Il modello di sviluppo economico del Nord-Italia è caratterizzato da alcune specificità storiche, molto evidenti nel 1971, che tendono ad attenuarsi nel corso del tempo. La fotografia scattata al 2001 mostra infatti un Nord-Italia un po' più simile al resto del Paese, con le sue specificità territoriali in forte attenuazione: -la minore specializzazione manifatturiera, al cui interno i settori della metalmeccanica, dei macchinari e della chimica hanno ridotto la forte leadership nazionale; -il venir meno della leadership nazionale in un settore storicamente importante come quello degli autoveicoli; -la riduzione dell'elevata dimensione media delle imprese e degli stabilimenti, soprattutto nel campo manifatturiero; -la minore concentrazione delle attività economiche nelle province del triangolo industriale o nei distretti industriali di più antica industrializzazione. Il nuovo modello economico, che segue il percorso di crescita delle altre regioni europee di più antica industrializzazione, produce l'effetto di avvicinare i dati strutturali del Nord-Italia alle caratteristiche del modello esistente nel resto del Paese, in quella "Terza Italia" che dal Centro ha ormai coinvolto l'economia del Meridione lungo l'asse adriatico: anche il nuovo modello del Nord-Italia è basato sul terziario, sulle piccole imprese, sull'economia diffusa nel territorio. Dentro il Nord-Italia, è probabile che il Nord-Ovest non abbia ancora sposato in pieno il nuovo modello di sviluppo, più caratteristico del Nord-Est, anche se è soprattutto nel Nord-Ovest che una fetta importante del terziario è ormai rappresentata dal terziario per il sistema produttivo, al cui interno i servizi per le imprese dipendono fortemente dalla componente manifatturiera della nostra economia. Per tale motivo, il processo di terziarizzazione dell'economia del Nord-Italia non si dovrà accompagnare necessariamente a un processo di deindustrializzazione dell'area: l'interdipendenza tra i due comparti fa sì che la mutazione in atto nel settore industriale trovi un adeguato supporto nel settore terziario. Che il Nord-Italia sia ancora in mezzo al guado della sua mutazione strutturale è ormai appurato dai dati statistici, e rappresenta uno sprone a creare politiche pubbliche che accompagnino gli operatori economici a "superare il Rubicone" della trasformazione in atto. Il ruolo della politica pubblica è quantomai importante a questo proposito. Del resto, il livello competitivo del Nord-Italia è il frutto di dotazioni fattoriali date in natura ma anche di migliorie ottenute tramite opportune politiche di intervento pubblico . È infatti noto come l'operatore pubblico possa indirizzare un certo sistema economico verso un più alto contenuto tecnologico e qualitativo tramite: a) la politica industriale , che può agevolare gli investimenti in ricerca e in qualità effettuati dalle imprese; b) la politica ambientale, che può spronare le imprese ad investire in nuove tecnologie, come quelle a risparmio energetico; c) la politica del lavoro e della formazione, che può consentire una riqualificazione della manodopera; d) la politica tecnologica tout court, che può creare istituti pubblici che producono conoscenza e la diffondono nel sistema economico. Il ruolo dell'operatore pubblico in tali politiche è molto importante: più l'intervento pubblico è efficiente ed efficace e maggiori saranno le probabilità che il sistema produttivo regionale ottenga vantaggi trasformabili in un aumento di competitività. Con la modifica del Titolo V della Costituzione, la politica economica svolta a livello locale assume una maggiore rilevanza rispetto al passato. Lo stato e le istituzioni locali, pur con numerosi limiti istituzionali, manageriali e finanziari, hanno la concreta possibilità di favorire la transizione del Nord-Italia dal modello di sviluppo tradizionale a quello basato sull'economia della conoscenza. Si tratta di un obiettivo che può essere raggiunto mediante la ridefinizione delle modalità produttive e la sostituzione delle produzioni meno competitive con quelle più innovative, tanto per ciò che concerne la componente manifatturiera, quanto quella terziaria.
