Le scienze pubbliche, studiate come "sistemi di produzione di conoscenza, organizzati attorno ad una caccia competitiva a grossi nomi per contributi pubblicati per traguardi intellettuali collettivi", da più di trent'anni sono sempre più considerate come "la fonte chiave dell'innovazione che provvede le basi per le nuove industrie" .Le scienze vengono quindi definite come "forme particolari di organizzazione del lavoro" ed il progresso scientifico viene perciò valutato in funzione della produttività, più che dell'aumento delle conoscenze o del loro valore formativo. Di conseguenza l'economia, con la sua corte di teorie ed imperativi categorici, diviene la regina della gestione della politica scientifica, che viene quasi autorizzata così, a sostituire ad una "piccola morale" un "grosso vantaggio". La scienza diviene sempre più "affare di stato" e sempre meno oggetto di libere decisioni delle persone, degli scienziati stessi, la cui attività è palesemente subordinata a finanziamenti e profitti. Tutto ciò naturalmente ha avuto la sua influenza sulla ricerca scientifica; dal punto di vista dell'etica della ricerca, ha finito col favorire l'avvento di una specie di "pensiero unico" che vorrebbe applicare all'agire scientifico lo stesso principio del liberalismo economico: "laissez faire". All'interno del CNR, per molti anni, sono stati invece adottati criteri più in linea con l'attività scientifica e con un approccio interdisciplinare integrale.
Vent'anni di etica della ricerca al CNR
2010
Abstract
Le scienze pubbliche, studiate come "sistemi di produzione di conoscenza, organizzati attorno ad una caccia competitiva a grossi nomi per contributi pubblicati per traguardi intellettuali collettivi", da più di trent'anni sono sempre più considerate come "la fonte chiave dell'innovazione che provvede le basi per le nuove industrie" .Le scienze vengono quindi definite come "forme particolari di organizzazione del lavoro" ed il progresso scientifico viene perciò valutato in funzione della produttività, più che dell'aumento delle conoscenze o del loro valore formativo. Di conseguenza l'economia, con la sua corte di teorie ed imperativi categorici, diviene la regina della gestione della politica scientifica, che viene quasi autorizzata così, a sostituire ad una "piccola morale" un "grosso vantaggio". La scienza diviene sempre più "affare di stato" e sempre meno oggetto di libere decisioni delle persone, degli scienziati stessi, la cui attività è palesemente subordinata a finanziamenti e profitti. Tutto ciò naturalmente ha avuto la sua influenza sulla ricerca scientifica; dal punto di vista dell'etica della ricerca, ha finito col favorire l'avvento di una specie di "pensiero unico" che vorrebbe applicare all'agire scientifico lo stesso principio del liberalismo economico: "laissez faire". All'interno del CNR, per molti anni, sono stati invece adottati criteri più in linea con l'attività scientifica e con un approccio interdisciplinare integrale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.