La coltivazione dell'olivo è diffusa prevalentemente nell'Italia meridionale, poi in quella centrale, nelle isole e infine nell'Italia settentrionale. La regione che maggiormente produce olio (quasi la metà della produzione nazionale) è la Puglia, a seguire la Calabria, la Sicilia, la Campania, il Lazio, l'Abruzzo, la Toscana. Le olive venivano portate nel trappeto oggi meglio noto come frantoio: un'"officina olearia" o laboratorio delle olive, cioè un grande ambiente dove erano posizionate le macchine per la frangitura e la spremitura che permettevano l'estrazione dell'olio. Gli ordigni oleari utilizzati nel processo produttivo si sono tramandati per secoli senza mai subire innovazioni tecnologiche. Qualche piccola modifica apportata nel tempo è servita solo per permettere di accelerare i tempi di lavorazione e quindi di produzione dell'olio. All'interno del frantoio durante il processo di trasformazione (frangitura e spremitura) si svolgeva un lavoro massacrante e disumano; per questo vengono in più parti chiamati o riportati nella letteratura specifica come trappeti "a sangue". Più precisamente i trappeti erano definiti "a sangue" dove la pietra molare era messa in movimento dalla forza animale (quasi sempre un mulo), e "ad acqua" perché utilizzavano il moto dell'acqua o a vapore. Le macchine, gli arredi interni di questi particolari luoghi di produzione, rappresentano i mezzi con cui si svolgeva il processo industriale. D'altro canto non si può leggere o indagare un frantoio senza considerare la presenza degli "oggetti" del lavoro, i "congegni" che ogni giorno entravano in funzione orchestrati magistralmente dalla mano dell'uomo.
Le macchine in uso nei processi produttivi storici di produzione dell'olio
Monte A
2009
Abstract
La coltivazione dell'olivo è diffusa prevalentemente nell'Italia meridionale, poi in quella centrale, nelle isole e infine nell'Italia settentrionale. La regione che maggiormente produce olio (quasi la metà della produzione nazionale) è la Puglia, a seguire la Calabria, la Sicilia, la Campania, il Lazio, l'Abruzzo, la Toscana. Le olive venivano portate nel trappeto oggi meglio noto come frantoio: un'"officina olearia" o laboratorio delle olive, cioè un grande ambiente dove erano posizionate le macchine per la frangitura e la spremitura che permettevano l'estrazione dell'olio. Gli ordigni oleari utilizzati nel processo produttivo si sono tramandati per secoli senza mai subire innovazioni tecnologiche. Qualche piccola modifica apportata nel tempo è servita solo per permettere di accelerare i tempi di lavorazione e quindi di produzione dell'olio. All'interno del frantoio durante il processo di trasformazione (frangitura e spremitura) si svolgeva un lavoro massacrante e disumano; per questo vengono in più parti chiamati o riportati nella letteratura specifica come trappeti "a sangue". Più precisamente i trappeti erano definiti "a sangue" dove la pietra molare era messa in movimento dalla forza animale (quasi sempre un mulo), e "ad acqua" perché utilizzavano il moto dell'acqua o a vapore. Le macchine, gli arredi interni di questi particolari luoghi di produzione, rappresentano i mezzi con cui si svolgeva il processo industriale. D'altro canto non si può leggere o indagare un frantoio senza considerare la presenza degli "oggetti" del lavoro, i "congegni" che ogni giorno entravano in funzione orchestrati magistralmente dalla mano dell'uomo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.