Il presente studio si inserisce in una ricerca pluriennale che stiamo conducendo sul Golfo di Trieste[1], un comparto ambientale che per la sua particolare morfologia si è dimostrato sensibilmente vulnerabile. Si tratta infatti di un'area ristretta dell'Alto Adriatico di scarsa profondità (10-20 m) e ricambio idrico modesto (ad eccezione di giornate di elevata ventosità con venti di bora ENE), che riceve gli sversamenti urbani, portuali ed agricoli di Trieste e Monfalcone, nonché contributi antropici fluviali (fiume Isonzo) anche dalla Slovenia. Particolarmente critiche le zone lagunari di Grado e Marano, e del porto di Trieste racchiuso da un sistema di dighe foranee, in quanto corpi acquatici chiusi e statici. Lo studio si è focalizzato sull'area circostante il terminale del diffusore che convoglia offshore le acque trattate dall'impianto di depurazione dei reflui urbani ed industriali della Provincia di Trieste. Ai fini di una migliore comprensione del ruolo che le specie complessanti hanno nel trasporto dei metalli nell'ambiente marino e per studiare la potenziale tossicità di questi ultimi nei confronti degli organismi marini, abbiamo valutato il ruolo degli acidi umici e fulvici, complessanti ubiquitari nell'ambiente marino, rilevanti sia in processi microbici, sia per loro interazione con specie tossiche, metalli, nutrienti ed alogeno-organici. A tal fine si sono effettuati vari campionamenti nel golfo scegliendo punti con caratteristiche spaziali e temporali diverse e per valutare la capacità complessante (CC) si è scelto l'europio (III) come metallo-modello.[2] La determinazione della CC delle acque è stata eseguita mediante titolazione amperometrica, impiegando come titolante l'Eu(III) e utilizzando la tecnica polarografica DPP con elettrodo a goccia di mercurio (polarografo AMEL 433 interfacciato a computer). La CC varia in modo molto netto lungo la colonna d'acqua ed è quasi sempre relativamente elevata se rapportata alla concentrazione totale dei metalli pesanti analizzati (Zn, Cd, Pb e Cu), segno che la capacità del sistema di formare complessi organometallici è ancora discreta. Solo in alcune campagne, ed in particolare nelle acque di fondo, questo parametro ha mostrato valori bassi, indicando una situazione potenzialmente rischiosa. I risultati complessivamente ottenuti consentono una migliore ed aggiornata comprensione dell'impatto degli inquinanti in questa zona costale particolarmente vulnerabile, fornendo utili informazioni non sempre ottenibili dalle attività di monitoraggio di routine. Bibliografia [1] Cozzi, S., Adami, G., Barbieri, P., Cantoni, C., Catalano, G., Cristiani, F., Fioretto, V., Olivo, P., Purini, R., Raicich, F., Reisenhofer, E. 2004. Matching monitoring and modelling in the Gulf of Trieste (Italy). Marine Pollution Bulletin, 48, 587-592. [2] Norden, M., Ephraim, J.H., Allard, B. 1997. Europium complexation by an aquatic fulvic acid - effects of competing ions. Talanta, 44, 781-786.

Determinazione mediante titolazione amperometrica con europio(iii) di specie complessanti nell'acqua di mare del golfo di Trieste

Cozzi S;
2007

Abstract

Il presente studio si inserisce in una ricerca pluriennale che stiamo conducendo sul Golfo di Trieste[1], un comparto ambientale che per la sua particolare morfologia si è dimostrato sensibilmente vulnerabile. Si tratta infatti di un'area ristretta dell'Alto Adriatico di scarsa profondità (10-20 m) e ricambio idrico modesto (ad eccezione di giornate di elevata ventosità con venti di bora ENE), che riceve gli sversamenti urbani, portuali ed agricoli di Trieste e Monfalcone, nonché contributi antropici fluviali (fiume Isonzo) anche dalla Slovenia. Particolarmente critiche le zone lagunari di Grado e Marano, e del porto di Trieste racchiuso da un sistema di dighe foranee, in quanto corpi acquatici chiusi e statici. Lo studio si è focalizzato sull'area circostante il terminale del diffusore che convoglia offshore le acque trattate dall'impianto di depurazione dei reflui urbani ed industriali della Provincia di Trieste. Ai fini di una migliore comprensione del ruolo che le specie complessanti hanno nel trasporto dei metalli nell'ambiente marino e per studiare la potenziale tossicità di questi ultimi nei confronti degli organismi marini, abbiamo valutato il ruolo degli acidi umici e fulvici, complessanti ubiquitari nell'ambiente marino, rilevanti sia in processi microbici, sia per loro interazione con specie tossiche, metalli, nutrienti ed alogeno-organici. A tal fine si sono effettuati vari campionamenti nel golfo scegliendo punti con caratteristiche spaziali e temporali diverse e per valutare la capacità complessante (CC) si è scelto l'europio (III) come metallo-modello.[2] La determinazione della CC delle acque è stata eseguita mediante titolazione amperometrica, impiegando come titolante l'Eu(III) e utilizzando la tecnica polarografica DPP con elettrodo a goccia di mercurio (polarografo AMEL 433 interfacciato a computer). La CC varia in modo molto netto lungo la colonna d'acqua ed è quasi sempre relativamente elevata se rapportata alla concentrazione totale dei metalli pesanti analizzati (Zn, Cd, Pb e Cu), segno che la capacità del sistema di formare complessi organometallici è ancora discreta. Solo in alcune campagne, ed in particolare nelle acque di fondo, questo parametro ha mostrato valori bassi, indicando una situazione potenzialmente rischiosa. I risultati complessivamente ottenuti consentono una migliore ed aggiornata comprensione dell'impatto degli inquinanti in questa zona costale particolarmente vulnerabile, fornendo utili informazioni non sempre ottenibili dalle attività di monitoraggio di routine. Bibliografia [1] Cozzi, S., Adami, G., Barbieri, P., Cantoni, C., Catalano, G., Cristiani, F., Fioretto, V., Olivo, P., Purini, R., Raicich, F., Reisenhofer, E. 2004. Matching monitoring and modelling in the Gulf of Trieste (Italy). Marine Pollution Bulletin, 48, 587-592. [2] Norden, M., Ephraim, J.H., Allard, B. 1997. Europium complexation by an aquatic fulvic acid - effects of competing ions. Talanta, 44, 781-786.
2007
Istituto di Scienze Marine - ISMAR
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/228051
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