Il suolo, com'è noto, rappresenta una delle più importanti riserve di carbonio: è stato stimato che in esso è immagazzinato circa il doppio del C presente in atmosfera e da 2 a 3 volte quello della biomassa vegetale degli ecosistemi terrestri (Gonzalez-Perez et al., 2004). Pertanto, la conoscenza dei processi con cui la sostanza organica (SOM) viene stabilizzata nel suolo può rappresentare uno strumento importante per l'avvio di politiche di gestione della risorsa suolo finalizzate alla limitazione delle emissioni di CO2 nell'atmosfera. Nell'ambito del Progetto PRIN 2008 "Stabilizzazione della sostanza organica e processi pedogenetici: meccanismi, dinamismo e potenzialità di accumulo nel suolo", l'unità di Napoli sta indagando i processi di stabilizzazione della SOM in una cronosequenza di Andosuoli di età compresa tra il Neolitico e l'attuale, nella pianura vulcanica tra i Campi Flegrei ed il Vesuvio (Regione Campania). Gli studi sulla stabilizzazione della SOM per interazione con la fase minerale seguono prevalentemente due approcci (chimico e fisico) di separazione delle frazioni di SOM. Vengono presentati i dati relativi alla calibrazione del metodo fisico per alcuni Andosuoli campani. Il metodo fisico prevede la separazione densitometrica dei componenti organici liberi (FPOM) da quelli occlusi negli aggregati (OPOM) e intimamente legati alla fase minerale (MPOM) (Golchin et al., 1994), mediante liquidi pesanti (LST fastfloat) preparabili a diverse densità. La calibrazione si rende necessaria al fine d'individuare: 1) il valore di densità che meglio consente la separazione dell'FPOM dall'OPOM e MPOM; 2) l'intensità di sonicazione necessaria alla rottura degli aggregati ed alla separazione dell'OPOM. Su 2 orizzonti di suolo, 1 superficiale ed 1 sepolto, sono state testate le densità 1.5, 1.6, 1.7, 1.8 g cm-3. Per ambedue i suoli analizzati, il valore di densità che meglio concilia le esigenze di recupero di materiale e il più alto contenuto % di C organico è risultato essere 1.6 g cm-3. I campioni privati dell'FPOM sono stati sottoposti a sonicazioni crescenti (da 50 a 600 J/ml) e per l'OPOM estratta con LST a densità 1.6 g cm-3 sono stati determinati i contenuti % di C e N. Il suolo residuo, privato di FPOM e OPOM, è stato analizzato al granulometro laser, con un sistema Mastersizer 2000 della Malvern, al fine di verificare quali taglie di aggregati sono andate distrutte a seguito di sonicazioni con intensità crescenti.

Calibrazione del metodo fisico di separazione della SOM nelle frazioni libera, occlusa negli aggregati e stabilizzata dai minerali in Andosuoli campani.

De Mascellis R;Orefice N
2011

Abstract

Il suolo, com'è noto, rappresenta una delle più importanti riserve di carbonio: è stato stimato che in esso è immagazzinato circa il doppio del C presente in atmosfera e da 2 a 3 volte quello della biomassa vegetale degli ecosistemi terrestri (Gonzalez-Perez et al., 2004). Pertanto, la conoscenza dei processi con cui la sostanza organica (SOM) viene stabilizzata nel suolo può rappresentare uno strumento importante per l'avvio di politiche di gestione della risorsa suolo finalizzate alla limitazione delle emissioni di CO2 nell'atmosfera. Nell'ambito del Progetto PRIN 2008 "Stabilizzazione della sostanza organica e processi pedogenetici: meccanismi, dinamismo e potenzialità di accumulo nel suolo", l'unità di Napoli sta indagando i processi di stabilizzazione della SOM in una cronosequenza di Andosuoli di età compresa tra il Neolitico e l'attuale, nella pianura vulcanica tra i Campi Flegrei ed il Vesuvio (Regione Campania). Gli studi sulla stabilizzazione della SOM per interazione con la fase minerale seguono prevalentemente due approcci (chimico e fisico) di separazione delle frazioni di SOM. Vengono presentati i dati relativi alla calibrazione del metodo fisico per alcuni Andosuoli campani. Il metodo fisico prevede la separazione densitometrica dei componenti organici liberi (FPOM) da quelli occlusi negli aggregati (OPOM) e intimamente legati alla fase minerale (MPOM) (Golchin et al., 1994), mediante liquidi pesanti (LST fastfloat) preparabili a diverse densità. La calibrazione si rende necessaria al fine d'individuare: 1) il valore di densità che meglio consente la separazione dell'FPOM dall'OPOM e MPOM; 2) l'intensità di sonicazione necessaria alla rottura degli aggregati ed alla separazione dell'OPOM. Su 2 orizzonti di suolo, 1 superficiale ed 1 sepolto, sono state testate le densità 1.5, 1.6, 1.7, 1.8 g cm-3. Per ambedue i suoli analizzati, il valore di densità che meglio concilia le esigenze di recupero di materiale e il più alto contenuto % di C organico è risultato essere 1.6 g cm-3. I campioni privati dell'FPOM sono stati sottoposti a sonicazioni crescenti (da 50 a 600 J/ml) e per l'OPOM estratta con LST a densità 1.6 g cm-3 sono stati determinati i contenuti % di C e N. Il suolo residuo, privato di FPOM e OPOM, è stato analizzato al granulometro laser, con un sistema Mastersizer 2000 della Malvern, al fine di verificare quali taglie di aggregati sono andate distrutte a seguito di sonicazioni con intensità crescenti.
2011
Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo - ISAFOM
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/133256
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