontare le facies, le geometrie interne e gli spessori dei depositi che registrano il processo di risalita del livello marino in modo differenziato sui vari margini continentali. Sulla scarpata meridionale di Ischia lanalisi sismostratigrafica ha consentito di distinguere depositi di piattaforma continentale, che ricoprono una piattaforma continentale ristretta delimitata da un ciglio erosionale ed in forte arretramento e depositi di scarpata. Questi ultimi sono caratterizzati da depositi torbiditici di varia natura (sistemi di argine-canale, lobi e depositi non canalizzati distali), depositi da trasporti gravitativi di massa, depositi originati da correnti di fondo e correlative superfici erosive e non condensate ed infine depositi da drappeggio pelagico. LIsola dIschia copre una superficie di 42 kmq e raggiunge unaltezza massima di circa 787 m in corrispondenza del Monte Epomeo, che risulta dal sollevamento vulcano-tettonico della caldera corrispondente negli ultimi 30.000 anni (Orsi et al., 1991; Acocella et al., 1997; Acocella e Funiciello, 1999). Sullisola dIschia affiorano depositi vulcanici risultanti da eruzioni sia effusive che esplosive, che hanno costruito edifici vulcanici dei quali alcuni ancora ben visibili, altri del tutto smantellati o sepolti (Forcella et al., 1981; Gillot et al., 1982; Luongo et al., 1987; Vezzoli, 1988). Sullisola affiorano estesamente anche depositi risultanti da frane, derivanti dallaccumulo e dalla cementazione di frammenti di rocce vulcaniche preesistenti (Guadagno e Mele, 1995; Mele e Del Prete, 1998). La storia geologica e vulcanologica dellIsola dIschia è stata scandita da un evento principale, rappresentato dalleruzione del Tufo Verde del Monte Epomeo, che si è verificata 55.000 anni fa, determinando lo sprofondamento della parte centrale dellisola in seguito alla formazione di una caldera (Orsi et al., 1991). Successivamente alla formazione della caldera del Tufo Verde dellEpomeo lattività vulcanica dellisola è stata condizionata da un complesso fenomeno di risorgenza calderica, a partire da circa 30.000 anni fa, che ha portato al graduale sollevamento ed emersione delle rocce deposte nella caldera, inizialmente sommersa sotto il livello marino. Il tasso di sollevamento, che indica la risorgenza calderica, è stato valutato in circa 800-1100 m (Barra et al., 1992).
Nuove evidenze sismo-stratigrafiche sulle strutture vulcaniche sepolte nell 'offshore sud-orientale dell' Isola d Ischia (Golfo di Napoli, Tirreno meridionale)
2010
Abstract
Vengono qui presentate alcune nuove evidenze sismo-stratigrafiche sulle strutture vulcaniche sepolte e sui depositi quaternari nelloffshore sud-orientale dellIsola dIschia (scarpata meridionale di Ischia e Canale dIschia). La suddivisione stratigrafica proposta deriva dal tipo di dati utilizzati in geologia marina (sismica a riflessione con carotaggi di taratura) e dal metodo di interpretazione sismica (stratigrafia sequenziale di alta risoluzione). I corpi geologici ricononosciuti dallinterpretazione sismica sono le unità vulcaniche, acusticamente sorde, che rappresentano il basamento acustico roccioso ed i systems tracts della sequenza tardo-quaternaria (Fabbri et al., 2002). La prevalente attività vulcanica che ha controllato larchitettura stratigrafica del Golfo di Napoli ha impedito lapplicazione di un approccio stratigrafico classico, dovendosi tenere conto delle associazioni di sistemi deposizionali e dei corpi vulcanici in questi intercalati (vulcaniti e vulcanoclastiti). In particolare, entro la sequenza tardo-quaternaria vengono caratterizzati, attraverso lanalisi sismostratigrafica sistemi deposizionali riferibili rispettivamente alla fase di caduta del livello marino (Falling Sea Level System Tract; Helland Hansen and Gjelberg, 1994), alla fase di stazionamento basso del livello marino (Lowstand