Gli indicatori della trasformazione
Vitali G
2007
Abstract
Il modello di sviluppo economico del Nord-Italia è caratterizzato da alcune specificità storiche, molto evidenti nel 1971, che tendono ad attenuarsi nel corso del tempo. La fotografia scattata al 2001 mostra infatti un Nord-Italia un po' più simile al resto del Paese, con le sue specificità territoriali in forte attenuazione: -la minore specializzazione manifatturiera, al cui interno i settori della metalmeccanica, dei macchinari e della chimica hanno ridotto la forte leadership nazionale; -il venir meno della leadership nazionale in un settore storicamente importante come quello degli autoveicoli; -la riduzione dell'elevata dimensione media delle imprese e degli stabilimenti, soprattutto nel campo manifatturiero; -la minore concentrazione delle attività economiche nelle province del triangolo industriale o nei distretti industriali di più antica industrializzazione. Il nuovo modello economico, che segue il percorso di crescita delle altre regioni europee di più antica industrializzazione, produce l'effetto di avvicinare i dati strutturali del Nord-Italia alle caratteristiche del modello esistente nel resto del Paese, in quella "Terza Italia" che dal Centro ha ormai coinvolto l'economia del Meridione lungo l'asse adriatico: anche il nuovo modello del Nord-Italia è basato sul terziario, sulle piccole imprese, sull'economia diffusa nel territorio. Dentro il Nord-Italia, è probabile che il Nord-Ovest non abbia ancora sposato in pieno il nuovo modello di sviluppo, più caratteristico del Nord-Est, anche se è soprattutto nel Nord-Ovest che una fetta importante del terziario è ormai rappresentata dal terziario per il sistema produttivo, al cui interno i servizi per le imprese dipendono fortemente dalla componente manifatturiera della nostra economia. Per tale motivo, il processo di terziarizzazione dell'economia del Nord-Italia non si dovrà accompagnare necessariamente a un processo di deindustrializzazione dell'area: l'interdipendenza tra i due comparti fa sì che la mutazione in atto nel settore industriale trovi un adeguato supporto nel settore terziario. Che il Nord-Italia sia ancora in mezzo al guado della sua mutazione strutturale è ormai appurato dai dati statistici, e rappresenta uno sprone a creare politiche pubbliche che accompagnino gli operatori economici a "superare il Rubicone" della trasformazione in atto. Il ruolo della politica pubblica è quantomai importante a questo proposito. Del resto, il livello competitivo del Nord-Italia è il frutto di dotazioni fattoriali date in natura ma anche di migliorie ottenute tramite opportune politiche di intervento pubblico . È infatti noto come l'operatore pubblico possa indirizzare un certo sistema economico verso un più alto contenuto tecnologico e qualitativo tramite: a) la politica industriale , che può agevolare gli investimenti in ricerca e in qualità effettuati dalle imprese; b) la politica ambientale, che può spronare le imprese ad investire in nuove tecnologie, come quelle a risparmio energetico; c) la politica del lavoro e della formazione, che può consentire una riqualificazione della manodopera; d) la politica tecnologica tout court, che può creare istituti pubblici che producono conoscenza e la diffondono nel sistema economico. Il ruolo dell'operatore pubblico in tali politiche è molto importante: più l'intervento pubblico è efficiente ed efficace e maggiori saranno le probabilità che il sistema produttivo regionale ottenga vantaggi trasformabili in un aumento di competitività. Con la modifica del Titolo V della Costituzione, la politica economica svolta a livello locale assume una maggiore rilevanza rispetto al passato. Lo stato e le istituzioni locali, pur con numerosi limiti istituzionali, manageriali e finanziari, hanno la concreta possibilità di favorire la transizione del Nord-Italia dal modello di sviluppo tradizionale a quello basato sull'economia della conoscenza. Si tratta di un obiettivo che può essere raggiunto mediante la ridefinizione delle modalità produttive e la sostituzione delle produzioni meno competitive con quelle più innovative, tanto per ciò che concerne la componente manifatturiera, quanto quella terziaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.