Nonostante l'acclarata esigenza da parte degli enti locali di contenere la riduzione di biodiversità nei loro territori, l'evoluzione delle reti ecologiche è ostacolata da una grande criticità consistente nella difficoltà di integrare l'approccio ecologico negli strumenti di pianificazione (Volpe 2005) (Gruccione & Schilleci 2010). A fronte di tale problematica la regione Campania ha realizzato un piano territoriale di coordinamento in grado di pervenire alla gestione integrata delle risorse naturali utilizzando la reticolarità ecologica; difatti nell'ambito del PTR la Regione ha definito con estrema attenzione la valutazione e l'organizzazione dei corridoi ecologici. La biodiversità che vive in Campania è tutelata da un sistema di aree naturali e boschive protette a livello europeo, nazionale e regionale; a tal proposito si è costruita una cartografia che consente di comprendere il rapporto che esiste tra le superfici boscate, pari a circa il 28% del territorio campano ed il sistema delle aree protette della regione (Fig. 2). La Rete Natura 2000, prevista dall'Europa per la conservazione della biodiversità, ha introdotto in Campania le Zone di Protezione Speciale e i Siti di Importanza Comunitaria che unitamente ai parchi, riserve, foreste e oasi costituiscono i nodi della rete ecologica della regione. Il sistema delle aree protette in Campania assume particolare significato, coprendo il 35% dell'intera superficie del territorio regionale; esso è costituito principalmente da due parchi nazionali: il Parco del Vesuvio e il Parco del Cilento e Vallo di Diano a cui si aggiunge il sistema dei parchi,delle riserve terrestri e marine predisposto dalla regione Campania. Il sistema complessivo, nonostante la sua organizzazione territoriale, tuttavia risulta attualmente comunque privo di sistemi di monitoraggio e piani di gestione;paradossalmente è recente la notizia della bocciatura dello stesso piano di gestione del piano nazionale Del Parco del Cilento e Vallo di Diano (Fig. 3). Alla rete ecologica viene assegnato dall'autorità regionale, l'obiettivo di coniugare gli obiettivi di tutela e di conservazione della biodiversità con azioni integrate in grado di attivare modelli di sviluppo locale sostenibile. Gli ambiti interessati dalla rete ecologica sono quelli che presentano una consistente naturalità, dove il grado di integrazione dello sviluppo locale con i processi naturali è maggiore. Per promuovere localmente azioni e progetti di sviluppo territoriale integrati alla difesa della natura, il piano territoriale di coordinamento regionale ha individuato dei bacini insediativi in cui è possibile avviare processi di sviluppo finalizzati ad integrare le esigenze ecologiche nell'uso dei suoli e nella gestione del territorio. Lo sviluppo regionale considera la struttura del territorio attraverso i sistemi territoriali di sviluppo STS; questi sistemi territoriali, in cui si prevedono adeguate politiche di tutela e valorizzazione della biodiversità, sono aggregati in funzione di dominanti territoriali che variano da caratteristiche strettamente naturalistiche a quelle strettamente urbane. Tale strutturazione, finalizzata ad integrare lo sviluppo del territorio alle risorse ambientali e naturali, si sovrappone largamente all'articolazione delle aree protette e si pongono a tutela Nella cartografia (Fig. 4) si è voluta evidenziare la relazione tra gli STS e le dominanti caratterizzate da maggiore naturalità che sono la dominante A (Tab.1) e la dominante F (Tab.2). Per quanto riguarda l'aspetto ecologico, il piano territoriale di coordinamento regionale prevede per i comuni caratterizzati dalla dominante naturalistica e da quella paesistico/ambientale la conservazione degli assetti naturalistici, la ridefinizione dei confini delle aree protette e la mitigazione dei fenomeni di frammentazione ecologica. Per i territori comunali aggregati dalla dominante rurale il piano prevede azioni di conservazione e di mantenimento degli habitat. Per la dominante mediamente urbana gli indirizzi di tutela ecologica indicano la salvaguardia dei residui di naturalità mentre per la dominante urbana/industriale vengono indicate azioni analoghe ma più orientate verso la reintroduzione di elementi di naturalità. La rete ecologica, che non è una direttrice isolata rappresenta per i bacini insediativi di tutte le dominanti un'infrastruttura verde in grado di connettere ecologicamente i singoli frammenti di habitat con le aree naturali; questa strategia di tutela della natura consente l'integrazione di azioni di conservazione e valorizzazione del paesaggio ecologico nei processi di sviluppo locale (Bulgarini, 2004)
Un GIS per l'analisi integrata della rete ecologica in Campania