System Tract) e relative suddivisioni interne ove possibile (Posamentier et al., 1991), alla fase di risalita del livello del mare (Trasgressive System Tract; Posamentier and Allen, 1993; Trincardi et al., 1994) ed alla fase di stazionamento alto del livello del mare (Highstand System Tract; Posamentier and Vail, 1988). Questo genere di approccio consente sia di individuare e cartografare corpi deposizionali definiti come oggetti tridimensionali, riferiti alla loro posizione stratigrafica relativa che di dare informazioni stratigrafiche complementari circa la natura dei corpi deposizionali individuati ed i processi che ne hanno controllato la deposizione e la preservazione. I sistemi deposizionali così ricostruiti possono essere messi in relazione con le variazioni relative del livello del mare tardo-quaternarie. Ciò consente anche di ottenere informazioni confrontabili tra tutti margini continentali dItalia, senza essere troppo influenzati da aspetti locali o particolari. Lultima risalita del livello del mare tardo-quaternaria, con unescursione di circa 120 m ed un tasso massimo dellordine dei 10 m per 1000 anni ha lasciato unimpronta sullassetto morfologico e stratigrafico dei margini continentali italiani. I depositi associati a tale risalita sono fortemente differenziati da zona a zona in funzione del diverso apporto sedimentario, dellassetto morfologico e del regime oceanografico. In questo modo, si possono confrontare le facies, le geometrie interne e gli spessori dei depositi che registrano il processo di risalita del livello marino in modo differenziato sui vari margini continentali. Sulla scarpata meridionale di Ischia lanalisi sismostratigrafica ha consentito di distinguere depositi di piattaforma continentale, che ricoprono una piattaforma continentale ristretta delimitata da un ciglio erosionale ed in forte arretramento e depositi di scarpata. Questi ultimi sono caratterizzati da depositi torbiditici di varia natura (sistemi di argine-canale, lobi e depositi non canalizzati distali), depositi da trasporti gravitativi di massa, depositi originati da correnti di fondo e correlative superfici erosive e non condensate ed infine depositi da drappeggio pelagico. LIsola dIschia copre una superficie di 42 kmq e raggiunge unaltezza massima di circa 787 m in corrispondenza del Monte Epomeo, che risulta dal sollevamento vulcano-tettonico della caldera corrispondente negli ultimi 30.000 anni (Orsi et al., 1991; Acocella et al., 1997; Acocella e Funiciello, 1999). Sullisola dIschia affiorano depositi vulcanici risultanti da eruzioni sia effusive che esplosive, che hanno costruito edifici vulcanici dei quali alcuni ancora ben visibili, altri del tutto smantellati o sepolti (Forcella et al., 1981; Gillot et al., 1982; Luongo et al., 1987; Vezzoli, 1988). Sullisola affiorano estesamente anche depositi risultanti da frane, derivanti dallaccumulo e dalla cementazione di frammenti di rocce vulcaniche preesistenti (Guadagno e Mele, 1995; Mele e Del Prete, 1998). La storia geologica e vulcanologica dellIsola dIschia è stata scandita da un evento principale, rappresentato dalleruzione del Tufo Verde del Monte Epomeo, che si è verificata 55.000 anni fa, determinando lo sprofondamento della parte centrale dellisola in seguito alla formazione di una caldera (Orsi et al., 1991). Successivamente alla formazione della caldera del Tufo Verde dellEpomeo lattività vulcanica dellisola è stata condizionata da un complesso fenomeno di risorgenza calderica, a partire da circa 30.000 anni fa, che ha portato al graduale sollevamento ed emersione delle rocce deposte nella caldera, inizialmente sommersa sotto il livello marino. Il tasso di sollevamento, che indica la risorgenza calderica, è stato valutato in circa 800-1100 m (Barra et al., 1992).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.