Partendo dalla celebre lapide "ad ignominia" dettata da Pietro Calamandrei («su queste strade se vorrai tornare / ai nostri posti ci ritroverai / morti e vivi con lo stesso impegno»), traccia un profilo del canto sociale, politico e di protesta in Italia. La nascita di questo canto è tutt'uno con la nascita della politica moderna: a partire dalla Rivoluzione Francese rappresenterà, sia pur con alterne fortune, uno dei principali momenti identitari nei gruppi politici e sociali. Durante il Risorgimento prima, e poi con la nascita e lo sviluppo del movimento operaio prende forma un corpus di canti destinato a quanti si riconoscono nell'ideale garibaldino e repubblicano prima, anarchico, socialista e comunista poi. La Grande Guerra rappresenta un formidabile catalizzatore della tradizione. Al recupero (diretto o attraverso contrafacta, ovvero l'associazione di un nuovo testo a un motivo musicale già utilizzato altrove) di canti ottocenteschi, s'accompagna la creazione di un patrimonio nuovo: canzoni come Giovinezza passano infatti dalle trincee prima di diventare inni fascisti. Il Ventennio vede una circolazione clandestina del canto sociale, e un continuo terrore della possibilità che nasca una canzone di protesta, che si affermerà durante la Resistenza. Dopo un periodo di letargo, la canzone politica vive un nuovo momento di fervore tra il Sessantotto e il Settantasette: ai canti partigiani si giustappongono motivi che dànno sfogo a un disagio generazionale.
Bandiera rossa la trionferà! Lingua e identità nella canzone politica
Giulio Vaccaro
2009
Abstract
Partendo dalla celebre lapide "ad ignominia" dettata da Pietro Calamandrei («su queste strade se vorrai tornare / ai nostri posti ci ritroverai / morti e vivi con lo stesso impegno»), traccia un profilo del canto sociale, politico e di protesta in Italia. La nascita di questo canto è tutt'uno con la nascita della politica moderna: a partire dalla Rivoluzione Francese rappresenterà, sia pur con alterne fortune, uno dei principali momenti identitari nei gruppi politici e sociali. Durante il Risorgimento prima, e poi con la nascita e lo sviluppo del movimento operaio prende forma un corpus di canti destinato a quanti si riconoscono nell'ideale garibaldino e repubblicano prima, anarchico, socialista e comunista poi. La Grande Guerra rappresenta un formidabile catalizzatore della tradizione. Al recupero (diretto o attraverso contrafacta, ovvero l'associazione di un nuovo testo a un motivo musicale già utilizzato altrove) di canti ottocenteschi, s'accompagna la creazione di un patrimonio nuovo: canzoni come Giovinezza passano infatti dalle trincee prima di diventare inni fascisti. Il Ventennio vede una circolazione clandestina del canto sociale, e un continuo terrore della possibilità che nasca una canzone di protesta, che si affermerà durante la Resistenza. Dopo un periodo di letargo, la canzone politica vive un nuovo momento di fervore tra il Sessantotto e il Settantasette: ai canti partigiani si giustappongono motivi che dànno sfogo a un disagio generazionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