2014
Abstract
Nonostante l'acclarata esigenza da parte degli enti locali di contenere la riduzione di biodiversità nei loro territori, l'evoluzione delle reti ecologiche è ostacolata da una grande criticità consistente nella difficoltà di integrare l'approccio ecologico negli strumenti di pianificazione (Volpe 2005) (Gruccione & Schilleci 2010). A fronte di tale problematica la regione Campania ha realizzato un piano territoriale di coordinamento in grado di pervenire alla gestione integrata delle risorse naturali utilizzando la reticolarità ecologica; difatti nell'ambito del PTR la Regione ha definito con estrema attenzione la valutazione e l'organizzazione dei corridoi ecologici. La biodiversità che vive in Campania è tutelata da un sistema di aree naturali e boschive protette a livello europeo, nazionale e regionale; a tal proposito si è costruita una cartografia che consente di comprendere il rapporto che esiste tra le superfici boscate, pari a circa il 28% del territorio campano ed il sistema delle aree protette della regione (Fig. 2). La Rete Natura 2000, prevista dall'Europa per la conservazione della biodiversità, ha introdotto in Campania le Zone di Protezione Speciale e i Siti di Importanza Comunitaria che unitamente ai parchi, riserve, foreste e oasi costituiscono i nodi della rete ecologica della regione. Il sistema delle aree protette in Campania assume particolare significato, coprendo il 35% dell'intera superficie del territorio regionale; esso è costituito principalmente da due parchi nazionali: il Parco del Vesuvio e il Parco del Cilento e Vallo di Diano a cui si aggiunge il sistema dei parchi,delle riserve terrestri e marine predisposto dalla regione Campania. Il sistema complessivo, nonostante la sua organizzazione territoriale, tuttavia risulta attualmente comunque privo di sistemi di monitoraggio e piani di gestione;paradossalmente è recente la notizia della bocciatura dello stesso piano di gestione del piano nazionale Del Parco del Cilento e Vallo di Diano (Fig. 3). Alla rete ecologica viene assegnato dall'autorità regionale, l'obiettivo di coniugare gli obiettivi di tutela e di conservazione della biodiversità con azioni integrate in grado di attivare modelli di sviluppo locale sostenibile. Gli ambiti interessati dalla rete ecologica sono quelli che presentano una consistente naturalità, dove il grado di integrazione dello sviluppo locale con i processi naturali è maggiore. Per promuovere localmente azioni e progetti di sviluppo territoriale integrati alla difesa della natura, il piano territoriale di coordinamento regionale ha individuato dei bacini insediativi in cui è possibile avviare processi di sviluppo finalizzati ad integrare le esigenze ecologiche nell'uso dei suoli e nella gestione del territorio. Lo sviluppo regionale considera la struttura del territorio attraverso i sistemi territoriali di sviluppo STS; questi sistemi territoriali, in cui si prevedono adeguate politiche di tutela e valorizzazione della biodiversità, sono aggregati in funzione di dominanti territoriali che variano da caratteristiche strettamente naturalistiche a quelle strettamente urbane. Tale strutturazione, finalizzata ad integrare lo sviluppo del territorio alle risorse ambientali e naturali, si sovrappone largamente all'articolazione delle aree protette e si pongono a tutela Nella cartografia (Fig. 4) si è voluta evidenziare la relazione tra gli STS e le dominanti caratterizzate da maggiore naturalità che sono la dominante A (Tab.1) e la dominante F (Tab.2). Per quanto riguarda l'aspetto ecologico, il piano territoriale di coordinamento regionale prevede per i comuni caratterizzati dalla dominante naturalistica e da quella paesistico/ambientale la conservazione degli assetti naturalistici, la ridefinizione dei confini delle aree protette e la mitigazione dei fenomeni di frammentazione ecologica. Per i territori comunali aggregati dalla dominante rurale il piano prevede azioni di conservazione e di mantenimento degli habitat. Per la dominante mediamente urbana gli indirizzi di tutela ecologica indicano la salvaguardia dei residui di naturalità mentre per la dominante urbana/industriale vengono indicate azioni analoghe ma più orientate verso la reintroduzione di elementi di naturalità. La rete ecologica, che non è una direttrice isolata rappresenta per i bacini insediativi di tutte le dominanti un'infrastruttura verde in grado di connettere ecologicamente i singoli frammenti di habitat con le aree naturali; questa strategia di tutela della natura consente l'integrazione di azioni di conservazione e valorizzazione del paesaggio ecologico nei processi di sviluppo locale (Bulgarini, 2004)I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.