La bioremediation si sta affermando quale efficace tecnologia complementare - ed in taluni casi alternativa - ai metodi chimici tradizionali per la rimozione di metalli pesanti da siti contaminati. Il microrganismo Rhodobacter sphaeroides, un batterio rosso non sulfureo fotosintetico facoltativo, ha mostrato una significativa tolleranza e/o resistenza a concentrazioni relativamente elevate di ioni di metalli pesanti, quali ferro, mercurio, rame, nichel e cobalto, molibdeno (MoO42-), cromo (Cr3+e CrO42-), arsenico (AsO2- e HAsO42-). La risposta di R. sphaeroides all'esposizione ai metalli pesanti risulta dipendente dalla natura dello ione, dalla sua concentrazione e dalla sua speciazione, indicando che differenti meccanismi di tolleranza e/o resistenza possono essere coinvolti nell'adattamento del batterio. Il bioaccumulo di metalli pesanti è stato investigato mediante ICP-AES evidenziando la capacità del microrganismo selezionato di bioaccumulare significative quantità dei metalli testati attraverso meccanismi combinati di uptake attivo e passivo (biosorption) e l'esistenza di fenomeni competitivi responsabili dell'uptake preferenziale di determinati ioni tossici e non tossici. Il trattamento della biomassa cellulare con EDTA ha consentito di discriminare la frazione di metallo intracellulare e bioadsorbita a livello della superficie esterna delle cellule. Inoltre, attraverso titolazioni acido-base della biomassa batterica, è stato determinato il numero e il pKa dei gruppi protonabili presenti sulla superficie esterna delle cellule, potenziali siti di binding per ioni metallici, mentre i gruppi funzionali coinvolti nel bioadsorbimento sono stati identificati attraverso analisi FTIR. Alcuni ioni, fra cui nichel, cobalto e cromo(III), inducono una considerevole diminuzione del contenuto di complessi fotosintetici pigmento-proteina Light Harvesting Complexes. Grazie ad un approccio multidisciplinare di tipo biomolecolare, proteomico, chimico-fisico ed analitico, numerose informazioni sono state acquisite relativamente ai meccanismi molecolari coinvolti nel bioaccumulo di metalli pesanti da parte di Rhodobacter sphaeroides ed all'effetto di nichel, cobalto e cromo sugli enzimi coinvolti nel pathway biosintetico della batterioclorofilla. Ulteriori indagini per il potenziale impiego di tale microrganismo fotosintetico nell'ambito della bioremediation sono attualmente in corso.
Immobilizzazione di inquinanti su cellule batteriche: identificazione di siti di binding mediante spettroscopia ATR-FTIR differenziale
F Italiano;F Milano;A Agostiano;M Trotta
2007
Abstract
La bioremediation si sta affermando quale efficace tecnologia complementare - ed in taluni casi alternativa - ai metodi chimici tradizionali per la rimozione di metalli pesanti da siti contaminati. Il microrganismo Rhodobacter sphaeroides, un batterio rosso non sulfureo fotosintetico facoltativo, ha mostrato una significativa tolleranza e/o resistenza a concentrazioni relativamente elevate di ioni di metalli pesanti, quali ferro, mercurio, rame, nichel e cobalto, molibdeno (MoO42-), cromo (Cr3+e CrO42-), arsenico (AsO2- e HAsO42-). La risposta di R. sphaeroides all'esposizione ai metalli pesanti risulta dipendente dalla natura dello ione, dalla sua concentrazione e dalla sua speciazione, indicando che differenti meccanismi di tolleranza e/o resistenza possono essere coinvolti nell'adattamento del batterio. Il bioaccumulo di metalli pesanti è stato investigato mediante ICP-AES evidenziando la capacità del microrganismo selezionato di bioaccumulare significative quantità dei metalli testati attraverso meccanismi combinati di uptake attivo e passivo (biosorption) e l'esistenza di fenomeni competitivi responsabili dell'uptake preferenziale di determinati ioni tossici e non tossici. Il trattamento della biomassa cellulare con EDTA ha consentito di discriminare la frazione di metallo intracellulare e bioadsorbita a livello della superficie esterna delle cellule. Inoltre, attraverso titolazioni acido-base della biomassa batterica, è stato determinato il numero e il pKa dei gruppi protonabili presenti sulla superficie esterna delle cellule, potenziali siti di binding per ioni metallici, mentre i gruppi funzionali coinvolti nel bioadsorbimento sono stati identificati attraverso analisi FTIR. Alcuni ioni, fra cui nichel, cobalto e cromo(III), inducono una considerevole diminuzione del contenuto di complessi fotosintetici pigmento-proteina Light Harvesting Complexes. Grazie ad un approccio multidisciplinare di tipo biomolecolare, proteomico, chimico-fisico ed analitico, numerose informazioni sono state acquisite relativamente ai meccanismi molecolari coinvolti nel bioaccumulo di metalli pesanti da parte di Rhodobacter sphaeroides ed all'effetto di nichel, cobalto e cromo sugli enzimi coinvolti nel pathway biosintetico della batterioclorofilla. Ulteriori indagini per il potenziale impiego di tale microrganismo fotosintetico nell'ambito della bioremediation sono attualmente in corso.| File | Dimensione | Formato | |
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