Da circa mezzo secolo la fluorescenza X (XRF) è una delle tecniche chiave nello studio dei materiali di interesse archeologico e storico-artistico e deve il suo successo al fatto di riunire in sè alcune caratteristiche che la rendono insostituibile. La prima è che si tratta di una tecnica di analisi elementare, che permette, perciò, non solo di identificare molti materiali, ma anche di affrontare i problemi legati alla provenienza e alle tecnologie di fabbricazione. La seconda caratteristica riguarda la non-distruttività e presenta vantaggi fin troppo ovvii in un campo in cui molti degli oggetti studiati sono unici e di grande rilevanza artistica. L'ultima importante caratteristica è la relativa facilità con cui si possono realizzare strumenti portatili, trasferibili all'interno di musei e laboratori di restauro per analizzare oggetti inamovibili perchè troppo fragili o troppo grandi. Questa presentazione discute brevemente i principi e le limitazioni della fluorescenza X, così come i problemi legati alla progettazione e all'uso di sistemi portatili. Si discutono anche il ruolo e le potenzialità che questi ultimi hanno in un approccio diagnostico integrato, in cui cioè il problema conoscitivo e/o conservativo viene affrontato con tecniche e sotto punti di vista diversi. A questo proposito si rivela particolarmente efficace l'impiego dei sistemi portatili come "monitor composizionali", con lo scopo di effettuare una veloce selezione preliminare dei materiali che dovranno essere in seguito analizzati con tecniche di laboratorio più sofisticate. Per illustrare gli aspetti pratici e i risultati, si presentano tre casi di studio: la porta bizantina della Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma, gli oggetti di Trèstina esposti al Museo Archeologico di Firenze e le monete del Tesoro di Misurata conservate al Museo Archeologico di Leptis Magna in Libia; sebbene in tutti e tre i casi non si sia determinata la composizione quantitativa, è stato comunque possibile identificare, in modo totalmente nondistruttivo, differenze di composizione associabili a contesti di fabbricazione diversi e, nel caso delle monete, alle vicende monetarie dell'epoca.

Principi e applicazioni dell'analisi XRF con strumentazione portatile

M Ferretti
2004

Abstract

Da circa mezzo secolo la fluorescenza X (XRF) è una delle tecniche chiave nello studio dei materiali di interesse archeologico e storico-artistico e deve il suo successo al fatto di riunire in sè alcune caratteristiche che la rendono insostituibile. La prima è che si tratta di una tecnica di analisi elementare, che permette, perciò, non solo di identificare molti materiali, ma anche di affrontare i problemi legati alla provenienza e alle tecnologie di fabbricazione. La seconda caratteristica riguarda la non-distruttività e presenta vantaggi fin troppo ovvii in un campo in cui molti degli oggetti studiati sono unici e di grande rilevanza artistica. L'ultima importante caratteristica è la relativa facilità con cui si possono realizzare strumenti portatili, trasferibili all'interno di musei e laboratori di restauro per analizzare oggetti inamovibili perchè troppo fragili o troppo grandi. Questa presentazione discute brevemente i principi e le limitazioni della fluorescenza X, così come i problemi legati alla progettazione e all'uso di sistemi portatili. Si discutono anche il ruolo e le potenzialità che questi ultimi hanno in un approccio diagnostico integrato, in cui cioè il problema conoscitivo e/o conservativo viene affrontato con tecniche e sotto punti di vista diversi. A questo proposito si rivela particolarmente efficace l'impiego dei sistemi portatili come "monitor composizionali", con lo scopo di effettuare una veloce selezione preliminare dei materiali che dovranno essere in seguito analizzati con tecniche di laboratorio più sofisticate. Per illustrare gli aspetti pratici e i risultati, si presentano tre casi di studio: la porta bizantina della Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma, gli oggetti di Trèstina esposti al Museo Archeologico di Firenze e le monete del Tesoro di Misurata conservate al Museo Archeologico di Leptis Magna in Libia; sebbene in tutti e tre i casi non si sia determinata la composizione quantitativa, è stato comunque possibile identificare, in modo totalmente nondistruttivo, differenze di composizione associabili a contesti di fabbricazione diversi e, nel caso delle monete, alle vicende monetarie dell'epoca.
2004
Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali - ITABC - Sede Montelibretti
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale - ISPC
88-404-4091-7
Fluorescenza a raggi X
Strumentazione portatile
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/12795
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact