Il ministero del Lavoro e della previdenza sociale assume una particolare rilevanza nella ricostruzione postbellica perché le questioni del lavoro e della disoccupazione costituiscono un terreno di conflitto e di dibattito molto acceso sia per le forze politiche e sociali sia per l'opinione pubblica. Dal punto di vista della transizione tra fascismo e Italia repubblicana, il ministero si presenta come un interessante laboratorio per analizzare i fattori di continuità e di rottura con il vecchio regime. Abolito dal fascismo nel 1923, esso rinasce con il governo Parri, costituendo un elemento di novità importante nel delicato passaggio in cui le forze della Resistenza assumono la responsabilità di governo. Fino alla rottura dell'unità delle forze antifasciste, nel maggio 1947, il ministero è guidato da socialisti, poi, fino al 1950, dal democristiano Amintore Fanfani: nell'amministrazione mantengono però un ruolo di primo piano i dirigenti del disciolto ministero delle Corporazioni. Nel saggio è tratteggiata la storia politica del ministero tra il 1945 e il 1950, la sua organizzazione interna, le competenze che esso via via assume e la significativa azione delle sue articolazioni territoriali: gli uffici del lavoro e gli ispettorati del lavoro, istituiti in ogni provincia. Allo stesso tempo, l'azione del ministero viene contestualizzata nelle varie stagioni prese in esame, mettendo in rilievo le conflittualità legate alle diverse scelte (a partire dalla dialettica con il sindacato), le culture politiche dei protagonisti, la rilevanza della struttura agli occhi dell'opinione pubblica.

Massima occupazione. Il ministero del Lavoro e della previdenza sociale nell'Italia da ricostruire 1945-1950

Michele Colucci
2014

Abstract

Il ministero del Lavoro e della previdenza sociale assume una particolare rilevanza nella ricostruzione postbellica perché le questioni del lavoro e della disoccupazione costituiscono un terreno di conflitto e di dibattito molto acceso sia per le forze politiche e sociali sia per l'opinione pubblica. Dal punto di vista della transizione tra fascismo e Italia repubblicana, il ministero si presenta come un interessante laboratorio per analizzare i fattori di continuità e di rottura con il vecchio regime. Abolito dal fascismo nel 1923, esso rinasce con il governo Parri, costituendo un elemento di novità importante nel delicato passaggio in cui le forze della Resistenza assumono la responsabilità di governo. Fino alla rottura dell'unità delle forze antifasciste, nel maggio 1947, il ministero è guidato da socialisti, poi, fino al 1950, dal democristiano Amintore Fanfani: nell'amministrazione mantengono però un ruolo di primo piano i dirigenti del disciolto ministero delle Corporazioni. Nel saggio è tratteggiata la storia politica del ministero tra il 1945 e il 1950, la sua organizzazione interna, le competenze che esso via via assume e la significativa azione delle sue articolazioni territoriali: gli uffici del lavoro e gli ispettorati del lavoro, istituiti in ogni provincia. Allo stesso tempo, l'azione del ministero viene contestualizzata nelle varie stagioni prese in esame, mettendo in rilievo le conflittualità legate alle diverse scelte (a partire dalla dialettica con il sindacato), le culture politiche dei protagonisti, la rilevanza della struttura agli occhi dell'opinione pubblica.
2014
Istituto di Studi sul Mediterraneo - ISMed
Italia repubblicana - Fascismo - Ricostruzione - Resistenza - Ministero del lavoro e della previdenza sociale - Continuità/rottura - Lavoro - Disoccupazione - Mercato del lavoro - Migrazioni - Sindacato
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/223085
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact