La crisi sembra essere la cifra di lettura più appropriata per l'Europa in questo primo scorcio di XXI secolo. Il termine crisi, che indica la condizione di perturbazione acuta nella vita di una collettività con effetti (più o meno gravi e) duraturi, infatti, descrive meglio di altri (come cambiamento, evoluzione, revisione, trasformazione, ecc.) la crescita che il sistema europeo sta vivendo. Questa, forse, può sembrare una contraddizione: che vi sia crisi, e vi sia, al contempo, crescita. Per un verso, gli eventi trascorsi hanno mostrato i limiti dell'azione europea, come mostrerebbe la crisi costituzionale del 2004 dell'Unione europea, al cui interno si è situata anche quella determinata dalla seconda guerra del Golfo. Inoltre, non si può trascurare il peso della questione migratoria e del terrorismo sulle vicende europee, così come gli effetti della crisi finanziaria del 2008/2010. Tutti questi eventi, peraltro, hanno messo in discussione le acquisizioni dello stato sociale all'interno degli Stati membri e la capacità dell'Unione di sviluppare una vera e propria politica estera e di sicurezza comune, come ancora la recente vicenda libica conferma. Per l'altro, tutte le fratture e i momenti di discontinuità non hanno impedito di rimettere in moto i processi di stabilizzazione, unificazione e crescita, per l'appunto, del vecchio continente. In particolare, la configurazione di una Unione che si richiama alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell'Europa, e la sua concreta organizzazione attorno alla cittadinanza europea che costituisce un elemento di unificazione sensibile, in parte avversato dalla cultura nazionalista, poco generosa e alquanto cieca degli Stati membri. Ciò che restituisce all'Europa un ruolo effettivo ed importante e che è frutto della sua tradizione, in primo luogo, religiosa e, poi, anche culturale sono i valori che essa propugna: "il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze". Valori che vengono proclamati "come comuni agli Stati membri", ma che adesso trovano espressione "in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini" (art. 2 TUE): per l'appunto, la società europea e l'Europa dei cittadini.
Europa - Costituzione - Identità: tra economia e politica
Stelio Mangiameli
2012
Abstract
La crisi sembra essere la cifra di lettura più appropriata per l'Europa in questo primo scorcio di XXI secolo. Il termine crisi, che indica la condizione di perturbazione acuta nella vita di una collettività con effetti (più o meno gravi e) duraturi, infatti, descrive meglio di altri (come cambiamento, evoluzione, revisione, trasformazione, ecc.) la crescita che il sistema europeo sta vivendo. Questa, forse, può sembrare una contraddizione: che vi sia crisi, e vi sia, al contempo, crescita. Per un verso, gli eventi trascorsi hanno mostrato i limiti dell'azione europea, come mostrerebbe la crisi costituzionale del 2004 dell'Unione europea, al cui interno si è situata anche quella determinata dalla seconda guerra del Golfo. Inoltre, non si può trascurare il peso della questione migratoria e del terrorismo sulle vicende europee, così come gli effetti della crisi finanziaria del 2008/2010. Tutti questi eventi, peraltro, hanno messo in discussione le acquisizioni dello stato sociale all'interno degli Stati membri e la capacità dell'Unione di sviluppare una vera e propria politica estera e di sicurezza comune, come ancora la recente vicenda libica conferma. Per l'altro, tutte le fratture e i momenti di discontinuità non hanno impedito di rimettere in moto i processi di stabilizzazione, unificazione e crescita, per l'appunto, del vecchio continente. In particolare, la configurazione di una Unione che si richiama alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell'Europa, e la sua concreta organizzazione attorno alla cittadinanza europea che costituisce un elemento di unificazione sensibile, in parte avversato dalla cultura nazionalista, poco generosa e alquanto cieca degli Stati membri. Ciò che restituisce all'Europa un ruolo effettivo ed importante e che è frutto della sua tradizione, in primo luogo, religiosa e, poi, anche culturale sono i valori che essa propugna: "il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze". Valori che vengono proclamati "come comuni agli Stati membri", ma che adesso trovano espressione "in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini" (art. 2 TUE): per l'appunto, la società europea e l'Europa dei cittadini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


